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    In 25mila a Locri per la giornata delle vittime di mafie. Don Ciotti "Siamo tutti sbirri"

     

    In 25mila a Locri per la giornata delle vittime di mafie. Don Ciotti "Siamo tutti sbirri"

    21 mar 17 "Oggi a Locri siamo tutti sbirri. Ricorderemo tanti nomi di esponenti delle forze dell'ordine che hanno perso la vita e nessuno li può etichettare e insultare". A dirlo don Luigi Ciotti dopo le scritte offensive comparse ieri a Locri dove oggi ci sono 25 mila partecipanti al corteo di Libera per la Giornata della memoria e dell'impegno per le vittime innocenti delle mafie. Cinquecentomila le presenze nei quattromila luoghi italiani in cui, in contemporanea a Locri, si sta svolgendo la giornata. A riferirlo è stata Libera. In testa al corteo che ha sfilato per il paese i familiari delle vittime con due striscioni di Libera con lo slogan della Giornata di quest'anno: "Luoghi di speranza, testimoni di bellezza". Dietro di loro una grande bandiera della pace portata da ragazzi migranti minorenni giunti in Calabria a bordo di barconi nei mesi scorsi. A seguire i gonfaloni, le autorità e migliaia di persone giunte da tutta Italia. Alcuni ragazzi minorenni originari di vari Paesi africani giunti in Calabria nei mesi scorsi a bordo di barconiportano una grande bandiera con i colori della pace che segue i familiari delle vittime innocenti delle mafie che aprono il corteo. Ad assisterli il mediatore culturale Franck Mba, camerunense, arrivato a Milano nel 2002 e poi trasferitosi nella Locride proprio per aiutare i giovani migranti minorenni. I ragazzi stanno seguendo corsi di alfabetizzazione e di italiano. Hanno presentato tutta la documentazione necessaria e sono in attesa della decisione dell'apposita Commissione sulla loro richiesta di asilo politico.

    Don Ciotti: Livelli di commistione mai raggiunti prima. Adesso "c'è un livello di commistione mai raggiunto fra le mafie e il nostro mondo": il presidente di Libera don Luigi Ciotti ha voluto lanciare l'allarme in collegamento telefonico con l'università Statale di Milano dove oggi è stato proiettato in anteprima il film tv di Marco Tullio Giordana 'Due soldati'. Secondo don Ciotti, la storia che narra di due ragazzi nati fra Napoli e Caserta, uno soldato in Afghanistan e uno soldato di camorra, è interessante perché evita il rischio "di una rappresentazione della violenza paradossalmente rassicurante perché si accredita l'idea che le mafie siano da un altra parte, mentre non lo sono mai". Il presidente di Libera ha voluto anche "ringraziare la Rai perché con la mobilitazione fatta oggi ci ha permesso di entrare nelle case di milioni di italiani".
    Serve rivoluzione culturale
    . "Ci vuole una rivoluzione culturale, etica e sociale che ancora manca nel nostro Paese perché non è possibile che da secoli ancora parliamo di mafia". Lo ha detto don Luigi Ciotti fondatore di Libera parlando con i giornalisti prima di salire sul palco della manifestazione in corso a Locri. "É un fatto molto importante per la Chiesa che per la prima volta la Conferenza episcopale calabrese aderisca al completo ad una manifestazione contro le mafie. Però c'è ancora anche qui tanto da fare". "Quando guardo i visi dei familiari delle vittime delle mafie - ha aggiunto don Ciotti - penso che la maggioranza di loro non ha ancora avuto giustizia. Abbiamo bisogno di verità".
    Sbirro non è un'offesa. "Quelli che chiamano 'sbirri' sono persone al servizio dello Stato, cioè di tutti noi. Persone che con professionalità e dedizione provvedono alla nostra sicurezza, alla tutela delle leggi. Dobbiamo essere loro grati. Io personalmente ho verso di loro un grande debito di gratitudine. Se leggo oggi 'don Ciotti sbirro', la prendo non come un'offesa ma come un complimento". "Il lavoro - dice Don Ciotti - è insieme al sapere la base della dignità umana, e dunque scuola e lavoro sono i primi antidoti alle pesti della mafia e della corruzione. Deve essere però lavoro vero, onesto, tutelato dai diritti. Non il lavoro che le mafie procurano come segno del loro potere, un lavoro sottomesso, servile. Ma nemmeno il lavoro di tanta economia, dietro al quale si nascondono forme di sfruttamento, di riduzione della persona a mezzo di profitto. Lavoro che non genera dignità ma disuguaglianza. Abbiamo bisogno di lavoro, di politiche sul lavoro che riducano le disuguaglianze e generino dignità. Ne ha bisogno l'Italia, ne ha bisogno la Calabria".
    L'omertà uccide. "La prima mafia si annida nell'indifferenza, nella superficialità, nel quieto vivere, nel puntare il dito senza far nulla e girarsi dall'altra parte. L'omertà uccide, la verità è la speranza". "Coraggio e umiltà - spiega Don Ciotti - non richiedono 'eroismi' ma generosità e responsabilità. Consapevolezza e responsabilità sono inseparabili. Se oggi i diritti sono così deboli non è solo a causa di chi li attacca, ma anche di chi li difende troppo debolmente o peggio si nasconde dietro di essi per giustificare inadempienze e negligenze". "La legalità - ha detto don Ciotti - non può essere un insieme di principi sacrosanti, ma astratti, ma un ponte tra la responsabilità e la coscienza di essere persona sociale ed il ruolo attivo e positivo che giochiamo nella nostra comunità. Sull'assenza di progetti e proposte concrete e credibili rischiamo di rassegnarci alle mafie come un male inevitabile".
    Ricordando Ilaria Alpi. "Voglio mandare un messaggio d'affetto a Luciana Alpi, la mamma di Ilaria, e un pensiero a Giorgio, il padre, e dirle che non la lasceremo sola, che non permetteremo alla sua comprensibile stanchezza di diventare rassegnazione". "Continueremo - ha proseguito - a esserle accanto nella ricerca di verità e giustizia per Ilaria e per Milan Hrovatin, il suo operatore".
    Si faccia pulizia nella politica. "Le forze politiche sappiano fare selezione. Non si può aspettare sempre che sia la magistratura a fare pulizia". A dirlo don Luigi Ciotti a Locri.

    Procuratore De Raho: Italia non ha dimenticato la Calabria. "Giornate come questa dimostrano che l'Italia non ha dimenticato la Calabria". A dirlo è stato il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, che sta partecipando a Locri alla Giornata per le vittime della mafia. "Libera - ha aggiunto De Raho - ha questa straordinaria capacità di unire, l'unione è quella che consente di contrastare efficacemente la 'ndrangheta e tutte le altre mafie. La 'ndrangheta vuole il silenzio e l'isolamento, sono i connotati fondamentali della sua forza. Tra gli studenti c'è una preparazione talmente forte che fa pensare che quando saranno loro a guidare la società la 'ndrangheta sarà completamente annientata".

    Procuratore Locri: Serve creare lavoro. "Il lavoro in questo territorio è una cosa seria. C'è assolutamente la necessità, anche come contrasto alle organizzazioni criminali, di creare opportunità di lavoro e occupazione giovanile". Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D'Alessio, che sta partecipando alla manifestazione antimafia organizzata da Libera in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. "Bisogna operare - ha aggiunto - giorno dopo giorno. L'augurio è che oggi, con l'ingresso della Primavera, per questo territorio e questa regione sia l'inizio di una nuova Primavera".

    Grasso: Scritte hanno prodotto effetto contrario. Le scritte di ieri a Locri "se volevano ottenere un effetto hanno ottenuto quello contrario, cioè di una piena solidarietà da parte di tutta Italia a Libera, a don Ciotti e a questo movimento che è un movimento per la legalità e per l'affermazione della cultura della legalità che non è solo rispetto delle leggi ma la possibilità di andare avanti con principi di solidarietà, e per dare un futuro migliore sopratutto ai nostri giovani". Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, oggi a Locri. La Giornata della memoria e dell'impegno di Libera "è un momento certamente di celebrazione per ricordare tutti insieme e per stare vicini alle famiglie in un momento di cordoglio, ma soprattutto deve essere un momento di attenzione nei confronti dei problemi dell'Italia". A poi agiunto i presidente del Senato Pietro Grasso "Problemi che sono i giovani con il loro lavoro, il loro inserimento sociale. Questo deve essere il modo migliore per poter non dimenticare il sacrificio di tante persone, ma proprio tante che fanno parte della nostra comunità. Non ci sono solo magistrati, politici e forze dell'ordine. Ci sono anche cittadini comuni e bambini innocenti. Questo deve essere il significato di questa giornata".

    Comandante Carabinieri gen Del Sette: Arma vicina a vittime mafie. Anche il comandante generale dell'Arma, Tullio Del Sette, ha partecipato oggi a Locri alla "Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie". La presenza del comandante generale alla ventiduesima edizione della manifestazione, voluta e organizzata da "Libera" con l'Alto patronato del presidente della Repubblica, "vuole testimoniare - si legge in una nota - la vicinanza dell'Arma alle vittime innocenti delle mafie e ricordare al contempo tutti i Carabinieri uccisi per mano della criminalità organizzata di tipo mafioso". L'Arma dei Carabinieri "è presente e vicina alla società civile e a tutte le realtà attivamente impegnate alla diffusione di una cultura della legalità, come l'Associazione Libera, con cui nel dicembre scorso è stato siglato un protocollo di collaborazione finalizzato a questo scopo". Sulla pagina Facebook dell'Arma dei carabinieri sono stati pubblicati i nomi di tutti i carabinieri uccisi dalle mafie.

    Vedova meccanico: aiuti solo da Libera. "Mio marito era una persona onesta e un gran lavoratore. E' stato barbaramente assassinato dentro la sua officina solo perché, in occasione dell'incendio di un'auto di un carabiniere, ha riferito agli investigatori di aver visto, dal luogo del danneggiamento, allontanarsi un'auto di media cilindrata di colore chiaro". Lo ha detto, nel corso della manifestazione antimafia organizzata da Libera a Locri, cui sta partecipando, Maria Teresa Adornato, vedova del meccanico Fortunato Correale, ucciso il 22 novembre del 1995 all'interno della propria officina. "Dopo l'omicidio di mio marito - ha aggiunto - io, vedova e senza lavoro, e madre di tre figli piccoli, sono stata abbandonata e senza aiuti da parte dello Stato. Dopo un pò di tempo solo l'associazione Libera di don Luigi Ciotti mi è stata vicina e mi ha fornito assistenza e aiuti".

    Vedova CC: Orgogliosa del marito sbirro. "Orgogliosa di avere sposato uno sbirro". É la scritta che la vedova del brigadiere Antonino Marino, ucciso a Bovalino il 9 luglio del 1990, ha scritto sulla propria camicia bianca con la quale sta marciando a Locri nel corteo di Libera. "Quando ho visto le scritte di ieri - ha detto - mi sono arrabbiata, mi si è rivoltato lo stomaco. Da qui l'impulso di fare questa maglietta. Sono moglie e mamma di un carabiniere e oggi mi sento la mamma di tutti i carabinieri d'Italia. Gli sbirri sono persone perbene. Rispetto!".

    Studente 11enne: Falcone e Borsellino eroi. "La mafia è una cosa seria, violenta e brutta. Bisogna combatterla tutti i giorni e in tutti i luoghi. Troppe persone innocenti e che hanno fatto il proprio dovere di cittadini onesti sono state uccise". A sostenerlo a Locri è stato uno studente undicenne dell'istituto comprensivo "Villalina-Ritiro" di Messina. "Falcone e Borsellino - ha aggiunto il ragazzo - sono state persone, oltre che magistrati, eccellenti e brave. Anche per me e per i miei compagni di classe sono eroi che hanno combattuto la mafia sacrificando la propria vita".

    "Non conosciamo solidarietà migliore dell'invitarti ad un nuovo grande abbraccio con il popolo di Casa Cervi, il prossimo 25 aprile. Qui, nel luogo dove, ha scritto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita lo scorso gennaio, 'il ricordo e la riconoscenza si fondono per la speranza e il futuro del nostro Paese'. Questa è la tua casa, la casa dei partigiani della legalità". Si conclude così una lettera aperta che Albertina Soliani, presidente dell'Istituto Alcide Cervi di Gattatico (Reggio Emilia), ha inviato a don Luigi Ciotti nella giornata della memoria e dell'impegno per le vittime innocenti delle mafie. I sette fratelli Cervi, fucilati dai fascisti nel 1943, ricorda Soliani, "hanno scelto di resistere nel momento più difficile, quando ogni speranza va perduta. Loro non si sono rassegnati. Noi non ci rassegniamo". Da Casa Cervi, dunque, per il fondatore di Libera c'è "l'abbraccio più affettuoso e una sola parola: resisti".

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