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    Provincia Reggio al primo posto delle "agromafie"

     

     

    Provincia Reggio al primo posto delle "agromafie"

    14 mar 17 E' quella di Reggio Calabria la provincia prima in Italia nella "top ten" dei territori maggiormente interessati dall'agromafia con Catanzaro che si piazza in ottava posizione; le altre province calabresi sono Cosenza, sedicesima, Crotone diciannovesima e Vibo Valentia trentunesima. A rilevarlo è l'edizione 2017 del rapporto di Coldiretti, Eurispes e Osservatorio su criminalità agroalimentare presentato oggi a Roma. Alla presentazione del rapporto hanno partecipato per la Calabria il presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro, il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo, il presidente della Commissione regionale contro la 'ndrangheta Arturo Bova, la Dirigente del liceo scientifico "Piria" di Rosarno Maria Rosaria Russo e l'agronomo Stefano Poeta presidente nazionale dell'Epap Ente di Previdenza ed Assistenza pluricategoriale. "In Calabria, secondo quanto emerge dal rapporto - le problematiche di maggior impatto emerse dal rapporto sono riconducibili al pressante controllo del territorio operato dalla 'ndrangheta secondo una casistica criminosa particolarmente ampia: dal controllo delle produzioni agricole, del relativo indotto occupazionale e della pastorizia agli incendi boschivi, dalla adulterazione dei prodotti oleari, caseari e vinicoli alle frodi per l'aggiudicazione di fondi dell'Unione europea. Risulta, inoltre, preoccupante il crescente fenomeno dell'abigeato e della macellazione clandestina di carni prima sottoposte a trattamenti chimici e tossicologici illegali e poi contraffatte in merito alla loro tracciabilità. Le operazioni di contrasto a queste ultime fattispecie di reato, ed alla relativa commercializzazione al dettaglio, risultano particolarmente difficoltose a causa del generale clima di omertà: le denunce per la sottrazione di bestiame sono infatti ufficializzate per 'smarrimento' e non per 'furto'. La macellazione clandestina di capi infetti costituisce un business fortemente redditizio per l'agromafia: al guadagno illecito, infatti, vengono spesso aggiunte le quote comunitarie per l'indennizzo dell'abbattimento". "Come Coldiretti Calabria - ha detto il presidente Molinaro - siamo impegnati con misure di contrasto fatte di buone imprese, buon lavoro, e buoni prodotti. Per l'alimentare occorre vigilare sul sottocosto e sui cibi low cost dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l'uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi se non l'illegalità o lo sfruttamento".

    Dalle infiltrazioni nel settore ortofrutticolo del clan Piromalli all'olio extra vergine di oliva di Matteo Messina Denaro, fino alle imposizioni della vendita di mozzarelle di bufala del figlio di 'Sandokan' dei Casalesi e al controllo del commercio ortofrutticolo della famiglia di Totò Riina: i più noti clan della criminalità si dividono il business della tavola mettendo le mani sui prodotti simbolo del Made in Italy. E' quanto afferma la Coldiretti che, in occasione della presentazione del rapporto #Agromafie2017, elaborato assieme ad Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, ha allestito una "tavola delle cosche" con i prodotti frutto dei business dei clan criminali. A febbraio scorso - ricorda Coldiretti - i Carabinieri del Ros hanno smascherato le attività criminali in Calabria della cosca di 'ndrangheta Piromalli, che controllava la produzione e le esportazioni di agrumi verso gli Stati Uniti. Nello stesso mese hanno confiscato quattro società siciliane operanti nel settore dell'olivicoltura riconducibili a Matteo Messina Denaro e alla famiglia mafiosa di Campobello. Sempre agli inizi di febbraio è stato arrestato Walter Schiavone, figlio del capoclan dei Casalesi Francesco "Sandokan" Schiavone, per aver imposto la fornitura di mozzarella di bufala Dop prodotta da un caseificio di Casal di Principe. A novembre scorso la Dia aveva inoltre sequestrato i beni di un imprenditore siciliano considerato lo snodo degli affari che il clan dei Casalesi conduce assieme al fratello di Totò Riina, Gaetano, per monopolizzare il trasporto di frutta e verdura. Il rapporto sottolinea inoltre che nella top ten delle province italiane interessate dall'agromafia, ci sono realtà del Nord come Genova e Verona, rispettivamente al secondo ed al terzo posto dopo Reggio Calabria. Il Sud è comunque protagonista nella top ten, con due province in Calabria (Catanzaro oltre alla leader Reggio Calabria), tre in Sicilia (Palermo, Caltanissetta e Catania), due in Campania (Caserta e Napoli) e Bari.

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