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    Cavallo di ritorno ed estorsioni, 6 arresti della PS a Catanzaro

     

    Cavallo di ritorno ed estorsioni, 6 arresti della PS a Catanzaro

    01 mar 17 Personale della Polizia di Stato di Catanzaro, con l'ausilio di equipaggi del Reparto Prevenzione crimine "Calabria centrale", nell'ambito di un'operazione denominata "The Jackal", ha eseguito sei misure cautelari a carico di altrettanti pregiudicati catanzaresi ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di furto aggravato, porto e detenzione abusivi di armi, ricettazione, riciclaggio ed estorsione. Le attività investigative, condotte dalla Squadra mobile del capoluogo e coordinate dal Procuratore della Repubblica aggiunto, Giovanni Bombardieri, e dal Pm Vito Valerio, con la supervisione del Procuratore capo, Nicola Gratteri, hanno consentito di accertare l'esistenza di un gruppo di persone che si sarebbe reso responsabile di una serie di delitti in materia di armi, nonché di furti di ogni specie di beni, ed in particolare di autovetture, destinate ad essere oggetto e strumento di pretese estorsive con l'attuazione del cosiddetto "cavallo di ritorno". In tale contesto, secondo quanto riferisce la Polizia di Stato di Catanzaro, è stata accertata la responsabilità di alcune delle persone oggi destinatarie del provvedimento cautelare in ordine ad un episodio, risalente al dicembre del 2014, in cui i malviventi si introdussero in un'abitazione di Catanzaro, sottraendo numerose armi custodite dal proprietario in una cassaforte. Gli indagati, secondo l'accusa, oltre a costringere i proprietari delle automobili rubate a versare un "riscatto" per tornare in possesso del veicolo che gli era stato rubato, il cosiddetto "cavallo di ritorno", appunto, avrebbero gestito, secondo le accuse loro contestate dagli investigatori, un fiorente commercio dei beni rubati, che via via provvedevano a "piazzare" presso incauti o poco scrupolosi acquirenti.

    Anche i minori venivano istruiti e istigati a compiere furti. È quanto emerge dall'inchiesta "The Jackal" condotta dalla Squadra Mobile di Catanzaro che stamani ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare a carico di sei indagati. In tre sono finiti in carcere: Alessandro Bevilacqua di 32 anni, Stefano Bevilacqua (30) e Elio Pirroncello (25); per altri tre, invece, il gip Pietro Scuteri ha disposto l'obbligo di presentazione: Francesco Martino (47), Antonio Bevilacqua (44) e Annunziata Passalacqua (51). Altre cinque persone risultano indagate in stato di libertà. La Procura aveva contestato anche il reato associativo che, però, non ha trovato accoglimento da parte del gip. Per il capo della Squadra Mobile di Catanzaro, Nino De Santis "gli indagati avevano elevato il crimine a sistema di vita, furti nelle case, nei negozi, estorsioni, scippi. Erano un vera e propria ditta a cui ci si poteva rivolgere per avere televisioni, gomme per auto, motori ma anche armi". Proprio dal furto di fucili, pistole e cartucce nella casa di un pensionato catanzarese sono partite le indagini. L'attività investigativa ha consentito di scoprire che i malviventi avevano commesso il delitto scassinando l'auto della vittima mentre questi si trovava dal barbiere ed appropriandosi così di un mazzo di chiavi, tra le quali quelle della abitazione della vittima del furto e quelle dell'armadietto blindato dove lo stesso teneva le armi. Solo un fucile è stato recuperato dagli investigatori a casa di uno degli indagati. "Allo stato - ha aggiunto il vice capo Angelo Paduano - non si possono escludere collegamenti del gruppo con altri ambienti criminali".

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