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    Operazione della Finanza nel reggino, 8 arresti, anche il presidente del Catanzaro

     

    Operazione della Finanza nel reggino, 8 arresti, anche il presidente del Catanzaro

    29 mag 17 Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria stanno eseguendo un'ordinanza di applicazione di misure cautelari che dispone l' applicazione di una misura restrittiva personale nei confronti di 8 persone. Tra gli arrestati il presidente del Catanzaro Giuseppe Cosentino e sua figlia Ambra. L'operazione 'Money gate' ha portato anche ad un sequestro di beni per quattro milioni di euro. Le indagini, secondo quanto riferisce la Guardia di finanza, hanno portato alla luce un'associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla commissione di reati di natura fiscale, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita di ingenti somme di denaro ai danni di una società del settore import/export.

    Cosentino è accusato di appropriazione indebita e di reati tributari mentre la figlia e gli altri 2 arrestati, dipendenti della società di import-export dell'imprenditore, sono accusati di riciclaggio. Per l'accusa avrebbero trasferito in Svizzera ingenti somme di denaro. La società del Catanzaro Calcio, secondo quanto si è appreso, è comunque estranea ai fatti di riciclaggio contestati agli indagati. Le somme, infatti, sarebbero state distratte dalla società di Cosentino che ha rapporti anche con la Cina. L'operazione ha portato anche al sequestro di beni per 4 milioni di euro. Il Catanzaro Calcio, secondo quanto si è appreso, è estraneo ai fatti di riciclaggio. Le indagini hanno portato alla luce un'associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità e finalizzata alla commissione di reati di natura fiscale, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita ai danni di una società del settore import/export.

    Illecito sportivo. Un presunto caso di illecito sportivo risalente al 2013 che riguarda il Catanzaro Calcio, formazione che milita in Lega Pro, sarebbe stato accertato dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria nel corso delle indagini che hanno portato all'arresto del presidente della società Giuseppe Cosentino per reati tributari ed appropriazione indebita. L'illecito è emerso casualmente nel corso dell'inchiesta che non ha per oggetto il Catanzaro Calcio, estraneo alle vicende di riciclaggio contestate agli indagati. Il fatto viene considerato marginale dagli investigatori per quanto riguarda l'inchiesta ma, secondo quanto si è appreso, sarà comunque segnalato alla Procura della Figc. Il Catanzaro, pareggiando ieri 1-1 a Vibo Valentia contro la Vibonese nell'ultimo turno dei play out, ha ottenuto la permanenza nel girone C della Lega Pro avendo vinto l'incontro d'andata per 3 a 2.

    9 mln all'estero e rientro con scudo fiscale. Poco meno di nove milioni di euro transitati verso i paradisi fiscali di Panama e Hong Kong, e rientrati successivamente in una banca di Lugano dentro conti cifrati. E quando non bastavano le triangolazioni, si ricorreva al classico 'spallone' per convogliare il danaro liquido verso la Svizzera. La Guardia di finanza di Reggio Calabria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi diretta da Ottavio Sferlazza, ha così ricostruito le attività della Gicos import-export srl, di proprietà del presidente del Catanzaro calcio Giuseppe Cosentino, e della figlia Ambra, finiti agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta "Money gate" in cui sono coinvolte altre quindici persone, tra le quali un broker di Como, Stefano Noschese, il cui studio professionale sarebbe servito ai Cosentino per riciclare il danaro occultato alle verifiche fiscali e ricollocarlo all'estero. Una quota dei capitali riciclati, infatti, come accertato dalle Fiamme Gialle, era stata ripulita da una società finanziaria con sede nel Wyoming, negli Usa, e da lì riversata successivamente in Svizzera, operazione costata ai Cosentino il 5% del capitale investito. "E' un'indagine - ha detto Sferlazza - scaturita da un lavoro minuzioso condotto dalla Guardia di finanza e coordinato dal pm Gianluca Gelso. Emerge un quadro indiziario di appropriazione indebita per somme ingenti sottratte alle attività sociali della Gicos dai Cosentino, che finivano alle dirette disponibilità della famiglia. Il denaro in 'nero' proveniva da passivi di bilancio inesistenti e fatturazioni di comodo, soldi che passavano in taluni casi anche dai conti privati dei dipendenti della società, i quali, dopo gli incassi, riversavano ai Cosentino le somme finite sui loro conti. Utilizzando lo 'scudo fiscale ter' - ha rilevato Sferlazza - i Cosentino avevano condonato circa sette milioni di euro depositati su conti a Panama, Nassau e Lugano. Pur non riscontrando le indagini alcun nesso con la criminalità il contrasto alla criminalità economica si conferma come un avamposto efficace utile anche a combattere le mafie". Il comandante regionale della Guardia di Finanza, gen. Gianluigi Miglioli, ha parlato di "mezzi di evasione fiscale raffinati, i cui fili sono tirati da personaggi in grado di muoversi su scenari internazionali senza difficoltà". Per il comandante provinciale, gen. Alessandro Barbera, "l'operazione coglie anche il senso comune dell'opinione pubblica sul tema dell'evasione fiscale".

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