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    Cane seviziato e ucciso a Sangineto: condanna da 1 anno e 4 mesi ai 4 autori

     

    Cane seviziato e ucciso a Sangineto: condanna da 1 anno e 4 mesi ai 4 autori

    26 mag 17 Sono stati condannati ad un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno, il massimo della pena in base alla legislazione vigente in materia di maltrattamenti di animali, i quattro giovani che nel novembre scorso, a Sangineto, seviziarono, fino a provocarne la morte, il cane Angelo. L'animale, secondo quanto é emerso dalle indagini dei carabinieri, fu seviziato, torturato e infine impiccato ad un albero, per poi essere finito a colpi di pala. La vicenda sin dall'inizio é stata al centro di una veemente battaglia delle associazioni impegnate contro i maltrattamenti ai danni degli animali, che ne hanno fatto una sorta di simbolo del loro impegno. E sono state proprio le associazioni ad esprimere subito la loro soddisfazione per la decisione del giudice monocratico di Paola, Alfredo Cosenza, anche se tutti hanno tenuto a sottolineare l'inadeguatezza delle norme vigenti per questo tipo di reati. I quattro imputati della morte di Angelo, tutti ragazzi poco più che ventenni, Giuseppe Liparoto, Nicholas Fusaro e Francesco e Luca Bonanata, si erano subito dichiarati pentiti. Ma il loro atteggiamento collaborativo con la giustizia non gli evitato di subire una condanna adeguata alla gravità del loro comportamento, avendo potuto beneficiare soltanto della sospensione condizionale della pena e della diminuente per il rito abbreviato. Ciò che é stato più significativo, tra l'altro, é stata la decisione del giudice di rigettare la richiesta dei difensori di applicazione dell'istituto della "messa alla prova", procedura che, in caso di esito favorevole, avrebbe determinato l'estinzione del procedimento penale a loro carico. Il giudice però ha detto no: troppo grave il comportamento dei quattro giovani per potere ottenere la "messa alla prova". Beneficio che viene concesso, in casi frequenti, anche nei processi per omicidio. Il Tribunale ha anche disposto che i quattro giovani svolgano attività di volontariato per sei mesi in un canile municipale e risarciscano con duemila euro ciascuna le venti associazioni che si erano costituite parte civile nel processo. Stamattina, davanti il Tribunale di Paola, per l'intera durante dell'udienza finale, così come in occasione delle precedenti tappe del processo, c'é stato in sit-in dell'Associazione animalisti onlus il cui rappresentante, Riccardo Manca, ha commentato la sentenza sottolineando il fatto che "per la prima volta viene applicata nel nostro Paese la pena massima per le sevizie e l'uccisione di animali. Angelo, creatura inerme e indifesa, ha finalmente avuto giustizia". Di diverso avviso, invece, l'Aidaa, l'Associazione italiana difesa animali ed ambiente, il cui presidente, Lorenzo Croce, parla di "pena ridicola", chiedendo con forza che "le associazioni costituitesi parte civile nel processo dovrebbero, per protesta, rifiutare i soldi della provvisionale perché sono soldi sporchi del sangue del cane Angelo".

    Verdi e animalisti: inasprire pene. Verdi e animalisti plaudono alla condanna dei responsabili della tortura e uccisione del cane Angelo, ma chiedono pene più severe per chi si "macchia" di questi reati. "Una bella notizia", ma serve "l'inasprimento delle pene previste per il maltrattamento e l'uccisione di animali", afferma il responsabile Diritti degli Animali dei Verdi Rinaldo Sidoli commentando la condanna a 16 mesi dei 4 responsabili della cattura, tortura e uccisione del cane Angelo a Sangineto (Cosenza). "Giustizia è fatta - aggiunge - Noi, come Verdi, siamo moderatamente contenti della sentenza ma ci batteremo perché il Parlamento approvi una modifica alla legge con l'inasprimento delle pene previste per il maltrattamento e l'uccisione di animali". "Vigilare sull'attività di volontariato richiesta ai 4" per la sospensione della condizionale è la richiesta della presidente dell'Enpa, Carlo Rocchi, secondo la quale dovrà essere "svolta in modo serio e puntuale presso una struttura accreditata e non invece considerata dagli uccisori di Angelo come una scappatoia. A chi certificherà tale percorso essi devono poter dimostrare un reale e sincero ravvedimento". Anche Rocchi sottolinea la necessità di un inasprimento delle pene. Parla invece di "sentenza storica mai avvenuta in Italia" l'associazione Animalisti Italiani Onlus, che ha manifestato davanti al Tribunale in memoria del cane Angelo: chiede di cambiare la legge 189 per ottenere pene più severe per chi maltratta gli animali.

    Brambilla: Pene più severe. "Il rigore con cui il giudice ha applicato il codice mostra che occorrono sanzioni penali più severe per chi maltratta e uccide gli animali. Chi maltratta e uccide gli animali deve andare in carcere". Così l'on. Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente, commenta la sentenza del Tribunale di Paola sul caso di Angelo, il cane seviziato e ucciso da quattro giovani a Sangineto (Cosenza) il 21 giugno dell'anno scorso. "Non solo la severità della sentenza, il massimo della pena entro i limiti concessi dalle leggi vigenti, ma anche altri aspetti della vicenda processuale - sottolinea l'ex ministro - sono apprezzabili: per esempio la decisione di rigettare la richiesta di patteggiamento inizialmente avanzata dagli imputati, quella di non concedere la messa in prova. Se accolta, avrebbe provocato la sospensione del processo, la subordinazione della condizionale alla prestazione d'opera in un canile sanitario e in definitiva la rapidità con la quale i responsabili sono stati puniti. Meno di un anno, infatti, è trascorso da quando Angelo ha perduto la vita. La celerità della decisione è dovuta in parte alla grave e particolare circostanza della pubblicazione su Fb del video, che ha semplificato il lavoro degli investigatori, ma anche alla ferma conduzione del processo. Il fatto era grave ed è stato giudicato come tale, la punizione è inadeguata perché inadeguate sono le leggi. Chi maltratta e uccide gli animali - conclude - deve andare in carcere".

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