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    Sacco e don Scordio restano in carcere, Minniti dispone accesso a Comune Isola

     

    Sacco e don Scordio restano in carcere, Minniti dispone accesso a Comune Isola

    18 mag 17 Restano in carcere Leonardo Sacco, capo della Misericordia di Isola Capo Rizzuto, e don Edoardo Scordio, parroco della stesso comune del Crotonese, fermati lunedì scorso in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Dda di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta "Jonny" sui presunti illeciti nella gestione del centro di accoglienza per migranti. Il Gip di Crotone, Abigail Mellace, non ha convalidato i fermi di Sacco e Scordio, ma ha emesso nei loro confronti la misura cautelare concordando con l'impianto accusatorio sostenuto dalla Dda secondo cui il centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto sarebbe stato controllato dalla cosca Arena della 'ndrangheta. Secondo le risultanze dell'inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro, il Cara di Isola Capo Rizzuto era diventato una sorta di "bancomat" della cosca Arena, così come sostenuto dal comandante del Ros, Giuseppe Governale. La cosca, in sostanza, si sarebbe appropriata dei fondi stanziati per la gestione del centro. Era soprattutto il servizio catering quello su cui gli Arena lucravano. Secondo quanto dichiarato dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, che ha coordinato l'indagine condotta da carabinieri, Squadre mobili di Catanzaro e Crotone e Guardia di finanza, "il cibo a disposizione dei migranti ospitati nel centro non bastava per tutti e spesso era quello che solitamente si dà ai maiali". Secondo quanto é emerso dall'inchiesta, 36 milioni di euro sarebbero finissero nelle casse della cosca Arena, che li avrebbe utilizzati per l'acquisto di beni immobili, partecipazioni societarie e altre forme di investimento.

    Il ministro dell'Interno Marco Minniti su richiesta del prefetto di Crotone, ha disposto l'accesso al Comune di Isola Capo Rizzuto per verificare eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata. La decisione arriva dopo l'inchiesta della Dda di Catanzaro che ha fatto emergere il coinvolgimento delle cosche della ndrangheta nella gestione del Cara.

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