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    Le mani della cosca Arena su migranti ed estorsioni. 68 fermi. Coinvolti Misericordie e parroco

     

    Le mani della cosca Arena su migranti ed estorsioni. 68 fermi. Coinvolti Misericordie e parroco

    15 mag 17 Blitz di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza che hanno smantellato la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto con il fermo di 68 persone disposto dalla Dda di Catanzaro. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose. Nel corso dell'operazione anche un sequestro beni milionario. All'operazione, chiamata 'Jonny', hanno partecipato oltre 500 tra agenti della Polizia di Stato appartenenti alle squadre mobili delle questure di Catanzaro e Crotone, Carabinieri del Ros e del Reparto operativo - nucleo investigativo di Catanzaro e finanzieri del Nucleo di polizia tributaria e della Compagnia di Crotone con il concorso dei rispetti uffici e Comandi centrali. I provvedimenti, disposti dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri, sono giunti a conclusione di indagini coordinate dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto che, secondo gli investigatori, hanno permesso di smantellare la storica e potentissima cosca che fa capo alla famiglia Arena, al centro di articolati traffici illeciti nelle provincie di Catanzaro e Crotone.

    --- Video Il video e le intercettazioni

    -- Le mani della cosca Arena sui migranti

    -- Le mani della cosca Arena su giochi e scommesse

    Confiscati beni per 12 mln di euro. Le indagini finanziarie espletate e l’approfondimento delle operazioni sospette condotte dai Finanzieri con i poteri della polizia valutaria hanno evidenziato un intricato intreccio delinquenziale architettato dalla criminalità organizzata, nel settore del gaming, che ha determinato movimentazioni finanziarie per decine di milioni di euro, producendo un profitto netto, per la cosca di ‘ndrangheta ARENA, di 1.300.000 euro, in un lasso temporale compreso tra luglio 2013 e febbraio 2015. Le attività svolte dai Finanzieri della Compagnia di Crotone hanno portato all’emissione di 10 dei provvedimenti di fermo di indiziato di delitto complessivamente eseguiti ed al sequestro penale dei seguenti beni, pertinenziali ai reati contestati, in quanto strumentali al compimento degli stessi o corpo del reato:
    N. 1 complesso aziendale, operante nel settore dei giochi e delle scommesse, avente sede in Crotone (KR);
    N. 02 autovetture di lusso: Audi A6 ed Audi A8;
    N. 1 attività commerciale esercente Bar;
    - N. 4 beni immobili, fabbricati, siti in Crotone (KR). Contestualmente alle indagini esperite i Finanzieri hanno provveduto a sviluppare approfonditi accertamenti di natura patrimoniale, al fine di riscontrare accumulazioni di beni di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, sintomatici dell’utilizzo di risorse finanziarie illecite riconducibili ai reati contestati. L’esito degli stessi ha permesso di individuare un ingente patrimonio finanziario ed immobiliare sottoposto a sequestro preventivo, in ottica di confisca, di seguito indicato: 9
    N. 12 beni immobili, fabbricati, siti in Crotone (KR), Isola di capo Rizzuto (KR) e Castelnovo Ne’ monti (Reggio Emilia);
    N. 6 autovetture;
    N. 4 motocicli;
    N. 20 polizze assicurative sulla vita;
    N. 07 conti di gioco;
    Molteplici quote societarie relative ad imprese attive in Crotone ed Isola di Capo Rizzuto ed operanti nel settore dei giochi e delle scommesse, dei servizi informatici, delle assicurazioni e dei servizi di pulizie;
    Oltre 50 conti correnti;
    Oltre 50 conti deposito e risparmio; Numerose cassette di sicurezza. L’ingente mole di beni finanziari e patrimoniali sequestrati dai Finanzieri ammonta ad un valore complessivo pari a 12.000.000 di Euro.

    Una rilevante parte delle indagini, svolta dagli uomini della Polizia di Stato appartenenti alle Squadre Mobili di Catanzaro e Crotone, ha avuto precipuo riguardo al disvelamento ed al contrasto di dinamiche criminali legate alla presenza “militare” della cosca sul territorio con particolare riferimento alle estorsioni. Nel corso delle stesse è emerso che la cosca ARENA, dopo anni di conflitti con la cosca NICOSCIA, anch’essa radicata ad Isola Capo Rizzuto e con la potente consorteria facente capo a GRANDE ARACRI Nicolino, con base invece nel limitrofo comune di Cutro ( KR ), anche a seguito delle operazioni di polizia giudiziaria che via via hanno assottigliato le fila dei rivali, ha suggellato con essi una sorta di pax mafiosa, rinnovando la propria leadership nel panorama criminale dell’area. Con tali modalità la predetta consorteria ha imposto la propria assillante presenza oltre che nel crotonese, anche sull’area ionica della provincia di Catanzaro ove, direttamente attraverso i propri affiliati, a mezzo di propri fiduciari, nominati responsabili della conduzione delle attività delittuose o mediante la messa “sotto tutela” di cosche alleate, ha monopolizzato il business delle estorsioni ai danni di esercizi commerciali ed imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche. Tra il 2015 ed il 2016 infatti, in particolare a Catanzaro, una cellula della cosca, dipendente dalla cosca madre di Isola Capo Rizzuto ma radicata nel capoluogo, ha perpetrato una serie impressionante di danneggiamenti a fini estorsivi per fissare con decisione la propria influenza sull’area mentre cosche satelliti della famiglia ARENA hanno fatto altrettanto nell’area, di rilevante interesse imprenditoriale e turistico, immediatamente a sud di Catanzaro. Proprio nei confronti di queste ultime è stata diretta l’attività investigativa dei militari del Reparto Operativo - Nucleo Investigativo di Catanzaro che all’esito delle indagini hanno tratto in arresto dieci soggetti appartenenti alle due distinte cosche di Roccelletta di Borgia e di Vallefiorita, già considerate entrambe articolazioni autonome del locale di Cutro e la cui l’operatività è stata ampiamente acclarata . Tra i soggetti destinatari del provvedimento di fermo vi sono i rappresentanti storici della cosca CATARISANO (operante nella frazione di Roccelletta di Borgia e zone limitrofe) e della cosca BRUNO (operante nei comuni di Vallefiorita, Amaroni e Squillace). In particolare, le investigazioni delle Squadre Mobili di Catanzaro e Crotone hanno documentato come, assenti dal territorio isolitano, perché detenuti, i vertici della famiglia ARENA, il ruolo di reggente veniva assunto dal pluripregiudicato Paolo LENTINI cl. 64 alias “pistola”, soggetto di caratura criminale riconosciuta anche presso esponenti di ‘ndrangheta di altre province. La pervicace operosità criminale del gruppo criminale, formalmente guidato da ARENA Giuseppe, alias “Tropeano”, e dal fratello Pasquale, alias “Nasca” ma facente capo, sul campo, al LENTINI è risultata in particolare orientata alla capillare gestione delle estorsioni in danno delle attività economiche e commerciali tanto in provincia di Crotone come pure in quella di Catanzaro. In questo contesto è emersa, a margine delle ripetute azioni criminose nella area di immediata e consolidata presenza della cosca, l’operatività di una agguerrita “batteria” di pregiudicati catanzaresi demandati alla imposizione del racket – nei confronti delle attività produttive del capoluogo capeggiata, quali di referenti delle famiglie di Isola Capo Rizzuto, da GIOFFRE’ Nicolino detto “Nico”, LIONETTI Costantino e MINIACI Luigi che a loro volta si servivano come elemento “operativo” di MIRARCHI Santino, tratto in arresto nel 2016 ed oggi collaboratore di giustizia. Le investigazioni hanno inoltre svelato il ruolo del neo collaboratore quale “capo squadra” per il territorio di Catanzaro Lido ed una serie di azioni delittuose “delegategli”, sin dalla fine del 2014, dalla cosca madre alla quale peraltro puntuali giungevano i cospicui proventi economici illeciti derivanti, appunto, dal dominio criminale esercitato sul comprensorio catanzarese. In particolare al menzionato collaboratore di giustizia era stato conferito il ruolo oltre che di “esattore” delle attività estorsive per conto della cosca “ARENA” nel capoluogo, anche la veste di referente per l’approvvigionamento di armi e di delegato, per conto del LENTINI Paolo, ai rapporti con i rappresentanti delle altre cosche di ‘ndrangheta presenti nei territori confinanti nonché alla distribuzione degli introiti derivanti dalle attività delittuose finalizzati al mantenimento delle famiglie degli affiliati ed a sostenere le necessità logistiche delle cosche di appartenenza. Le indagini hanno documentato come il flusso di denaro provento delle estorsioni seguisse un duplice canale: il primo legato al taglieggiamento delle “grandi imprese“, impegnate anche in lavori di rilevanza pubblica, le quali erano costrette a corrispondere ingenti somme di denaro con cadenza fissa corrispondente, in particolare, alle festività di Natale, Pasqua e Ferragosto; l’altro riferibile ad una contribuzione con cadenza mensile in danno di esercenti operanti sul territorio, costretti alla dazione di somme di denaro spesso a seguito di danneggiamenti ed intimidazioni. In tale contesto il MIRARCHI era collaborato da alcuni fidati accoliti quali FALCONE Domenico cl.’73, KANE Leye cl.’81 e GIGLIO Antonio cl.’76 unitamente ai quali, e sotto le direttive di GIOFFRE’ Nicolino cl.’75, ha posto in essere una serie di richieste estorsive anche per evitare le interferenze di gruppi di nomadi analogamente dediti ad attività estorsive, le cui azioni “scomposte” minavano l’egemonia e la credibilità della cosca ARENA Catanzaro, causandogli in tal modo perdite economiche. È stata disvelata, altresì, la funzione “borderline” di un noto imprenditore impegnato nel settore delle costruzioni il quale, seppur a sua volta vittima del racket, era al contempo deputato alla raccolta presso i propri colleghi ed alla consegna, direttamente nelle mani dei vertici della famiglia di ‘ndrangheta, di somme pretese a titolo estorsivo. Incaricando l’ “imprenditore-mediatore” del ruolo di collettore delle somme estorte, gli esponenti della cosca si tenevano indenni dalla necessità di contatti diretti con le vittime e di fatto lo qualificavano come riferimento per eventuali lamentele in ordine ad ulteriori richieste estorsive da parte di terzi.

    Gratteri: Ndrine sfruttano bisogni dei disperati. "L'operazione di oggi conferma che dove ci sono potere o denaro c'è la 'ndrangheta che sfrutta i bisogni anche dei disperati". A dirlo il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, commentando l'operazione Jonny che ha portato al fermo di 68 persone e dalla quale è emerso come la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto avesse il controllo sul Centro di accoglienza richiedenti asilo situato nello stesso Paese ed uno dei più grandi d'Europa. "Da un punto di vista giudiziario - ha aggiunto - a noi risulta che tale controllo andasse avanti almeno dal 2009. Lucravano anche sui pasti. Se, per esempio, la società doveva fornire 500 pasti, ne portavano 300, e gli altri non mangiavano".

    Gratteri: poco cibo e di quello dato ai maiali. Nel Cara di Isola Capo Rizzuto ci sono stati "dieci anni di malaffare nel corso dei quali è stato gestito in modo mafioso dalla famiglia Arena. Una gestione che ha portato uno spaccato certe volte raccapricciante. Umanamente spiace vedere filmati e ascoltare intercettazioni ambientali dalle quali si evince che il cibo non bastava per tutti e spesso era quello che solitamente si dà ai maiali". A dirlo è stato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri parlando con i giornalisti dell'operazione Jonny. "Questo - ha aggiunto - ci dà la misura estrema della spregiudicatezza non solo della famiglia Arena ma anche di chi ha gestito la Misericordia di Isola Capo Rizzuto in modo mafioso, pensando solo al denaro e cercando i modi più svariati di riciclaggio e cercando anche di avere come attore protagonista un prete che ha, col suo concorso, acquistato e fatto acquistare immobili non solo come cinema o teatri ma anche come appartamenti". Gratteri ha indicato il governatore della Misericordia di Isola Leonardo Sacco ed il parroco don Edoardo Scordio come "promotori dell'associazione a delinquere di stampo mafioso. Sono coloro i quali - ha aggiunto - in modo attivo tirano le fila di questa organizzazione per questo grande business che è l'accoglienza, il centro profughi". Un business che, ha detto il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, ha permesso di distrarre 32 milioni sui 100 erogati dallo Stato dal 2006 per la gestione della struttura. "Il sacerdote - ha aggiunto Luberto, che ha coordinato le indagini insieme ai pm Domenico Guarascio e Vincenzo Capomolla - ha avuto 150 mila euro in un anno per l'assistenza spirituale dei migranti dopo avere dirottato i fondi destinati all'acquisto dei giornali per gli immigrati con la motivazione che tanto si deteriorano". Anche la locale squadra di calcio, che milita in eccellenza e che rientra tra i beni sequestrati oggi, era gestita da Sacco. "Una società siciliana che fornisce al Cara i distributori automatici di cibo e bevande - ha detto Luberto - è stata costretta a sponsorizzare la squadra per poter continuare a svolgere la propria attività. Tutto era motivo di lucro". L'indagine di oggi, ha detto infine Gratteri, "sul piano probatorio è completa. C'è stata una grandissima professionalità da parte delle forze dell'ordine. Un'indagine interforze di primissimo livello".

    Cantone: la punta di un iceberg. "Devo purtroppo dire e dare per scontato che questa vicenda che in sé può meravigliare non meraviglia e credo che sia la punta di un iceberg e certamente non una vicenda unica". Lo ha detto Raffaele Cantone, presidente dell'Anac, in merito agli arresti effettuati in Calabria contro esponenti della cosca Arena che gestiva anche il Cara di Isola di Capo Rizzuto. "C'è sicuramente un problema - ha affermato - che noi abbiamo già segnalato e affrontato perché per esempio il ministero dell'Interno ha fatto un decreto, che non è ancora del tutto applicato, sulle modalità con cui devono essere gestiti questi appalti che sono sempre più economicamente interessanti". "Il tema - prosegue - è che dietro le urgenze, dietro al fatto di trovare una risposta ai migranti che arrivano sempre più numerosi - ha aggiunto - spesso si abbassano le garanzie e i criteri da utilizzare". "Poi questi sono i risultati pratici in base ai quali qualcuno approfitta - ha concluso -. Ci sono tanti interessi significativi".

    Luberto: "milionario business dei giochi". "In Calabria è mancato il controllo dello Stato sul gioco online. Un business milionario su cui la cosca Arena ha sbaragliato la concorrenza con una rete gestita da una società maltese". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto nel corso della conferenza stampa tenutasi questa mattina per illustrare i particolari dell'operazione Jonny. "Grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia - ha aggiunto - abbiamo scoperto come la cosca potesse contare su un software neanche tanto sofisticato che consentiva di eludere il prelievo fiscale". In un anno e mezzo, ha reso noto il colonnello Pantaleo Cozzoli comandante provinciale della Guardia di finanza di Crotone, il clan, grazie al gioco online, avrebbe "incamerato circa un milione e 300mila euro. Oggi abbiamo sequestrato beni per 12 milioni di euro e durante le perquisizioni abbiamo rinvenuto migliaia di euro in contanti". Gli uomini del clan Arena avevano anche il monopolio sul traffico di reperti archeologici. "La cosca - ha spiegato il capo della Mobile di Crotone Nicola Lelario - aveva la prelazione sugli oggetti che se non interessavano agli uomini della 'ndrina venivano venduti sul mercato nero grazie anche all'intermediazioni di consulenti ed esperti, anche molto conosciuti, del settore". Ma, come spiegato dal direttore dello Sco Alessandro Giuliano, "la cosca aveva un alto grado di pervasività in ogni settore della vita economica della provincia di Crotone e Catanzaro". Le indagini hanno svelato la penetrazione della cosca Arena nel capoluogo calabrese: "Catanzaro - ha sottolineato Luberto - non è una isola felice. Le cosche sono radicate e si impongono con intimidazioni violenti e drammaticamente simbolici". Il questore di Catanzaro Amalia Di Ruocco e il comandante provinciale dei carabinieri Marco Pecci hanno rivolto un accorato appello ai cittadini affinché denuncino i loro aguzzini e facciano "squadra con le forze dell'ordine".

    Le mani sui centri accoglienza. La cosca Arena controllava a fini di lucro la gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto (Crotone). E' quanto emerso dall'inchiesta 'Jonny' che ha portato al fermo di 68 persone disposto dalla Dda di Catanzaro. La cosca, secondo le indagini, oltre alle tradizionali dinamiche criminali legate alle estorsioni esercitate in maniera capillare sul territorio catanzarese e crotonese, controllava anche il centro oltre a coltivare ingenti interessi nelle attività legate al gioco ed alle scommesse.

    Fermati capo Misericordie e parroco. Il capo della Misericordia di Isola Capo Rizzuto Leonardo Sacco ed il parroco dello stesso paese, don Edoardo Scordio, sono tra i fermati dell'operazione Jonny. La Misericordia gestisce il Centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Isola, uno dei più grandi d'Europa, che secondo le indagini sarebbe stato controllato dalla cosca Arena. I due sono accusati di associazione mafiosa, oltre a vari reati finanziari e di diversi casi di malversazione, reati aggravati dalle finalità mafiose.

    Gestivano di fatto la mensa dei migranti. La cosca Arena, tramite il governatore della "Fraternita di Misericordia" Leonardo Sacco, era riuscita ad aggiudicarsi gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione al centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto e di Lampedusa. Appalti che venivano affidati a imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di 'ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all'accoglienza dei migranti. E' quanto emerge dall'inchiesta Jonny che ha portato al fermo di 68 persone, tra le quali lo stesso Sacco. Dalle indagini sarebbe emersa l'infiltrazione della cosca Arena nel tessuto economico crotonese e, in particolare, il controllo mafioso delle attività imprenditoriali connesse al funzionamento dell'accoglienza al Cara di Isola Capo Rizzuto che andava avanti da più di un decennio.

    Cosca dominava giochi on line. La famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto (Crotone), tra i tanti interessi, aveva anche quello per la raccolta delle scommesse on line ed il noleggio degli apparecchi da intrattenimento. Settore nel quale, a Crotone e nel suo hinterland, aveva assunto una "posizione dominante" avvalendosi del potere di intimidazione che consentiva al clan di conseguire enormi profitti alterando gli equilibri concorrenziali e determinato la concentrazione della raccolta del gioco nelle mani del crimine organizzato, precludendo l'accesso ad altri operatori commerciali. É quanto emerso dall'inchiesta Jonny. Dall'indagine, curata dalla Guardia di finanza, è emerso che la società bookmaker Centurion Bet Ltd, attiva nel settore delle scommesse, operativa in Italia con oltre 500 agenzie e ramificata in tutto il mondo, avrebbe messo a disposizione, tramite un barese, Francesco Martiradonna, i propri circuiti di gioco on line, alla società Kroton games, operante nella provincia di Crotone ed espressione commerciale della cosca Arena, determinando volumi di fatturato, sottratti al fisco, per decine di milioni di euro.

    Fermi a tappeto anche a Catanzaro. La cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, da decenni al centro delle vicende criminali nel crotonese, aveva imposto la propria assillante presenza anche sull'area ionica della provincia di Catanzaro con estorsioni a tappeto ai danni di esercizi commerciali ed imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche. Nella zona, gli Arena agivano direttamente attraverso i propri affiliati, oppure tramite fiduciari nominati responsabili della conduzione delle attività delittuose o anche attraverso la messa "sotto tutela" di cosche alleate. E' quanto emerso dall'indagine "Jonny". Tra il 2015 ed il 2016 infatti, in particolare a Catanzaro, una cellula degli Arena, dipendente dalla cosca madre di Isola Capo Rizzuto ma radicata nel capoluogo, secondo l'accusa, ha perpetrato una serie impressionante di danneggiamenti a fini estorsivi per fissare con decisione la propria influenza sull'area mentre cosche satelliti della famiglia Arena avevano fatto altrettanto nell'area a sud di Catanzaro, ricadente nei comuni di Borgia e Vallefiorita e di rilevante interesse imprenditoriale e turistico.

    Misericordie commissaria federazione Calabria. "Conclusa l'Assemblea nazionale delle Misericordie svoltasi ad Assisi, abbiamo appreso con forte preoccupazione del fermo di Don Edoardo Scordio e di Leonardo Sacco rispettivamente Correttore e Governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto: otto secoli di storia non vengono cancellati da fatti, seppure presunti, così gravi e pesanti, continueremo a dare le risposte ai cittadini e alla popolazione più debole dando continuità ai servizi svolti dalla Misericordia non facendo mancare la risposta ai bisogni di assistenza e di carità". Così in una nota, la Confederazione nazionale delle Misericordie d'Italia che conferma "totale fiducia nell'operato dell'autorità giudiziaria auspicando una rapida conclusione delle indagini. Annunciamo già da adesso - prosegue la nota - il commissariamento della Misericordia di Isola Capo Rizzuto e della Federazione Regionale Calabrese. Peraltro - conclude la nota - la gestione del centro di Isola Capo Rizzuto è da tempo affidata al consorzio 'Opere di Misericordia' con sede a Firenze che continuerà i propri compiti nell'interesse degli ospiti secondo i principi che ci contraddistinguono. Dal pomeriggio di oggi il consigliere nazionale Alberto Corsinovi sarà sul posto".

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