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    Operazione Trash, decapitata cosca De Stefano, in manette due super latitanti e boss

     

    Operazione Trash, decapitata cosca De Stefano, in manette due super latitanti e boss

    11 mag 17 Con l'operazione Trash della Polizia di Stato è stata decapitata la cosca De Stefano. I due super, ora ex, latitanti Orazio De Stefano e Paolo Rosario De Stefano, zio e nipote, ritenuti entrambi al vertice dell'organizzazione, sono tra le cinque persone sottoposte a fermo stamani dalla Polizia di Stato a Reggio Calabria. Orazio De Stefano è stato latitante per sedici anni e venne catturato dalla Squadra mobile reggina nel 2004. Oggi, secondo gli investigatori, è al vertice della linea gerarchica della cosca. A Orazio De Stefano, secondo l'accusa, era stata delegata l'infiltrazione nel settore della raccolta dei rifiuti e la stipula di patti con altre cosche coinvolte nello stesso settore per la spartizione dei proventi illeciti. Era lui che impartiva le direttive strategiche ai sodali dell'organizzazione che controllava il comparto rifiuti. Paolo Rosario De Stefano, latitante per quattro anni, fino al 2009 quando venne catturato dalla mobile di Reggio, è adesso accusato di essere un coordinatore della cosca, in posizione subordinata rispetto allo zio Orazio. Il suo compito, secondo l'accusa, era gestire gli aspetti operativi delle attività di infiltrazione nel settore della raccolta rifiuti; di tenere direttamente i rapporti con le vittime, tra le quali il direttore operativo della società partecipata Fata Morgana, di avanzare richieste estorsive; di riscuoterne le somme, nonché di impartire disposizioni agli altri affiliati sulle estorsioni.

    --- Video Arresti cosca De Stefano (VIDEO)

    Hanno spolpato la società mista pubblico-privata incaricata della raccolta dei rifiuti a Reggio Calabria e nell'hinterland fino a farla fallire nel 2012. Niente dell'attività della società Fata Morgana sfuggiva alla potente cosca dei De Stefano, decapitata oggi dalla squadra mobile di Reggio Calabria con il fermo dei boss Orazio e Paolo Rosario e di tre presunti affiliati al clan. Un'inchiesta che rappresenta, per dirla con le parole del questore Raffaele Grassi, un "attacco frontale dello Stato alla cosca egemone in città", oltre ad una "risposta efficace, insieme alle altre operazioni dei giorni scorsi condotte dalle forze dell'ordine, dopo i reiterati atti di violenza e di intimidazione contro operatori economici e strutture commerciali" compiuti in città nei giorni scorsi. Il clan si era infiltrato nel lucroso settore economico rappresentato dallo smaltimento dei rifiuti che si regge su lauti finanziamenti pubblici molti dei quali intercettati dalla 'ndrina. Dall'indagine Trash è emerso che i De Stefano non solo avevano messo le mani sulla Fata Morgana - che gestiva la raccolta dei rifiuti non solo in città ma anche in 18 comuni dell'hinterland - ma controllavano anche alcune società private operanti nell'indotto, ed in particolare nella fabbricazione e manutenzione dei mezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti, imponendo il pizzo, i propri fornitori e persino il personale da assumere. A capo di tutto, secondo i magistrati della Dda e gli investigatori della mobile, c'era Orazio De Stefano, di 58 anni, fratello del capo storico don Paolo ucciso in agguato mafioso nel quartiere Archi di Reggio il 13 ottobre 1985. Orazio era stato catturato una prima volta dalla squadra mobile reggina nel 2004 dopo 16 anni di latitanza. Era lui a dirigere l'infiltrazione nel settore della raccolta dei rifiuti ed a stipulare patti spartitori con le altre cosche interessate allo stesso settore. In posizione subordinata vi sarebbe stato il nipote Paolo Rosario, che di cognome si chiamava Caponera, sino al 2002, quando ha acquisito il cognome De Stefano essendo stato riconosciuto come figlio legittimo del defunto boss Giorgio Carmelo. Nel tempo, per l'accusa, ha affermato la sua leadership criminale gestendo la latitanza dello zio Orazio fino al 2004, divenendone la sua "longa manus". Anche Paolo Rosario è stato latitante dal 2005 al 2009 quando è stato arrestato dalla mobile reggina. Sarebbe stato lui ad incontrare le parti offese, tra cui il direttore tecnico della Fata Morgana Salvatore Aiello - che poi ha collaborato con gli inquirenti - al quale faceva le richieste estorsive riscuotendo le somme di denaro. Secondo quanto emerso nel corso dell'inchiesta, i De Stefano avrebbero costretto Aiello a consegnare, a partire dal 2002, una somma di 1.000-2.000 euro per ciascuna commessa e, a partire dal 2005, 15.000 euro mensili agli esponenti della cosca.

    Questore: Attacco frontale Stato-cosca. "E' lo Stato che garantisce la tranquillità sul territorio e non la 'ndrangheta". Lo ha sottolineato con fermezza il questore di Reggio Calabria Raffaele Grassi, durante la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell'inchiesta che ha portato all'esecuzione di 5 fermi disposti dalla Dda nei confronti di Orazio De Stefano, il più giovane della famiglia rispetto ai fratelli Giovanni, Giorgio e Paolo assassinati nel corso di cruente faide mafiose, di Paolo Rosario De Stefano, nipote di Orazio, di Paolo Caponera, Andrea Saraceno e Giuseppe Praticò. "E' un attacco frontale quello dello Stato - ha ribadito Grassi - alla cosca egemone della 'ndrangheta di Reggio Calabria e una risposta efficace, insieme alle altre operazioni dei giorni scorsi condotte dalle forze dell'ordine, dopo i reiterati atti di violenza e di intimidazione contro operatori economici e strutture commerciali. Il provvedimento di fermo ha una valenza alta perché sottolineata dalla caratura criminale dei personaggi arrestati, tutti coinvolti nelle dinamiche cittadine della 'ndrangheta negli ultimi venti anni". Ai fermati viene contestata l'ipotesi di reato di associazione mafiosa, estorsione aggravata nei confronti dell'ex società partecipata del comune di Reggio Calabria "Fata Morgana", incaricata di smaltire la raccolta differenziata dei rifiuti nel territorio comunale ed in alcuni comuni limitrofi del capoluogo di provincia. "Per anni - ha detto il dirigente della squadra mobile Francesco Rattà - hanno preteso la corresponsione di tangenti tra quindici e ventimila euro mensili dalla 'Fata Morgana', imponendo le assunzioni di personale e ogni tipo di fornitura di beni e servizi. Paolo Rosario De Stefano, addirittura, è risultato dipendente di una società satellite di 'Fata Morgana' ed aveva come referente diretto dentro la società Salvatore Aiello, direttore tecnico dell'azienda, adesso collaboratore di giustizia". "E' anche emerso - ha affermato Rattà - che qualsiasi difficoltà sul territorio in cui operava la 'Fata Morgana', che gestiva la raccolta rifiuti in 18 comuni dell'hinterland di Reggio, veniva affrontata e risolta grazie al prestigio mafioso che i De Stefano godevano in tutti i locali di 'ndrangheta. Le attività poste in essere dai De Stefano hanno determinato l'inesorabile declino finanziario e la capitolazione della Fata Morgana e di tutte le aziende dell'indotto".

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