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    Opere d'arte in marmo confiscate al re del videopoker Campolo

     

    Opere d'arte in marmo confiscate al re del videopoker Campolo

    10 mag 17 Quattro opere d'arte in marmo di un valore stimato di 150 mila euro sono state confiscate all'imprenditore reggino Gioacchino Campolo, noto come il "re dei videopoker", ritenuto contiguo a cosche di 'ndrangheta e condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il provvedimento è stato eseguito dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio e dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza. Si tratta di un altare chiesastico - fontana da chiesa, composto da 6 pezzi; due statue raffiguranti un personaggio maschile e uno femminile; una cornice - porticina di tabernacolo. Le opere sono esposte a palazzo Crupi di Reggio - insieme a 125 dipinti già confiscati a Campolo - nell'ambito di una mostra permanente delle opere confiscate alla mafia. A Campolo, negli anni scorsi, sono stati sequestrate - e molte confiscate - opere d'arte per 432 milioni di euro tra le quali dipinti di de Chirico, Fontana, Guttuso, Dalì, Sironi e Carrà.

    Nell’occasione i militari della Guardia di Finanza e dei Carabinieri hanno sottoposto a confisca beni di interesse storico artistico di valore stimato pari a 150.000,00 euro. I beni oggetto di confisca sono costituiti dalle seguenti opere d’arte in marmo bianco e policromo che all’esito dell’ispezione dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, sono risultate degne di tutela e risalenti ai secoli XVII - XVIII: un altare chiesastico - fontana da chiesa, composto da 6 pezzi (valore: € 25.000,00); due statue raffiguranti un personaggio maschile e uno femminile (valore complessivo: € 120.000,00); una cornice - porticina di tabernacolo (valore: € 5.000,00). Il provvedimento giudiziario in rassegna costituisce la prosecuzione, sotto il profilo dell’aggressione patrimoniale ai beni riconducibili a CAMPOLO Gioacchino, di una articolata indagine (operazione “Geremia”), coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria - G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Reggio Calabria.

    Il provvedimento giudiziario in rassegna costituisce la prosecuzione, sotto il profilo dell’aggressione patrimoniale ai beni riconducibili a CAMPOLO Gioacchino, di una articolata indagine (operazione “Geremia”), coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria - G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Reggio Calabria. Le investigazioni si concludevano nel 2009 con l’esecuzione di 5 provvedimenti restrittivi personali nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, tra gli altri, dei reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di valori. In relazione a tali esiti, la stessa D.D.A. delegava alla Guardia di Finanza ulteriori indagini a carattere patrimoniale volte all’individuazione – ai fini della possibile applicazione di una misura di prevenzione – dei beni mobili ed immobili riconducibili al citato proposto. Le conseguenti puntuali investigazioni, condotte dalle Fiamme Gialle attraverso la ricostruzione e l’analisi di ogni singola transazione economica e finanziaria operata dal proposto, dalle società allo stesso riconducibili e dal nucleo familiare, hanno consentito l’individuazione di un enorme patrimonio, del quale il proposto risultava disporre direttamente o indirettamente, il cui valore era non solo sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, ma soprattutto derivato dalla genetica illiceità del denaro accumulato nel corso degli anni, frutto della contiguità al circuito della criminalità organizzata. Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ordinava:
    - nel 2010, nell’ambito dell’operazione “Les Diables” – il sequestro di un ingente patrimonio riconducibile al proposto, definitivamente confiscato nel 2015, costituito da 4 imprese, 256 unità immobiliari, 14 veicoli, e 125 dipinti - valutati, in ordine alla perizia eseguita dalla Soprintendenza ai Beni Storici ed Artistici della Calabria, di pregio artistico - stimato in complessivi € 327.000.000,00;
    - nel 2014, il sequestro di ulteriori 96 opere d’arte (quadri, dipinti e mobili), già detenute all’interno degli appartamenti sottoposti a misura patrimoniale, ritenute essere il reimpiego degli illeciti introiti del proposto, di valore complessivo stimato in € 105.790,00, delle quali 32 sottoposte a confisca nel 2015 (per un valore stimato in € 74.400,00), anche in conseguenza della valutazione effettuata dal suddetto Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri della Calabria, su richiesta dell’amministrazione giudiziaria, che le ha giudicate di interesse storico-artistico;
    - nel 2016, su proposta della citata D.D.A., l’ulteriore sequestro di 4 opere in marmo bianco, rinvenute dal coadiutore della “A.N.B.S.C.”, occultate all’interno di una cassa di legno detenuta in un locale adibito a garage (immobile già sottoposto a confisca definitiva) e rivelatesi, all’esito dell’ispezione eseguita dal citato Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri della Calabria, di interesse storico-artistico e di valore stimato in € 150.000,00. Con l’odierno provvedimento la stessa Sezione Misure di Prevenzione ha disposto la confisca delle richiamate 4 opere d’arte in marmo per un valore complessivo stimato in € 150.000,00.

    Tali opere definitivamente recuperate attraverso la positiva sinergia istituzionale tra il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di prevenzione, la locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, la Guardia di Finanza e il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri della Calabria, ora custodite dall’“Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”, sono attualmente in esposizione al pubblico all’interno di una sala del Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” di Reggio Calabria - unitamente ad altri 125 dipinti d’autore già confiscati nella medesima procedura – nell’ambito di una mostra permanente delle opere d’arte confiscate alla mafia intitolata “A tenebris ad lucem – L’arte ritrovata torna bene comune”.

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