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    Sindaci minacciati, in Calabria è record, Camera approva inasprimento pene

     

    Sindaci minacciati, in Calabria è record, Camera approva inasprimento pene

    22 giu 17 Il 76% degli atti intimidatori agli amministratori locali si concentra nel Sud e nelle Isole. La Calabria è la regione più colpita nel 2016 - 87 casi censiti, un allarmante +70% rispetto al 2015 - a seguire la Sicilia - ai vertici di questa triste classifica nel 2014 e nel 2015 - con 86 casi censiti. Il terzo e quarto posto spettano rispettivamente alla Campania (64) e alla Puglia (51). Quinto posto per la Sardegna, 42 casi registrati. La classifica l'ha stilata Avviso Pubblico che oggi ha presentato alla Luiss, a Roma, il sesto rapporto sugli "Amministratori sotto tiro". Nel Centro - Nord i casi sono stati il 24% del totale nazionale. L'Emilia Romagna è la regione dell'area in cui si registra l'aumento più considerevole - da 9 a 19 casi, settimo posto a livello nazionale -. Tra le altre regioni più colpite del Centro-Nord vi sono il Lazio - 6° posto con 21 casi - e la Lombardia - ottava con 18 casi. A seguire Toscana e Veneto, rispettivamente 16 e 10 casi. A livello provinciale il territorio più colpito è quello di Reggio Calabria - 32 casi - seguito da Napoli (29), Cosenza (25), Salerno (21), Nuoro (18), Agrigento e Vibo Valentia (16). Il 77% dei casi censiti da Avviso Pubblico - comprensivi degli atti rivolti contro la Polizia Municipale - sono avvenuti in Comuni medio-piccoli, con un numero di abitanti inferiore ai 50mila. Nel dettaglio il 38% è avvenuto in Comuni fino a 10mila abitanti, il 39% in Comuni da 10 a 50mila abitanti. Il restante 23% sono Comuni medio-grandi, superiori a 50mila abitanti. Sono 45 - il 13% del totale - i Comuni in cui si sono verificati atti di intimidazione o aggressione nei confronti di amministratori, dipendenti pubblici o agenti della Polizia Municipale che in passato, anche recente, sono stati sciolti per mafia. Non solo: spiccano tra questi ben 14 Comuni sciolti in almeno due occasioni. Vi è persino un Comune - Melito Porto Salvo, provincia di Reggio Calabria - sciolto tre volte (1991, 1996, 2013). In questa lista vi sono Comuni in cui lo scioglimento è avvenuto negli ultimi cinque anni, tale da poter collegare alcuni atti di intimidazione ad una probabile matrice mafiosa. "In Italia gli amministratori locali e, in generale, chi opera all'interno delle istituzioni deve misurarsi con due situazioni - spiega Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico - La prima consiste nella perdita di fiducia da parte di una fetta sempre più consistente di popolazione. La seconda situazione nella progressiva riduzione delle risorse finanziarie a disposizione degli enti locali. Tagli che hanno aggravato situazioni già problematiche, se non drammatiche, in aree del Paese dove il binomio crisi-mancanza di risorse ha finito per legare mani e piedi ad amministratori capaci ed onesti. Tutto questo si è tradotto in una forte compressione, quando non addirittura nella chiusura, di servizi essenziali alla persona La "legalità conviene" - conclude Montà - non è uno slogan di impatto, ma è la ricetta universale da adattare alle specificità dei territori, grazie alla quale è possibile ridurre la rabbia sociale, l'illegalità, il fenomeno mafioso e, di conseguenza, il numero degli amministratori sotto tiro".

    Sono 454 gli atti contro amministratori nel 2016. Nel 2016 Avviso Pubblico ha censito 454 atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali, uno ogni 19 ore. Dal 2011, anno della prima edizione del Rapporto "Amministratori sotto tiro" in cui furono censiti 212 casi, gli atti intimidatori sono più che raddoppiati. Il fenomeno lo scorso anno ha coinvolto 18 Regioni, 77 Province - il 72% del totale - e 295 Comuni - il 10% in più nel confronto con il 2015. E' quanto emerge dal Rapporto "Amministratori sotto tiro", presentato oggi. Tra i soggetti maggiormente presi di mira da minacce dirette - spiega il rapporto di Avviso Pubblico - gli amministratori locali (61% dei casi). Tra questi Sindaci (55%), consiglieri comunali (23%), assessori (12,5%) e Vicesindaci (5,5%). In un numero limitato di situazioni (4%) sono stati colpiti presidenti del consiglio e di commissioni e consiglieri municipali. Rispetto al 2015 sono aumentate in percentuale le minacce e le aggressioni nei confronti del personale della Pubblica amministrazione - dal 13 al 18% - e dei candidati alle Amministrative, dal 5% all'8.5%. Il mezzo più utilizzato per intimidire e minacciare si conferma l'incendio (33% dei casi) di auto, case, uffici, strutture o mezzi. Seguono lettere e messaggi minatori (13% dei casi), danneggiamenti di strutture o mezzi (11,5%), aggressioni fisiche (10%), minacce verbali o telefonate minatorie (7%), l'utilizzo di ordigni come bombe carta o molotov (6%), l'invio di lettere con proiettili (4%), le scritte sui muri, gli spari contro strutture, case o mezzi privati, l'invio di parti di animali morti. Nell'era della tecnologia anche i social network rappresentano un mezzo sempre più utilizzato da chi punta a intimidire. Nella maggior parte dei casi si tratta di insulti o minacce lanciate nella piazza virtuale di Facebook, in altre circostanze si diffondono le cosiddette fake news, notizie false finalizzate ad intaccare pesantemente la credibilità e l'onorabilità delle persone prese di mira. Questo il profilo dell'Amministratore sotto tiro: uomo, Sindaco di un Comune medio - piccolo del Sud Italia (con una popolazione fino a 50mila abitanti) a cui generalmente viene bruciata l'auto. Governa un territorio ad elevata densità criminale, in regioni in cui sono nate le mafie tradizionali. Il 10% delle intimidazioni censite da Avviso Pubblico nel 2016 è stato rivolto nei confronti di donne, minacciate con le stesse metodologie utilizzate per gli uomini.

    108 quelle a Polizia Municipale. Nel Report "Amministratori sotto tiro" Avviso Pubblico ha realizzato un focus specifico sulle minacce e le intimidazioni subite dagli agenti della Polizia Municipale: il monitoraggio realizzato ha portato al censimento di 108 casi distribuiti in 17 Regioni, 56 Province e che coinvolgono 81 Comuni. In cima alla classifica delle Regioni c'è la Sicilia (18 casi), seguita da Veneto e Toscana (11 casi a testa), Campania (10), Emilia Romagna e Puglia (9 casi ciascuna). Ad essere maggiormente coinvolti sono grandi Comuni, tra cui Bari, Firenze, Milano, Napoli, Palermo e Torino, e importanti province come quelle di Roma e Venezia. È il Centro-Nord, in particolare il settentrione, la macroarea più colpita con il 53%, seguita da quella costituita da Sud-Isole (47%). Lo studio evidenzia inoltre come circa il 20% dei casi di minaccia o aggressione si possono ragionevolmente ritenere come non riconducibili alla criminalità, organizzata e non. A volte intimidazioni, minacce ed aggressioni sono state messe in atto da semplici cittadini che hanno sfogato la propria rabbia per la situazione economica in cui versano. Persone che individuano negli amministratori locali e nei dipendenti pubblici l'obiettivo da colpire, il più facilmente raggiungibile, per esprimere un disagio che è spesso rivolto alla politica nel suo insieme. Altra motivazione che spinge taluni ad aggredire o minacciare gli amministratori locali è il tema dell'abusivismo, argomento delicato in diverse regioni del Mezzogiorno. Anche l'accoglienza di immigrati/rifugiati sui territori, unita alla difficile situazione economico - sociale degli stessi, provoca momenti di tensione tra cittadini e amministratori locali. Vi sono poi motivazioni politiche: atti di intimidazione di frange estremiste o espressioni eccessive di dissenso nei confronti dell'amministrazione locale. Preoccupante è il numero delle intimidazioni, perlopiù aggressioni, causate da futili motivi, riferite soprattutto ai normali controlli svolti dagli agenti della Polizia Municipale: multe per divieto di sosta, controlli delle generalità, la viabilità. Infine, la percentuale più alta è riconducibile a casi di aggressioni rivolte agli agenti di Polizia Municipale durante il quotidiano servizio di controllo sui venditori ambulanti.

    Periodo elettorale il più a rischio. E' maggio il mese maggiormente "sotto tiro" del 2016, dato in perfetta continuità con l'anno precedente: sono 60 i casi censiti da Avviso Pubblico, una media di due al giorno. Il periodo elettorale - nel 2016 sono stati coinvolti dal ricorso alle urne oltre 1.300 Comuni - si conferma dunque il più a rischio sia per gli amministratori uscenti sia per i nuovi candidati. Oltre il 6% dei 454 casi censiti sono riferibili a candidati alle Amministrative 2016, registrati da Nord a Sud del Paese. In un caso specifico, a Castelforte (Latina), la minaccia diretta ad un candidato ha provocato il ritiro immediato della sua lista durante la competizione elettorale. La campagna elettorale è il momento in cui le motivazioni dietro a minacce e aggressioni sono maggiormente riconoscibili. Si intimidisce il nuovo aspirante amministratore per condizionarlo o, nei casi più gravi, per convincerlo a ritirare la propria candidatura. Talvolta la minaccia funge da "promemoria" per chi ha già stretto accordi sottobanco, o per avvicinare i candidati, vecchi o nuovi che siano, in una delle tipiche dinamiche in cui si prepara e consuma il voto di scambio. Nel 72% dei casi gli amministratori locali e il personale della Pubblica amministrazione sono stati fatti oggetto di minacce dirette. Questo significa che sono stati intimiditi direttamente come persone. Nel 28% dei casi le minacce sono state di tipo indiretto, ovvero sono stati colpiti Municipi e uffici, distrutte e danneggiate strutture e mezzi adibiti al ciclo dei rifiuti, a servizi sanitari, idrici, elettrici e del trasporto pubblico, sono stati intimiditi collaboratori e parenti, come ad esempio genitori, mogli, mariti, fratelli e sorelle.

    Camera a approva inasprimento pene. Sì definitivo dell'Aula della Camera alle norme per garantire protezione dalle intimidazioni ai sindaci e agli amministratori locali, ma anche ai consiglieri regionali ed ai parlamentari con un inasprimento delle pene previste: un fenomeno che ha recentemente raggiunto dimensioni preoccupanti. I voti a favore sulle norme a tutela dei Corpi politici, amministrativi o giudiziari e dei loro singoli componenti, sono stati 268, nessun contrario, 74 gli astenuti (M5S e Lega). Il testo allarga la tutela già prevista dal codice penale agli organi politici amministrativi o giudiziari "ai singoli componenti" di essi quando vengano fatti segno di atti che, volti a intimidire l'amministratore in relazione all'integrità della sua persona e dei suoi beni, minacciano, nel contempo, il buon andamento della pubblica amministrazione. La protezione è estesa, nel testo uscito dal Senato, anche ai consiglieri regionali ed ai parlamentari: un'estensione, quella a deputati e senatori, non piaciuta a M5S che si è astenuto al voto finale. Viene poi reso obbligatorio l'arresto in flagranza di chi compie atti intimidatori. Arriva, poi, una aggravante che scatta quando le condotte intimidatorie abbiano una valenza ritorsiva rispetto alle decisioni assunte dall'amministratore. Vengono, infine sanzionati anche gli atti intimidatori nei confronti di aspiranti consiglieri comunali, cioè i candidati alle elezioni comunali.

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