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    Droga e abigeato, arresti dei CC tra Calabria e Sicilia

     

    Droga e abigeato, arresti dei CC tra Calabria e Sicilia

    07 giu 17 I Carabinieri di Ragusa, su delega della Dda di Catania, stanno eseguendo 19 misure cautelari in carcere e oltre 30 decreti di perquisizione per traffico di stupefacenti e abigeato tra la Calabria e la Sicilia. L'indagine ha permesso di accertare i legami instaurati da "Cosa Nostra" di Vittoria (Rg) e Comiso (Rg) con esponenti delle 'ndrine calabresi della piana di Gioia Tauro e con esponenti della famiglia mafiosa "Fragapane" di Santa Elisabetta (Ag), il cui capo clan Salvatore Fragapane, è detenuto in quanto condannato all'ergastolo per la scomparsa e l'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo. Durante le indagini è stato anche accertato che un'altra delle attività criminali a cui si era dedicata Cosa nostra di Vittoria era l'abigeato, compiendo una serie indeterminata di furti di capi di bestiame, in molti casi intere greggi di animali, ai danni di aziende di allevamento di varie province siciliane. I furti venivano commessi da calabresi, su indicazioni ricevute da basisti locali, con successiva rivendita del bestiame in Calabria.

    I diciannove arrestati nell'ambito dell'operazione 'Proelio' sono i ragusani Carmelo Battaglia di 41 anni, Ambra Errigo di 23 anni, Concetto Errigo di 58 anni, Concetto Giuseppe Errigo di 55 anni, Raffaele Ignaccolo di 34 anni, Biagio Occhipinti di 41 anni, Matteo Piccione di 59 anni, Stefania Saraceno di 40 anni, Mario Benenati di 36 anni, Giuseppe Piazza di 30 anni, Salvatore Vitale di 38 anni; gli agrigentini Francesco Fragapane di 37 anni, Roberto Lampasona di 40 anni, Antonino Mangione di 37 anni, Girolamo Campione di 40 anni, Giuseppe Quaranta 49 anni; nonché i calabresi Saverio Napoli di 32 anni, Giuseppe Piccolo di 37 anni e Vincenzo Polistena di 66 anni.

    La sostanza stupefacente che dalla Calabria arriva in Sicilia e bestiame rubato che fa il percorso inverso. E' il 'sistema illecito integrato' tra gruppi criminali di Ragusa e della Piana di Gioia Tauro emerso dall'inchiesta Proelio della Dda della Procura di Catania che ha portato all'esecuzione di 19 misure cautelari e 30 perquisizioni per traffico di droga e abigeato. La cocaina arrivava in Sicilia trasportata da insospettabili corrieri: nuclei familiari, anche con bambini piccoli, per cercare di ingannare gli investigatori e superare eventuali controlli. Poi veniva venduta al minuto anche in due negozi di abbigliamento del Ragusano, il cui titolare è tra gli arrestati. Il bestiame veniva invece rubato nelle campagne del Ragusano da ladri che arrivavano dalla Calabria e che si servivano di basisti locali: gli animali erano poi immessi nel circuito della macellazione clandestina e i proventi reinvestiti nel traffico di droga. Un 'sistema illecito integrato' che è stato interrotto dalle indagine dei carabinieri di Ragusa coordinate dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, dall'aggiunto Carmelo Petralia e dal sostituto Valentina Sincero. Secondo l'accusa, il gruppo in Sicilia era in contatto con la 'famiglia' Fragapane di Agrigento, il cui capo Salvatore è detenuto all'ergastolo per l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo. La droga veniva occultata anche nelle campagne del Ragusano, e in un'intercettazione uno degli arresti rivela un nascondiglio: "ci sta un alberello di mandorle: è lì, sotto la pietra...". E gli affari andavano così bene che il gruppo pensava di espandersi anche a Malta, dove era stati avviati contatti.

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