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    Inchini e baciamano, la Calabria che non vogliamo. Autore si giustifica

     

     

    Inchini e baciamano, la Calabria che non vogliamo. Autore si giustifica

    06 giu 17 "Inchinarsi al potere umano, e ancor più al potere mafioso, rende schiavi ed uccide la speranza. Torniamo al Signore con una fede autentica che non scende a compromessi col male". É quanto afferma il vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, in una lettera alla comunità di San Luca chiedendo di dedicare una giornata di penitenza e digiuno per il 21 giugno prossimo. Il presule, nella lettera, dopo avere manifestato un "animo preoccupato in questo particolare momento della vostra vita sociale e politica", fa riferimento alle "belle manifestazioni che hanno mostrato il volto positivo di questa comunità espresso in quello di tanti ragazzi e giovani che si vedevano assegnata una struttura sportiva". Mons. Oliva invita poi alla riflessione sulla vicenda della "non presentazione di alcuna lista elettorale" e "all'arresto, in questi ultimi giorni, di un noto pregiudicato, dopo anni di latitanza, avvenuto grazie ad un'importante e delicata azione investigativa dei Carabinieri" rilevando che "ha fatto molto discutere il saluto 'riverente' con baciamano". "La vera fede - sostiene ancora il Vescovo di Locri nella lettera - non tollera alcuna forma di connivenza con il male. Non è possibile essere cristiani appartenendo ad associazioni di stampo 'ndranghetista. Ed è mafiosa ogni forma di illegalità, di collusione, di arroganza e prepotenza, di corruzione, ogni traffico illecito, spaccio di droga, usura e sfruttamento dell'ambiente. Anche i silenzi omertosi uccidono il futuro della comunità e la speranza dei giovani. E' assurdo pensare ad un futuro attraverso il malaffare, i traffici illeciti ed ogni altra forma di illegalità. Il lavoro vero, quello che libera e che dà dignità, che purtroppo manca nella nostra terra, non ha nulla a che vedere con il malaffare". "A voi tutti - conclude la lettera di mons. Oliva - chiedo un sussulto di umanità ed una conversione sincera alla vera fede. Il credente 's'inchina' solo a Dio".

    "Io non avevo alcuna intenzione di baciare la mano a Giorgi. Volevo solo salutarlo e abbracciarlo perché non lo vedevo da 20 anni e perché le nostre famiglie hanno rapporti da molto tempo. Per me é un amico fraterno. Chiedo scusa ai miei paesani per avere combinato questo casino. E anche alle istituzioni perché io vivo da sempre nella legalità". Lo ha detto, in un'intervista al Tgr della Calabria, Antonio Vottari, l'uomo che venerdì scorso ha baciato la mano al boss Giuseppe Giorgi subito dopo il suo arresto. "É stata una cosa - ha aggiunto Vottari - non voluta. Io ho sempre lavorato onestamente, i miei paesani sanno tutto di me, non sono mafioso e non copro nessuno. Sono pentitissimo di quello che ho fatto perché non era mia intenzione fare un gesto del genere. Un gesto insano, se potessi tornare indietro non rifarei il baciamano, ma un abbraccio glielo darei ben volentieri". "Io e Giorgi - ha aggiunto Vottari - abbiamo rapporti anche come famiglie da molti anni. Suo padre ha battezzato mia sorella, mia sorella ha battezzato lui. Giorgi non aveva bisogno certo del baciamano". "Non sta a me giudicare - ha detto ancora Vottari - se Giuseppe Giorgi é un boss o non é un boss. Per me é solo un amico fraterno. Qui, però, ormai, bisogna stare attenti. Qualsiasi cosa si fa, si massacrano le persone. A San Luca non viviamo più tranquillamente perché siamo tutti etichettati come mafiosi. Ed è una cosa che ci fa male"

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