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    Arrestato dai CC il boss Giorgi, latitante dal 1994 tra i 5 più pericolosi d'Italia

     

    Arrestato dai CC il boss Giorgi, latitante dal 1994 tra i 5 più pericolosi d'Italia

    02 giu 17 I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato il latitante di 'ndrangheta Giuseppe Giorgi, di 56 anni, detto "u capra", ritenuto elemento di vertice della cosca Romeo alias "Staccu". Il latitante è stato bloccato a San Luca, nella sua abitazione. Giorgi era ricercato dal 1994 ed il suo nome era inserito nell'elenco dei 5 latitanti più pericolosi d'Italia. Deve scontare una condanna a 28 anni e 9 mesi per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Giorgi è stato bloccato stamani poco dopo le 8 a San Luca dai carabinieri del Reparto operativo di Reggio Calabria insieme a quelli dello Squadrone Cacciatori Calabria. Nei suoi confronti era stato emesso un ordine di carcerazione a seguito della condanna. Giorgi è ritenuto al vertice della cosca Romeo operante prevalentemente a San Luca e con ramificazioni in tutta la provincia ed in altre in ambito nazionale ed internazionale. Era ritenuto latitante di massima pericolosità ed il suo nome inserito nel programma speciale di ricerca.

    --- Video Guarda il video della cattura

    Bravi mi avete preso. "Bravi, mi avete preso". A dirlo è stato il latitante Giuseppe Giorgi ai carabinieri del Reparto operativo di Reggio Calabria e dei Cacciatori che lo hanno arrestato dopo averlo scovato in un rifugio ricavato sopra il camino della sua abitazione a San Luca. Giorgi, subito dopo essere uscito dal rifugio, ha anche cercato di tranquillizzare le due figlie, una di 26 e una di 24, che si sono lasciate andare a scene di disperazione. "Si sapeva - ha detto rassegnato l'uomo alle figlie - che prima o poi doveva finire".

    Vicino di casa gli bacia le mani. Un vicino di casa ha baciato la mano al boss latitante Giuseppe Giorgi mentre i carabinieri lo stavano portando via dopo averlo individuato in un rifugio realizzato nel camino della sua abitazione. Scena cui ha fatto da contraltare quella vista nel cortile della caserma sede del Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria. All'arrivo delle auto con il latitante catturato e con i militari che hanno partecipato all'operazione, gli stessi carabinieri hanno iniziato a saltare e ad abbracciarsi tra loro in segno di giubilo per il risultato raggiunto.

    Il bunker sopra il camino di casa. Era nascosto in un piccolo bunker ricavato sopra il camino della sua abitazione, a San Luca, Giuseppe Giorgi, il latitante catturato stamani dai carabinieri. I carabinieri già da alcuni giorni avevano il sospetto che il latitante si trovasse nella sua abitazione e la notte scorsa, dopo che ulteriori elementi hanno rafforzato la convinzione della sua presenza, i militari, verso le 3.30 sono entrati ed hanno iniziato la perquisizione. Dopo circa 5 ore di lavoro, quando i carabinieri hanno cominciato a rompere le pareti alla ricerca del rifugio, Giorgi si è fatto sentire. I carabinieri hanno dovuto lavorare ulteriormente perché si era bloccato il congegno che consentiva l'apertura, attraverso lo spostamento di una pietra del pavimento. Una volta sistemato il dispositivo il ricercato è uscito e si è fatto ammanettare. Il bunker era di piccole dimensioni e serviva soltanto per sfuggire ai controlli in caso di perquisizione.

    "Anche in questa operazione, la squadra-Stato ha fatto emergere quanto il lavoro sia intenso, continuo, contro la 'ndrangheta e i suoi fiancheggiatori in questa provincia e in questa regione". Lo ha detto il procuratore distrettuale di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho intervenendo alla conferenza stampa per illustrare i particolari della cattura del latitante Giuseppe Giorgi. "Giorgi - ha proseguito de Raho - viveva nella sua 'fortezza', tanto è grande la sua abitazione, nel centro di San Luca, insieme a figli e moglie. Era riuscito sempre a schivare la cattura poiché al sopraggiungere dei carabinieri, attraverso un meccanismo sofisticato, rimuoveva la base di un caminetto e subito si calava dentro un piccolo bunker dove riusciva a stare anche diverse ore in attesa della fine delle perquisizioni. Stavolta gli è andata male. La sua foto campeggiava affiancata a quella di Matteo Messina Denaro nella black list delle forze dell'ordine, segno questo della sua supremazia nelle gerarchie mafiose". Sposato con la figlia di Sebastiano Romeo, capo dell'omonima 'famiglia' 'ndranghetista degli "stacchi", deceduto alcuni anni fa per cause naturali, Giuseppe Giorgi era noto per la sua abilità nel traffico internazionale di cocaina. "Lo abbiamo catturato senza l'ausilio di fonti confidenziali - ha sottolineato ancora de Raho - perché non abbiamo bisogno di 'soffiate' di confidenti. E con il medesimo sistema investigativo abbiamo ammanettato anche Giuseppe Crea, boss di Rizziconi, e Marcello Pesce. Una indagine, come le precedenti, blindata ed eseguita con l'apporto sul territorio dei Cacciatori di stanza a Vibo Valentia, preziosissimi nei controlli. In Calabria e in provincia di Reggio, e di questo voglio pubblicamente ringraziare il comandante generale Del Sette, l'Arma sta schierando i suoi uomini migliori, segno questo della capacità di valutare appieno le gravi problematicità che emergono da questi territori".

    "Festeggiare l'anniversario della Repubblica con l'arresto di Giorgi - ha detto il comandante della legione 'Calabria', gen. Vincenzo Paticchio - è un grande onore per tutti noi. Restiamo fermamente impegnati nel perseguire l'obiettivo di garantire la legalità in questa provincia e in questa regione. Voglio ringraziare non solo i magistrati che con noi sono impegnati diuturnamente per questo obiettivo, ma anche le famiglie dei carabinieri che si sacrificano accanto, come e più dei loro cari, in questo duro lavoro". "Ci stavamo lavorando da ottobre del 2016 - ha detto il comandante provinciale dei carabinieri col. Alessandro Scafuri - senza che una sola parola che avrebbe potuto sacrificare mesi e mesi di duro lavoro sia sfuggita. Arrestare Giorgi a casa sua è la conferma di come i veri capibastone non si spostino mai dal loro territorio per comandare meglio e seguire efficacemente i loro loschi affari". Nel corso della perquisizione sono stati trovai anche 156 mila euro in banconote di alto taglio. "Erano murate in una intercapedine - ha detto il comandante del reparto operativo, col. Vincenzo Franzese -, banconote nuovissime e avvolte in cellophane. Giorgi, quando ha capito, è uscito a mani alzate senza opporre resistenza. Al momento della scoperta non era armato e l'operazione si è potuto concludere senza alcun impedimento di sorta"

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