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    Inchiesta Cinque Lustri: il gioco Muto ... degli appalti

    la sala giochi utilizzata per dirottare i pagamenti alle cosche

     

    Inchiesta Cinque Lustri: il gioco Muto ... degli appalti

    22 gen 17 Questa mattina l'imprenditore Giorgio Barbieri, è stato sentito a Roma dagli inquirenti per rispondere delle gravissime accuse che lo identificano non come colluso ma quasi come “socio” dei boss nell'ambito dell'inchiesta della DDA "Cinque Lustri". Grazie al suo nome le cosche mostravano la faccia pulita per accaparrarsi gli appalti non solo nella provincia di Cosenza, Piazza Bilotti, la sciovia di Lorica e l’avio superficie di Scalea, tutto controllato dalla cosca Muto, ma anche nel reggino dove i Bagalà, la cosca referente dei Morabito, mettevano le mani su 27 gare indette dalle stazioni appaltanti con il sistema della ATI o RTI, i gruppi di impresa, dove figurano imprese con i requisiti economici adeguati come i gruppi "BARBIERI" e "CITTADINI".

    Quale imprenditoria se poi fa società con la ndrangheta? Questo è l’interrogativo che ci viene posto dal cittadino comune che per strada commenta la recente inchiesta della DDA che ha messo a nudo una realtà, purtroppo, tutta calabrese. Se vuoi lavorare devi scendere a patti con il malaffare. Una scusa o un paravento di comodo?

    E si perché il vaso di pandora scoperchiato dalla Guardia di Finanza su indicazione della DDA di Catanzaro con a capo Gratteri ha un puzzo nauseabondo. Quanto scrivono i PM Lubero e Bombardieri con gli aggiunti Falvo e Prontera fa ghiacciare il sangue nelle vene. L’imprenditore Barbieri di concerto con il boss della mafia reggina Morabito e il boss della mafia cosentina Muto raccoglie, secondo l’inchiesta, non solo appoggi, ma i più importanti lavori che gli enti pubblici mettono a bando.

    “Le investigazioni della Guardia di Finanza di Cosenza, parallelamente alle indagini svolte dalla Sezione A/C del Ros di Reggio Calabria disvelavano l’intraneità di imprenditori operanti sull’intero territorio nazionale del calibro di Giorgio Barbieri alle cosche insediate nel territorio reggino, hanno pure consentito di accertare che le attività commerciali e d’impresa dallo stesso Barbieri condotte, però, a Cosenza e provincia si inseriscono invece nel tessuto organizzativo e funzionale della Cosca MUTO che sino al comprensorio cosentino, anche su questo versante strategico, si articola pervasivamente”. Accuse gravissime certificate dall’operato degli uomini delle Fiamme Gialle che nel territorio cosentino mettono in luce come “l’articolazione ‘ndranghetistica tutt’ora presidiata da Franco MUTO e dal di lui figlio Luigi abbia nel tempo esteso i suoi confini operativi e impresso un netto salto di qualità alle sottese strategie criminali di espansione sul territorio: dal basilare traffico di stupefacente ed estorsioni, al controllo monopolistico dell’offerta di pescato nell’alto tirreno-cosentino, sino alle più sofisticate e ‘latenti’ cointeressenze economico-imprenditoriali che qualificano Giorgio Barbieri come imprenditore di riferimento dei MUTO nel territorio cosentino.” . In parole povere i Muto fanno il salto di qualità e dalla droga passano agli appalti pervadendo il territorio del capoluogo Bruzio e di tutta la provincia.

    Un quadro devastante che evidenzia come una nuova geografia ndranghetistica si stia ri-disegnando. In tutto questo il ruolo di Barbieri “che finisce (anche) per partecipare dell’organizzazione ‘ndranghetistica dei “MUTO”, della quale infatti implementa la capacità economica con mensili corresponsioni di denaro e il controllo mafioso del territorio.“ La figura dell'imprenditore in questione, quale è risultata dalle concorrenti indagini della DDA reggina e della DDA catanzarese, si presenta come articolata ed in grado di garantire, con condotte diverse e tutte integranti una vera e propria partecipazione alle diverse organizzazione criminali con cui è in affari: un distinto apporto causale alle cosche facenti capo, rispettivamente, ai BAGALÀ e ai MUTO.

    Infatti, per come dimostrano le investigazioni della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, esiste un’organizzazione ‘ndranghetistica denominata “BAGALA’” che controlla, per tutto il territorio calabrese e anche altrove, l’appaltistica pubblica. Il controllo viene espletato per il tramite di una collusione, del tipo di quella prevista dall’art. 353 c.p., fra più imprese che consentono di effettuare offerte in grado di vincere i relativi appalti. Questa stessa organizzazione ha nel proprio programma criminale la corruzione di pubblici ufficiali ed una sorta di “pacificazione” con le strutture ‘ndranghetistiche dei luoghi ove gli appalti vengono svolti.

    Mentre per gli appalti di Gioia Tauro Barbieri si limita ad aggiudicarseli svolgendo il ruolo di prestanome dei Bagalà, per gli appalti pubblici che si aggiudica a Cosenza -sottolineano gli inquirenti- pretende di gestirli autonomamente, sebbene avvalendosi di numerosi subappaltatori e riesce a ridimensionare le pretese estorsive per il tramite dell’intervento di Franco Muto che ha una partecipazione agli utili di una serie di imprese formalmente intestate a Barbieri e cioè: una sala giochi, “SalaSlot6” della “Clogo Srl”, sita in Cosenza, la discoteca “Il Castello” e l’”Hotel delle Stelle”, siti in Sangineto.

    In particolare emerge, incontrovertibilmente, come tramite Giorgio Morabito Barbieri partecipa alla organizzazione criminale reggina mettendo a disposizione della medesima cosca il nome delle proprie società in modo da consentire alla medesima organizzazione dei Bagalà di prendere parte e di aggiudicarsi, tramite queste ed altre aziende compiacenti o proprie e fittiziamente intestate, la totalità degli appalti pubblici dell'area di gioia tauro. Diversamente, a Cosenza e nella sua provincia Barbieri si pone non come semplice prestanome della cosca ‘ndranghetistica dei MUTO ma si relaziona con la stessa su un piano paritario di interessi comuni, quando non condivisi, che consentono all'imprenditore, che sistematicamente apporta importanti flussi economici alla cosca contribuendo così al suo mantenimento ed alla sua affermazione, di svolgere la propria attività non solo nel territorio controllato criminalmente dalla cosca di riferimento, e cioè Cetraro e territori vicini, ma addirittura in territori diversi. In questi territori, proprio grazie alla sua qualità di imprenditore di riferimento della cosca MUTO, gli viene consentito di operare nonché di beneficiare di “agevolazioni” nel trattamento riservatogli dalle cosche del territorio.

    Per l'inchiesta della DDA di Catanzaro, con a capo Gratteri, Barbieri è imprenditore soggiacente alle imprese criminali delle cosche che operano nel territorio. Il tenore delle conversazioni, quanto emerso circa le costanti e sistematiche rimesse economiche che lo stesso svolge in favore della cosca MUTO, fanno ritenere come, in realtà, abbia volto i rapporti, appunto, con la cosca MUTO a proprio favore, utilizzando addirittura il riferimento alla cosca, e l’evocazione della stessa, nel proprio interesse economico.

    1 .. continua

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