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    Traffico di reperti archeologici, 12 arresti dei CC a Crotone

     

    Traffico di reperti archeologici, 12 arresti dei CC e 35 avvisi a Crotone

    18 gen 17 I carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale stanno eseguendo 12 misure cautelari emesse dal Gip di Crotone e 35 perquisizioni, con contestuale notifica di avvisi di garanzia, nelle province di Crotone, Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza, Catania e Reggio Emilia, nei confronti di persone accusate di avere fatto parte di un'organizzazione criminale che avrebbe gestito, in tutte le sue fasi, un traffico di reperti archeologici, con un giro d'affari di alcuni milioni di euro. Bersaglio prediletto dai "tombaroli", secondo quanto riferiscono i militari, era il sito archeologico di "Capo Colonna" a Crotone. Gli investigatori non hanno ancora reso nota l'identità delle persone coinvolte nell'operazione. É stato soltanto riferito che tra le persone arrestate c'é "uno stimato accademico" e tra gli indagati diversi professionisti. Sono state sequestrate, inoltre, preziose collezioni con numerosi reperti archeologici di notevole interesse storico-artistico ed elevato valore economico.

    Fermati: Pasquale Attianese, Vincenzo Godano, Francesco Arena, Francesco Filoramo, Luca Filoramo, Salvatore Rocca, Carmine Verterame, Giovanni Lettieri, Raffaele Malena, Ernesto Palopoli, Pasqaule Antonio Fabiano

    Tra indagati giudici di pace : Ci sarebbero giudici di pace, avvocati, medici e farmacisti tra le 35 persone indagate nell'operazione condotta dai carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale e del Comando provinciale di Crotone contro un'organizzazione di trafficanti di reperti archeologici. Secondo quanto si é appreso, inoltre, da fonti investigative, lo "stimato accademico" che é tra le persone arrestate é un docente crotonese di materie letterarie con la passione dell'archeologia, Pasquale Attianese, di 70 anni. Nei confronti dei 35 indagati sono state eseguite perquisizioni nei loro domicili e negli studi professionali, con la contestuale notifica delle informazioni di garanzia emesse dalla Procura della Repubblica di Crotone, che ha coordinato l'operazione. L'operazione é stata denominata "Tempio di Hera", dal nome di Hera Lacinia, la dea moglie di Zeus cui é intitolato il parco archeologico di Capo Colonna dove l'organizzazione di tombaroli avrebbe reperito i reperti oggetto del traffico illegale.

    Indagato ne aveva in casa 2000: Un ottantenne di Torretta di Crucoli (Crotone), indagato nell'operazione "Tempio di Hera" condotta stamattina dai carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale e del Comando provinciale di Crotone, é considerato il principale ricettatore dei reperti archeologici oggetto del traffico che é stato stroncato dai militari. L'uomo, anche lui come Pasquale Attaniese, il docente che figura tra gli arrestati, apparente "paladino" della tutela dei beni archeologici ma in realtà, secondo gli investigatori, collezionista senza scrupoli, aveva allestito nella sua abitazione una sorta di "museo privato" in cui erano esposti oltre duemila reperti, di cui era entrato in possesso illecitamente. L'inchiesta che ha portato alle 12 misure cautelari (tre arresti di cui due in carcere ed uno ai domiciliari, quattro divieti di dimora e cinque obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria), coordinata dal Procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, é stata condotta dal pm Luisiana Di Vittorio, che ha chiesto ed ottenuto dal gip, Michele Ciociola, l'emissione dei provvedimenti. L'inchiesta della Procura di Crotone era partita nell'ottobre del 2014 dopo che erano stati rilevati numerosi scavi clandestini in siti archeologici del crotonese. Le diverse fasi in cui si articolava il traffico illecito, dallo scavo clandestino alla vendita dei reperti ai collezionisti, sono state accertate e documentate grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video e pedinamenti. Alle persone coinvolte nell'operazione viene contestato il reato di associazione per delinquere finalizzata all'esecuzione di scavi clandestini, impossessamento illecito di reperti archeologici appartenenti allo Stato, con conseguente danneggiamento delle aree vincolate, e ricettazione dei beni illecitamente rinvenuti. Significativa, hanno riferito ancora gli investigatori, si è dimostrata la collaborazione alle indagini della Soprintendenza archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone.

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