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    Commissione Antimafia in Calabria: Lo Stato c'è

     

    Commissione Antimafia in Calabria: lo Stato c'è

    31 mar 16 "Partiremo dalle relazioni del Procuratore della Repubblica e dagli interventi dei responsabili dell'ordine pubblico per approntare le risposte necessarie a fronteggiare efficacemente la 'ndrangheta". A dirlo è stato il presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi che guida una delegazione che ha incontrato per tutto il giorno, nella Prefettura di Reggio Calabria, magistrati e rappresentanti delle forze dell'ordine. Al termine delle audizioni - che proseguiranno domani a Locri - la Bindi e gli altri commissari hanno visitato il negozio di Tiberio Bentivoglio, il testimone di giustizia a cui, un mese fa, era stato incendiato un magazzino della sua attività di sanitari. Bentivoglio, nei giorni scorsi, ha poi aperto una nuova attività in un bene confiscato alla 'ndrangheta. "Abbiamo compreso però - ha detto Rosy Bindi parlando con i giornalisti fuori dal negozio - che le reazioni della 'ndrangheta degli ultimi mesi sono dovute ad una costante azione di controllo del territorio da parte degli organi dello Stato, tutto ciò insopportabile per un'organizzazione che ha sempre vissuto di complicità diffuse che vanno decisamente recise". Rosy Bindi ha anche raccolto l'appello dei vertici del Tribunale reggino per un rafforzamento degli organici della Procura e delle sezioni Gip-Gup, "intasate di provvedimenti in attesa di essere trattati. Siamo consapevoli - ha detto - che sia impossibile condurre una battaglia efficace e credibile alla 'ndrangheta senza un'opera di rafforzamento della magistratura".

    Sfida parte da Reggio Calabria. "Qui lo Stato c'è ma allo stesso tempo, dopo avere ascoltato le relazioni di prefetto, magistrati e responsabili dell'ordine pubblico, capisci quanto sia pericolosa la pervasività della ndrangheta". E' quanto ha detto il vice presidente della Commissione parlamentare antimafia Claudio Fava parlando con i giornalisti al termine della giornata di audizioni tenuta da una delegazione della Commissione a Reggio Calabria. "Come ha detto il procuratore aggiunto Gratteri - ha aggiunto - oggi tra 'ndrangheta e Stato c'è una situazione di pareggio. Le notizie che arrivano dai comuni sciolti per mafia testimoniano la fatica per riportare dentro la legalità alcuni territori, la difficoltà a bonificare la politica e le amministrazioni da questa attenzione della 'ndrangheta. Penso che dopo avere ascoltato oggi quelle testimonianze, se una grande sfida va assunta dalle istituzioni, dallo Stato e dal Governo deve partire da Reggio Calabria. Perché siamo nella capitale morale e materiale della più pericolosa organizzazione criminale che vi sia sul pianeta. Siamo in presenza di una forte azione dello Stato, è vero, ma la presenza della 'ndrangheta in questo territorio è un elemento di oggettiva debolezza per ciò che essa rappresenta. Credo che i tempi siano maturi per investire su Reggio Calabria e questo è il dovere di qualsiasi governo e noi ci assumeremo le nostre responsabilità nei confronti del ministero della Giustizia e del governo. Non possiamo consentire oltre che gli uffici giudiziari di Reggio siano dinanzi ad una mole così imponente di lavoro con gli stessi organici di città che hanno emergenze ben lontane da Reggio Calabria". "Non si sconfigge la mafia collezionando convegni e buone intenzioni - ha concluso Fava - ma anche mettendo chi la combatte ogni giorno di operare nelle condizioni migliori".

    "E' un problema. La Commissione se ne è assunta le responsabilità in tempi non sospetti. Abbiamo aperto un filone di indagine su eccessi ed interpretazioni con cui taluni hanno visto la lotta alla mafia. Ci sono situazioni oggi in Calabria oggetto di indagine, vicende che anche noi stiamo cercando di mettere a fuoco. Un'urgenza da affrontare senza nascondere la testa sotto la sabbia". A dirlo è stato il vice presidente della Commissione parlamentare antimafia Claudio Fava parlando con i giornalisti a Reggio Calabria in merito ai casi di presunte irregolarità commesse da esponenti di associazioni antimafia. "Ci sono stati casi, qui e altrove - ha aggiunto - di strumentalizzazione della bandiera dell'antimafia. Bisogna evitare che queste strumentalizzazioni siano la cifra complessiva con cui si giudica il lavoro di tante associazioni che hanno lavorato bene. Pensiamo al lavoro straordinario fatto da Libera. Ecco perché bisogna guardare in faccia le cose accadute, anche gli eccessi, le situazioni di profitto e di interesse personale costruite all'ombra dell'antimafia senza permettere che contaminino tutto il lavoro buono finora fatto".

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