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    Lettera dei Vescovi della Cec: San Francesco di Paola luce della Calabria

     

    Lettera dei Vescovi della Cec: San Francesco di Paola luce della Calabria

    14 mar 16 "Dio vi aspetta a braccia aperte". Questo il titolo della lettera pastorale che i vescovi calabresi rivolgono a tutti i fedeli della regione in occasione del VI centenario della nascita di San Francesco di Paola, patrono della Calabria, che sarà festeggiato il 27 marzo prossimo. I vescovi presentano il Santo di Paola come esempio e proposta di misericordia ricordando che San Giovanni XXIII, nel proclamarlo patrono della Calabria, lo definì "Luce della Calabria". I presuli ricordano il patrono coniugando in vari modi il termine misericordia nella sua vita. Nella lettera vengono anche ricordati i due Sinodi sulla famiglia degli ultimi due anni che hanno richiamato l'attenzione, in questo momento di "grave crisi di valori", sull'importanza "nel piano di Dio" della famiglia, fondata sull'amore tra uomo e donna e aperta al dono della vita". Da qui l'invito ai genitori ad impegnarsi "fortemente nella trasmissione della fede", per offrire ai figli "il vero volto di Dio, che è amore misericordioso; e per educarli ad una cultura di misericordia e di carità". I pastori della Calabria ricordano, quindi, i "troppi scandali, troppe incoerenze, troppi errori, troppe connivenze" che hanno offuscato il volto della Chiesa e le hanno "tolto alcune volte anche la credibilità". La Chiesa, scrivono nella lettera, "esige sequela di Gesù, impegno concreto nella vita personale e in quella sociale. Essa non può tollerare altri scandali, anche se questi, purtroppo, hanno accompagnato e accompagneranno sempre la vita di ogni istituzione a causa della fragilità umana". Quindi i vescovi invitano, sull'esempio di San Francesco di Paola, a denunciare il male: "spirituale, morale, sociale, politico, economico. Evitiamo ogni forma di collusione con il male, educhiamoci al coraggio della verità e a denunciare ogni forma di peccato presente in mezzo a noi, soprattutto la corruzione, i condizionamenti, le estorsioni e le minacce dei mafiosi. Sarà un atto prezioso di misericordia verso la comunità religiosa e civile". Un "pensiero affettuoso" viene rivolto "a tutti i carcerati", con l'invito "a fare tesoro della grazia del Giubileo per un sincero ritorno a Dio, attraverso il pentimento per il male liberamente commesso, la disponibilità al risarcimento dei danni inferti alla società, la promessa di una vita rinnovata" e l'incoraggiamento ai collaboratori di giustizia a "continuare su questa strada di presa di distanza dall'omertà e dal silenzio, che è una prova concreta, dinanzi alla società, della loro volontà di cambiamento e di riabilitazione". I vescovi ricordano quindi tre ambiti particolari: "la questione del lavoro, la corruzione politica, la piaga della 'ndrangheta. Essi - scrivono - metteranno alla prova la verità della nostra volontà di rinnovamento di vita e di adesione al Vangelo, che farà ripartire con certezza la nostra Regione su basi di una speranza raggiungibile e realizzabile. Saranno tre banchi di prova per l'esercizio della nostra misericordia", sottolineando che la "mancanza di lavoro nella nostra regione è una piaga". La corruzione, poi, è "una delle componenti del mancato sviluppo della nostra regione: dobbiamo reagire con fermezza e coraggio e S. Francesco di Paola è per noi di esempio in questo Giubileo della misericordia. Abituiamoci a non premiare con il nostro voto politico o amministrativo chi ha mal governato o ha dato prova di corruzione nella gestione della cosa pubblica". E poi la "piaga" della 'ndrangheta: "anche per gli uomini e le donne di 'ndrangheta esiste un progetto di misericordia da parte di Dio e della Chiesa", evidenziano i presuli sottolineando che questa misericordia, così come per tutti i credenti, "non può essere banalizzata e ridotta a gesti meramente devozionali, che non costano nulla: attraversamento della Porta santa e bacio del Crocifisso, processioni e forme devozionali. C'è bisogno di questo, ma soprattutto di altro, di più sostanzioso: c'è bisogno del cambiamento radicale di vita, della richiesta di perdono e della giusta riparazione. E non bisogna avere paura di fare tutto questo: la Chiesa attende e accompagna lentamente chi vuole convertirsi, ascoltare l'appello del Padre misericordioso, conducendolo per mano attraverso tappe, piccole ma efficaci". I vescovi della Calabria chiedono a tutti "di tornare ad amare la nostra cultura e le nostre tradizioni, i nostri tesori d'arte, e di rispettare la natura, dataci da Dio" e invitano a combattere "ogni forma di violenza contro l'ambiente, ogni abuso edilizio, ogni abuso agricolo e tecnico. Non si sciupi l'acqua potabile, il grande dono di natura che ancora possediamo".

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