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    Maxi sequestro di beni per 45 mln da Dia e Gdf a imprenditore calabrese che opera in sanità

     

    Maxi sequestro di beni per 45 mln da Dia e Gdf a imprenditore calabrese che opera in sanità

    09 mar 16 Beni per 45 milioni, tra aziende, società, immobili, autoveicoli e rapporti finanziari, sono stati confiscati all'imprenditore calabrese A.R., ritenuto esponente di spicco della cosca Piromalli-Molè, operante nella Piana di Gioia Tauro, dagli uomini della Dia di Reggio Calabria e del Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Firenze e Pistoia. Il provvedimento è stato emesso dalla Dda di Reggio Calabria. Dalle indagini è emerso che l'imprenditore operava, in maniera occulta nel settore della sanità privata calabrese, gestendo case di cura e centri riabilitativi, e in quello immobiliare, attraverso imprese attive in Toscana e Calabria. Con lo stesso provvedimento, emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, è stata disposta nei confronti di A.R. la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di 3 anni. La confisca conclude l'attività avviata nel 2013 quando era stato operato il sequestro delle disponibilità dell'imprenditore la cui appartenenza alla cosca era emersa dai procedimenti penali denominati "Porto" e "Tirreno", sfociati nella condanna di A.R., dalla Corte di appello di Reggio Calabria, per associazione mafiosa a oltre due anni di reclusione. Recentemente A.R., assieme ad altri quattro appartenenti al suo nucleo familiare, è risultato coinvolto in un ulteriore procedimento penale instaurato dalla Dda di Firenze per intestazione fittizia di beni nell'operazione Ammitt. Gli accertamenti, supportati da indagini patrimoniali e bancarie e da attività investigative, oltre a confermare i rapporti tra A.R. e la 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, ne hanno evidenziato il ruolo di dominus occulto nella gestione delle principali vicende societarie delle aziende a lui riconducibili. Da tali riscontri è risultata anche una netta sproporzione tra gli investimenti effettuati ed i redditi ufficialmente dichiarati dall'imprenditore. I beni confiscati sono costituiti dal patrimonio aziendale e societario di 6 società, da 25 immobili, sei autoveicoli e numerosi rapporti finanziari personali ed aziendali.

    Confische anche in Toscana. Anche quote di società immobiliari attive in Toscana rientrano nel maxi-provvedimento di confisca, per un valore complessivo di 45 mln di euro, emesso dal tribunale di Reggio Calabria a carico di A. R., 42 anni, ritenuto esponente di spicco della cosca della 'ndrangheta 'Piromalli-Molè', ed eseguito dalla Dia reggina e dai nuclei di polizia tributaria della Gdf di Firenze e Pistoia. In particolare, il tribunale indica nel provvedimento la confisca delle quote sociali e dell'intero patrimonio aziendale della società di costruzioni - costituito da diversi appartamenti, autorimesse, negozi, terreni e fabbricati -, con sede in Montecatini Terme (Pistoia), in via Nofretti. Secondo quanto emerge, la società di costruzioni- insieme ad un'altra società riconducibile a A.R., la C.R. Immobiliare srl di cui era stato sequestrato il 50% delle quote sociali- è attiva sul mercato e i beni immobili del suo patrimonio erano destinati a operazioni di compravendita. Nelle attività di indagine erano stati sequestrati immobili anche a Buggiano (Pistoia) e Cerreto Guidi (Firenze). Confiscati inoltre, sempre in Toscana allo stesso A.R., un conto corrente presso un'agenzia della Bnl a Montecatini - conto che è stato oggetto di indagine per i movimenti di denaro che vi sono transitati - e una cassetta di sicurezza con gioielli e preziosi, di cui non ha saputo spiegare la provenienza, in un'agenzia di banca Unicredit nella stessa città.

    Centrale ruolo dell'imprenditore. "Un medico di Gioia Tauro, Marcello Fondacaro, finito a disposizione dei Molè per avere richiesto un prestito a tassi usurari, e poi diventato collaboratore di giustizia, aveva interagito con A.R. per la buona riuscita di tutte le iniziative imprenditoriali oggi confiscate, in particolare tre strutture operanti nel settore della riabilitazione fisica, ubicate in provincia di Catanzaro". É quanto é stato affermato dai magistrati della Dda di Reggio Calabria e dagli investigatori nel corso della conferenza stampa sugli esiti dell'operazione della Dia e della Guardia di finanza che ha portato alla confisca di beni per 45 milioni di euro nei confronti dell'imprenditore A.R., ritenuto esponente di spicco della cosca Piromalli-Molè. Sono state le deposizioni del medico a portare gli inquirenti sulle tracce di R., intestatario di comodo dell'ingente massa di beni confiscati. Lo stesso Fondacaro, secondo quanto riferito in conferenza stampa, avrebbe coperto nelle sue dichiarazioni, il ruolo dell'imprenditore, sostenendo di non conoscerne le attività. Tutto ciò, ha sostenuto ancora il collaboratore di giustizia, gli era stato richiesto da Molè, tramite un legale, durante un periodo di detenzione, come contropartita del debito che doveva restituire al gruppo criminale gioiese. "Decideva tutto lui - ha detto il procuratore aggiunto Gaetano Paci - perché R.A. teneva sotto controllo l'intera operatività del gruppo, dall'assunzione del personale, ai rapporti con la pubblica amministrazione. La sua posizione era, tra l'altro, particolarmente efficace e temuta, anche perché cognato del boss Mommo Molè, suo abituale accompagnatore, fino al momento della cattura".

    De Raho: ruoli non sempre coerenti. "Il ruolo di taluni difensori, così come di taluni giornalisti, o magistrati o membri delle forze dell'ordine, non sempre è coerente con la loro funzione". Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, nel corso della conferenza stampa sulla confisca di beni all'imprenditore R.A., considerato esponente di spicco della cosca Piromalli-Molè. "Non c'è dunque da meravigliarsi - prosegue De Raho -. Anzi è una continua preoccupazione che deve tenerci costantemente allertati per sconfiggere la pervasività mafiosa".

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