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    Gratteri "Se non sono un mafioso lo devo ai miei"

     

     

    Gratteri "Se non sono un mafioso lo devo ai miei"

    10 mag 16 "Io non sono diventato delinquente soltanto perché sono nato in una famiglia onesta", "bastava nascere da un'altra parte e adesso magari sarei in galera, o morto". Lo dice in un'intervista a Repubblica Nicola Gratteri che da lunedì sarà a capo della Procura di Catanzaro. "Ho fatto arrestare migliaia di persone, compreso il mio compagno di banco", afferma. La 'ndrangheta lo vorrebbe morto e la paura c'è: "Quando vedo in fondo alla strada una luce che non dovrebbe esserci, oppure un'auto che non dovrebbe stare lì. La paura la devi allenare, la devi addomesticare per andare avanti", aggiunge. Quando arriva, "mi diventa amara la lingua", dice. Catanzaro è "una scommessa, un'altra sfida. So già che passerò un annetto a chiedere rinforzi, mi servono almeno altri nove sostituti procuratori, adesso sono sedici: pochi". "Non faccio le ferie dal 2013, da dieci anni non vado al mare, da trenta non entro in un cinema, è buio, troppo pericoloso, non si rischia la vita degli altri per un film". Per Catanzaro ha già qualche idea: "Vorrei la cittadella giudiziaria nell'ex ospedale militare chiuso da dieci anni". "Qui l'emergenza dura da un secolo, eppure il problema della Calabria non è la 'ndrangheta ma la pubblica amministrazione, con i quadri che spesso sono figli incensurati di delinquenti", spiega. Davigo? "So che lui è un provocatore intelligente". Vicino alla nomina di ministro della Giustizia, Gratteri racconta che rimase "a parlare due ore con Matteo Renzi, mi disse 'lei ha carta bianca, voglio che pensi una riforma per noi, la difenderò io, mi siederò al suo fianco in Parlamento'". Invece "abbiamo formato una commissione libera che ha lavorato gratis, proponendo la modifica di 150 articoli di legge ma il Parlamento è lento, un imbuto, prende tutto a pezzetti". "La riforma del processo a distanza è passata alla Camera, speriamo".

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