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    Nessuna spesa folle all'Asi, archiviato procedimento contro la Frasca

     

    Nessuna spesa folle all'Asi, archiviato procedimento contro la Frasca

    10 mag 16 Con sentenza notificata nella giornata di ieri, il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha dichiarato "l’inadeguatezza della misura come richiesta dall’Organo della Pubblica accusa" e ha respinto, conformandosi così alla sentenza della Suprema Corte, l’appello del Pubblico Ministero della Procura di Cosenza in ordine alla sospensione dalle funzioni di Direttore generale dell’ASI dell’architetto Stefania Frasca. La richiesta del PM era stata già respinta per ben due volte dal Giudice delle Indagini Preliminari presso la Procura di Cosenza. Si chiude così definitivamente la questione relativa all’esigenza di sospendere dal proprio incarico il Direttore generale dell’Ente cosentino. La vicenda processuale che interessa l’architetto Stefania Frasca aveva destato mesi orsono l’interesse dell’opinione pubblica per una serie di notizie -poi rivelatesi infondate- circa presunte “spese folli” operate dalla manager all’interno dell’Ente da lei diretto. “Spese folli” che, è stato chiarito successivamente, non erano state prese in considerazione neanche dal PM in sede di formulazione della accuse. Si trattava, invero, di notizie fatte arrivare alla stampa sì da suscitare l’interesse attorno ad una vicenda ancora tutta da chiarire e per la quale è ancora in svolgimento il processo con “rito immediato” richiesto dallo stesso Direttore generale dell’ASI. L’architetto Frasca aveva inteso passare direttamente al pubblico dibattimento al fine di chiarire fino in fondo "i fatti sottesi a questa triste vicenda ed i veri autori del castello di accuse che mi è stato fatto precipitare addosso". L’architetto Stefania Frasca, negli anni precedenti era stata oggetto di pesantissime intimidazioni regolarmente denunciate alla Procura di Cosenza da legare, con ragionevole certezza, alle molteplici attività messe in atto dal Direttore dell’ASI in ordine alla riacquisizione di svariati ettari di terreni al patrimonio pubblico, detenuti illegalmente da alcuni privati -molti dei quali noti imprenditori calabresi- e dal recupero di svariati crediti dell’Ente -si tratta di parecchi milioni di lire- mai vantati dai precedenti amministratori. Clamorosa, agli stessi propositi, la denuncia dell’architetto Frasca risalente al marzo del 2013 che aveva accusato la Regione Calabria di aver ignorato le sue molteplici denunce inoltrate per via amministrativa circa gli evidenti legami, a dire della manager, fra un dirigente regionale del Dipartimento Attività Produttive e alcuni organi del suo stesso Ente, guidati dal primo in un’incessante opera di demolizione delle attività del Consorzio e della sua immagine. "In una Regione come la nostra" aveva dichiarato l’architetto Frasca "se compi il tuo dovere e metti in luce fatti sui quali solitamente si tace, commetti un reato grave. Poiché non è la prima volta che mi ritrovo a subire tali livelli di violenza, non sono disposta a tollerare oltre. Non si può resistere al “fuoco nemico”, quello che ti spedisce lettere anonime di minacce o ti consegna cuori di animali sanguinolenti, e -pure- al 'fuoco amico' ". L’architetto Frasca ha dichiarato: nonostante i miei continui richiami agli organi regionali competenti, allo stato, il dirigente richiamato nella denuncia del Direttore dell’ASI è ancora al suo posto così come ancora svolgono la loro attività "seppure decaduti e scaduti" i componenti di quell’organo, solidale con il detto dirigente. Nei giorni a venire, chiederò ai miei legali, che ringrazio ancora una volta, di procedere interessando anche il Presidente della Giunta regionale affinché il solerte Commissario delle ASI -anch’egli, guarda caso, dirigente del Dipartimento che fa capo alle Attività Produttive- di annullare il provvedimento di sospensione inflittomi ormai otto mesi orsono, restituendomi alla mia attività. Non posso fare a meno di far notare, tuttavia, che il PM aveva chiesto "due mesi di sospensione" mentre il Commissario ha pensato bene di infliggermi un provvedimento “sine die”, confondendo la richiesta del PM con una richiesta di “interdizione dai pubblici uffici”. Per un dirigente che vanta una laurea in giurisprudenza si tratta di una “mescolanza” di non poco conto. Vale, cioè, quello che sostengo da più tempo: in Calabria il sistema giustizia soffrirà pure di evidenti disfunzioni, ma offre tuttavia le garanzie insite nei vari gradi del processo. La Regione, invece, quando insegue interessi diversi da quelli collettivi, usa i metodi tipici dei sistemi dittatoriali. Un unico giudice, spesso sotto mentite spoglie, decide senza possibilità di appelli della vita dei cittadini: sul suo diritto al lavoro, sui finanziamenti di cui deve godere, sull’ambiente in cui deve vivere, sulle risposte alle quali ha o non ha diritto. E’ un sistema protervo basato sull’opacità delle sue strutture. <<Se così non fosse>> ha dichiarato Stefania Frasca "chiedo di volermi indicare un altro solo dirigente regionale che ha patito, innocente fino a prova del contrario, le misure che ho dovuto subire io. A ciò che mi risulta, svolgono regolarmente il proprio lavoro dirigenti non solo indagati, ma finanche condannati. E penso che sia giusto così, fino a sentenza definitiva". Il Direttore generale dell’ASI cosentina, intende invitare a breve la stampa per informarla sulle azioni che promuoverà, al di là della vicenda processuale che farà il suo corso, per proteggere se stessa, la propria famiglia, il proprio buon nome.

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