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    CamCom Catanzaro "Guardare alle poche luci per ripartire"

     

     

    CamCom Catanzaro "Guardare alle poche luci per ripartire"

    20 giu 16 "E' innegabilmente un quadro fatto di luci e di ombre quello descritto al presidente di Confindustria nazionale Vincenzo Boccia, in occasione della sua prima visita in Calabria nelle vesti di numero uno degli industriali italiani. Quadro per niente smentito da Bankitalia, che con il suo Rapporto, a qualche giorno di distanza, conferma i contenuti della relazione economica esposta dalla professoressa Rosanna Nisticò agli industriali riuniti nel Teatro Politeama di Catanzaro". Lo afferma, in una nota, il presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, Paolo Abramo. "Un segnale apprezzato, quello della partecipazione di Boccia all'Assemblea di Unindustria Calabria - prosegue Abramo - sia per l'affetto che dimostra nei confronti di questa terra, sia per il contenuto che intende manifestare tramite essa, ossia stare vicino a chi intraprende in un luogo difficile e dove tutti sono eroi quotidiani, per svariate ragioni. Luci e ombre, dicevamo: ascoltare i numeri di una Calabria che perde 12 punti di Pil in sei anni, o di una terra che ha visto dal 2008 al 2014 un calo del 42% degli occupati in settori chiave come le costruzioni, o ancora sentire di una china difficilissima da risalire soprattutto per i giovani fra i 15 e i 34 anni, non può che far parlare di ombre. E anzi, questo termine sembra addirittura eufemistico, perché il quadro è fosco, drammatico". "Ma è doveroso - sostiene ancora Abramo - guardare anche alle luci, non perché sia comodo, né perché sia più semplice. Ma perché a fronte di numeri preoccupanti, ci sono, fortunatamente, segnali di incoraggiamento, dai quali è necessario, non solo possibile o doveroso, ripartire. Del resto il titolo dato dagli industriali alla convention regionale, parla chiaro: 'Ripartire si può!', a scanso di qualunque scoraggiamento, che può colpire il singolo, ma mai la classe dirigente. La classe dirigente ha il dovere di indicare la direzione, la 'exit strategy', come va di moda oggi definire la via d'uscita dai periodi bui. E' stato detto dai presenti all'Assemblea presso il Teatro Politeama a più riprese ed in vari modi. E come è mio costume fare - sottolinea il presidente dell'ente camerale catanzarese - vorrei sottolineare gli spunti davvero utili dati nel corso della manifestazione degli industriali: ripartire giocando la carta alta e non quella del ribasso; ripartire giocando la sfida comunitaria; individuare tre sfide e focalizzarci su esse. La prima sottolineatura è che doverosamente dobbiamo pensare a promuovere innovazione e produzioni avanzate, lasciando il gioco al ribasso smodato ai Paesi che, onestamente, versano in condizioni ben più drammatiche del nostro. Siamo regione di un Paese industrializzato. Non dimentichiamolo. La seconda sottolineatura è che non possiamo perdere il treno dei Fondi comunitari, copiosamente disponibili, come accade da tempo immemore in effetti. Solo che la maggiore informazione adesso circolante; la maturità che una certa classe imprenditoriale vera, e non presunta, oggi dimostra; il rinnovo generazionale e la specializzazione di giovani leve, non potranno più permettere, né giustificare, il loro cattivo utilizzo. La terza, e ultima, sottolineatura, sono le priorità da individuare. Non possiamo pensare che un terra complessa come la nostra recuperi i ritardi di sessant'anni di regionalismo, in un colpo solo. Sarebbe come svegliarsi al mattino a Catanzaro con l'ardire di trovarsi a New York dopo un'ora. E' arrivato il momento di darsi obiettivi seri, raggiungibili, misurabili, realizzabili. Solo così sarà possibile muovere il primo passo. E se anche la metà dei nostri giovani, di quelli che oggi smettono a vent'anni di formarsi o di cercare un lavoro; di quelli che partono e non tornano; di quelli che gravano sulle pensioni di padri e di nonni…, se anche la metà di questi, grazie al nostro primo passo serio, raggiungibile, misurabile, realizzabile, avranno finalmente una chance, potremo dire di aver fatto responsabilmente il nostro lavoro".

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