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    Dopo morte migrante protesta a San Ferdinando

     

     

    Dopo morte migrante protesta a San Ferdinando

    09 giu 16 Un centinaio di migranti stanno inscenando, per le strade di San Ferdinando, una manifestazione per protestare dopo l'episodio di ieri nel corso del quale un carabiniere ha ucciso un giovane del Mali che lo aveva aggredito e ferito con un coltello. Tra i manifestanti c'è rabbia e tensione, ma al momento non si registrano episodi di violenza. I migranti che stanno attuando la protesta a San Ferdinando scandiscono slogan contro i carabinieri, definendoli "razzisti". I manifestanti gridano anche "Italia razzista" ed espongono cartelli dello stesso tenore. Gli immigrati che stanno attuando la manifestazione si stanno recando davanti la sede del Comune. Sono presenti agenti di Polizia in borghese che stanno controllando l'evolversi della protesta. "Non siamo qui per fare la guerra o per fare casini, siamo qui per lavorare e per mangiare. I carabinieri devono venire per mettere pace e non per uccidere". Lo ha detto un migrante del Mali, connazionale del giovane morto ieri, davanti al Municipio di San Ferdinando, dove gli extracomunitari accampati nella tendopoli si sono radunati per protestare le condizioni in cui sono costretti a vivere nella tendopoli. "Quello che è accaduto ieri - ha aggiunto il migrante - non è giusto. E vogliamo che tutta l'Italia e tutta l'Europa lo sappiano". É improntato ad indifferenza l'atteggiamento dei cittadini di San Ferdinando in merito alla protesta messa in atto dai migranti ospiti della tendopoli dopo l'episodio di ieri in cui è morto un cittadino maliano di 27 anni. Nella piazza del Municipio del centro della Piana di Gioia Tauro ci sono alcuni cittadini che assistono alle proteste seduti sulle panchine o ai bordi della piazza. Non c'è alcuna reazione e nessuno ha voluto commentare quanto sta accadendo. Una delegazione dei migranti che stanno attuando la protesta a San Ferdinando dopo l'uccisione ieri da parte di un carabiniere di un giovane del Mali che lo aveva aggredito armato di coltello sta incontrando, nella sede del Municipio, il commissario prefettizio che regge il Comune, Francesco Pepe. Della delegazione fa parte anche il fratello di Sekine Traore, l'immigrato ucciso ieri dal carabiniere. "La manifestazione organizzata oggi da questi ragazzi è pacifica. Speriamo adesso che la Procura di Palmi vada avanti e che l'indagine non venga archiviata. Quello che si chiede è una cosa giusta: sapere perchè è stata uccisa questa persona". Lo ha detto Giulia Bari, volontaria dell'organizzazione Medici per i diritti umani che da anni opera nella tendopoli di San Ferdinando. "C'è una ricostruzione ufficiale dei carabinieri - prosegue il medico - e adesso aspettiamo che le indagini facciano il loro corso. Bisognerà capire, da una parte, la dinamica del fatto e sapere, dall'altra, cosa succederà dopo. Queste persone infatti vivono costantemente situazioni di isolamento che sono indegne e sono costrette a condizioni di lavoro che non hanno registrato alcun miglioramento negli ultimi anni". "Da parte della Prefettura di Reggio Calabria - prosegue il medico - quest'anno si è cercato di costruire una risposta attraverso un protocollo d'intesa per realizzare una nuova tendopoli e politiche di inclusione abitativa e accoglienza diffusa sul territorio. Nel tempo però troppe volte le tendopoli sono state distrutte e ricostruite per arrivare, purtroppo, a ciò che è accaduto ieri".

    Migranti chiedono rimpatrio salma e più sicurezza. Hanno chiesto il rimpatrio della salma di Sekine Traore, l'immigrato malese morto ieri nella tendopoli di San Ferdinando, e maggiore sicurezza nella struttura i migranti che stamani, nel Municipio di San Ferdinando, hanno incontrato il vicequestore vicario di Reggio Calabria, Roberto Pellicone, e il dirigente della Digos, Cosimo Candita. I manifestanti, appena usciti, si sono raccolti e un loro rappresentante ha illustrato loro i risultati dell'incontro. Nel corso dell'incontro sono state sottolineate alcune richieste relative alla sicurezza all'interno della tendopoli. I migranti stanno ancora stazionando davanti alla sede del Municipio in attesa di ricevere un documento con le intese raggiunte nel corso dell'incontro.

    Protesta terminata. Sono rientrati nella tendopoli i migranti che stamani a San Ferdinando hanno inscenato una manifestazione di protesta dopo l'uccisione ieri dell'immigrato malese Sekine Traore. Il corteo, con in testa Bartolo Mercuri, presidente dell'associazione "Il Cenacolo" che da anni si occupa di assistenza ai migranti, si sta dirigendo, attraverso le strade del centro del paese, verso la tendopoli, che si trova a metà strada tra San Ferdinando e Rosarno. Assieme a Mercuri c'è Amadou, il fratello di Sekine, che ha in mano il verbale in cui sono contenuti i termini della discussione che la delegazione, nel corso dell'incontro nel Municipio di San Ferdinando, ha avuto con il vicequestore vicario di Reggio Calabria, Roberto Pellicone. Nel corso dell'incontro, secondo quanto si é appreso, i migranti hanno sostenuto che da parte del carabiniere che ha sparato "c'è stato un eccesso di legittima difesa". Secondo il racconto degli immigrati, la vittima aveva in mano un coltellino tale da non provocare danni particolari. I funzionari della Questura di Reggio Calabria hanno sottolineato il ruolo delle forze dell'ordine, "che non sono - hanno detto - nemiche dei lavoratori extracomunitari ma si pongono anzi a loro difesa. Prova ne è l'azione portata avanti contro il caporalato e il lavoro nero nella zona della Piana di Gioia Tauro dimostrata dall'esito di diverse operazioni di polizia".

    Migranti: Qui è una vergogna. Sporcizia e un olezzo che stordisce, tale é la sua intensità. Il degrado é sempre più evidente nella tendopoli di San Ferdinando che ospita i lavoratori extracomunitari impegnati nei lavori agricoli nella Piana di Gioia Tauro. Tra tende sbiadite e capanne di fortuna realizzate mettendo assieme pannelli, cartone e altro materiale di scarto, la situazione non cambia anche sul piano igienico-sanitario. Tanti i cassonetti strapieni in mezzo a rifiuti di ogni genere. Al momento sono circa 400 gli ospiti della struttura, ma le condizioni dell'area, che nel momento di maggiore presenza ne ospita fino a 2.500, rimangono precarie. "Tutto questo - dice un giovane della Costa d'Avorio - è semplicemente vergognoso". Nella tenda-ritrovo in cui ieri un carabiniere ha ucciso un immigrato maliano che lo aveva ferito con una coltellata al volto, a distanza di più di 24 ore dall'episodio, c'è un via vai di connazionali della vittima, molti dei quali esprimono sconcerto e rabbia per quanto é accaduto.

    Arrivato a febbraio con un barcone. Era arrivato lo scorso 20 febbraio, a bordo di un barcone, Sekine Traore, l'immigrato di nazionalità maliana ucciso ieri nella tendopoli di San Ferdinando da un carabiniere che aveva aggredito armato di coltello. Nel suo Paese di origine vivono la madre, il padre e un fratello più piccolo. Altri suoi fratelli risiedono a Siracusa e in Francia. A raccontare la storia di Sekine è il cugino del giovane, Mamadou. Il ragazzo, che ha parlato con l'ANSA nella tendopoli in cui nel frattempo sono rientrati i migranti che hanno dato vita alla manifestazione di stamani, non di esprime bene in italiano e ad aiutarlo come interprete c'è un suo connazionale. Dice di essere "troppo arrabbiato" e di attendere le conclusioni cui perverrà l'inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Palmi. La persona che ha fatto da traduttore aggiunge di avere conosciuto bene Sekine. "Non beveva - dice - non si drogava e non era un pazzo. Era una persona tranquilla e da quando era qui non aveva mai avuto storie con nessuno".

    Cisl: situazione allarmante. "Quanto accaduto ieri a Rosarno è la conferma di una situazione allarmante e preoccupante che la Cisl sta evidenziando da più tempo". Lo sostengono, in una nota, il segretario generale della Cisl della Calabria, Paolo Tramonti, e Rosy Perrone, segretaria regionale dello stesso sindacato. "Pensare che la nostra regione - aggiungono - possa farcela da sola ad affrontare una problematica di così grande portata, come quella dell'immigrazione, è pura utopia. La Calabria non può essere abbandonata a se stessa nella gestione di una vicenda che per la sua complessità, e di questo va definitivamente preso atto, ha assunto carattere strutturale e quindi non può essere derubricata a questione emergenziale e di ordine pubblico. Il Governo nazionale deve supportare e sostenere concretamente la nostra regione mettendo in atto una strategia, che finora é mancata, in grado di garantire adeguati livelli di ospitalità, integrazione e sicurezza e contestualmente condizioni di vita dignitose ai tanti immigrati presenti nei nostri centri di accoglienza, nella consapevolezza che i flussi migratori non si arresteranno, almeno nel breve periodo".

    Santelli: Nessuna ombra su forze dell'ordine. "I fatti accaduti a Rosarno, con la morte di un uomo ad opera di un servitore dello Stato, rappresentano per chiunque un dolore immane. É giusto e doveroso che si chiariscano tutti i contorni della vicenda e la magistratura saprà valutare fino in fondo la dinamica di un evento che lascia tristi e sgomenti, ma che non può gettare alcuna ombra sul lavoro quotidiano e faticoso delle nostre forze dell'ordine". Lo sostiene, in una dichiarazione, la deputata di Forza Italia Jole Santelli, coordinatrice regionale del partito in Calabria. "Esse rappresentano - aggiunge - un presidio di legalità, di convivenza civile, di difesa delle istituzioni e spesso, come succede a Rosarno, devono assumersi responsabilità che riguardano una classe politica incapace di rispondere con senso di equilibrio alle domande di integrazione. Rosarno è l'emblema storico di un permissivismo italiano che non tiene conto dei conflitti sociali, dei bisogni inespressi, delle differenze che trovano punti di sintesi solo allorquando si interviene ponendo limiti precisi al flusso immigratorio". "Ribadiamo la nostra più totale stima e fiducia - conclude Santelli - nell'Arma dei carabinieri e in tutte le forze di polizia, anello insostituibile della catena che garantisce e tutela la democrazia nel nostro Paese".

    M5S: Tragedia poteva essere evitata. "Esprimiamo sgomento per il ferimento di un carabiniere e l'uccisione di un migrante - avvenuta in un luogo dove esseri umani vivono ai margini della società civile, in veri e propri ghetti e condizioni abitative che costituiscono un'offesa alla dignità umana". Lo sostengono, in una nota, la parlamentare europea del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara ed i deputati pentastellati Paolo Parentela e Massimiliano Bernini. "Siamo ancora in attesa - aggiungono - di una risposta alla lettera inviata a gennaio ai Ministri Alfano, Poletti e Martina, a seguito di una nostra visita nella tendopoli-baraccopoli di San Ferdinando, in cui avevamo denunciato come quella situazione rappresentasse una latente fonte di tensioni sociali. Ad oggi nulla è cambiato. A farne le spese maggiori sono le comunità locali, i lavoratori immigrati e le forze dell'ordine chiamate ad operare in un territorio dove è alta l'infiltrazione delle organizzazioni criminali. Una tragedia che poteva essere evitata, probabilmente, se vi fosse stato un intervento tempestivo delle autorità regionali e nazionali, prevedendo anche l'utilizzo per tempo dei fondi disponibili per la tendopoli-baraccopoli. A quanto pare, invece, anche a causa del commissariamento subito da alcuni dei Comuni interessati, tutto è rimasto bloccato e non è stato realizzato un piano di risanamento degno di questo nome". "Ci auguriamo - concludono gli esponenti del Movimento 5 Stelle - che vengano intrapresi interventi risolutivi che impediscano il ripetersi di altre tragedie".

    Corbelli: Oliverio paghi spese rientro salma. "Prima di parlare della tragedia nella tendopoli di San Ferdinando, chiedo al Governatore calabrese, Mario Oliverio, di farsi carico come Regione delle spese per il rientro della salma del giovane immigrato, Sekine Traore, nel suo Paese. Almeno questo! Un Paese civile ha il dovere di farlo! Se (anche) questo mio appello dovesse cadere nel vuoto, così come abbiamo fatto in tanti altri casi di immigrati morti tragicamente, Diritti Civili è pronto a intervenire e a pagare le spese per riportare la salma del giovane del Mali nel suo Paese". E' quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. "La tragedia nella tendopoli di San Ferdinando - aggiunge - poteva e doveva essere evitata. Non si può morire a 27 anni per una banale lite, mentre si è in un Paese straniero per lavorare, con grandi sacrifici e sofferenza, in condizioni disumane e con una paga da schiavo! E' giusto che adesso venga fatta piena luce su quanto accaduto. Non voglio assolutamente colpevolizzare il carabiniere che, dopo essere rimasto ferito, ha sparato, ma chiedere solo che si faccia giustizia per la morte del giovane immigrato. Quel ragazzo va rispettato. Per questo invito il Procuratore di Palmi a non anticipare sentenze e a svolgere prima scrupolosamente tutte le indagini necessarie per accertare la dinamica dei fatti. Sorprende che nessuna istituzione abbia espresso una parola di solidarietà per quel giovane immigrato. Né il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, né il Premier Matteo Renzi, né il Presidente della Regione, Mario Oliverio, né ministri, parlamentari, assessori e consiglieri regionali. Chi ha parlato lo ha fatto per esprimere la solidarietà solo al carabiniere ferito". "Una cosa è certa. La tendopoli di San Ferdinando - dice ancora Corbelli- è una vergogna! Lo Stato è completamente assente. Ci sono state sino ad oggi solo passerelle mediatiche e promesse, non mantenute! Dalle diverse istituzioni, nazionali e regionali. Quegli immigrati vivono in condizioni allucinanti e disumane. Mancano acqua, luce e condizioni minime di vivibilità. Quei migranti sono trattati come schiavi. Lavorano, raccogliendo agrumi, per 3 euro all'ora. Tutto ciò non è degno di un Paese civile. I diritti di quegli immigrati vanno rispettati. Sono essere umani e non schiavi e non devono essere né sfruttati, né umiliati".

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