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    Di Catanzaro il carabiniere ucciso a Marsala durante perlustrazione

     

    Di Catanzaro il carabiniere ucciso a Marsala durante perlustrazione

    02 giu 16 E' di Catanzaro il carabiniere ucciso ieri a Marsala mentre perquisiva un terreno coltivato a marijuana ed attinto da deu colpi di pistola. Silvio Mirarchi, 53 anni maresciallo capo dei CC lascia la moglie, Antonella, 50 anni, di Marsala, maestra elementare, e due figli: Debora, 23 anni, neuropsicologa, che vive a Chieti, e Valerio, 18 anni, che a Marsala frequenta il quarto anno del Liceo classico "Giovanni XXIII". Sul suo profilo Facebook, un suo amico, ha pubblicato: "Vigliacchi e bastardi! Colpire un uomo che fa il proprio dovere per proteggere le persone oneste che non fanno uso di queste schifezze di cui vi fate. Bastardi e basta. Alla famiglia del mio compagno di scuole medie e amico va tutto il rispetto che meritano! Condoglianze amico mio".

    Marsala, il luogo dell'omicidio di Mirarchi

    Genitori partiti per la Sicilia. Silvio Mirarchi, il maresciallo dei Carabinieri morto ieri all'Ospedale Civico di Palermo, era originario del quartiere Cava di Catanzaro. In città risiedono la madre e i fratelli. I familiari di Mirarchi si sono già recati in Sicilia dove il maresciallo viveva stabilmente con la propria famiglia.

    Arrestato proprietario terreno. I carabinieri del Comando provinciale di Trapani confermano la notizia dell'arresto del proprietario delle serre in cui era stata impiantata la piantagione di marijuana (6 mila piante) che sarebbe stata scoperta, durante un servizio di appostamento, dal maresciallo Silvio Mirarchi, deceduto ieri pomeriggio all'Ospedale civico di Palermo dopo le gravi lesioni provocate da due colpi di pistola che lo hanno raggiunto a un rene e all'aorta. Il nome dell'arrestato dovrebbe essere diffuso in giornata con un comunicato ufficiale. Massimo riserbo, intanto, sulle indagini in corso per scoprire chi ha sparato contro il sottufficiale. Il corpo di Mirarchi è all'istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo, dove oggi dovrebbe essere effettuata l'autopsia. I funerali potrebbero svolgersi sabato nella Chiesa Madre di Marsala alla presenza dei vertici dell'Arma dei carabinieri. L'uomo è stato arrestato con l'accusa di coltivazione e detenzione di droga. Naturalmente l'attenzione degli investigatori è puntata sull'omicidio del maresciallo e quindi i carabinieri stanno valutando attentamente le dichiarazioni dell'uomo cui è stato chiesto dove fosse all'ora della sparatoria nella campagna marsalese e se altre persone si occupavano della coltivazione della marijuana. Sull'inchiesta vi è il massimo riserbo.

    E' Francesco D'Arrigo, 54 anni, di Partinico (Palermo) l'uomo che gestiva le serre con marijuana vicino al luogo dove è stato ucciso il maresciallo Silvio Mirarchi, deceduto ieri pomeriggio all'Ospedale civico di Palermo dopo le gravi lesioni provocate da due colpi di pistola che lo hanno raggiunto a un rene e all'aorta. Lo hanno arrestato i carabinieri del Nucleo Investigativo e della compagnia di Marsala, nell'ambito delle attività d'indagine per l'omicidio. Partinico è il comune siciliano dove già nella metà degli anni Ottanta era fiorente la coltivazione di marijuana. Non è escluso che grazie a una passata esperienza D'Arrigo abbia impiantato la coltivazione a Marsala. Secondo gli investigatori le piante sequestrate e lavorate avrebbero potuto fruttare quattro milioni di euro. L'arrestato è stato portato nel carcere San Giuliano a Trapani.

    Inchiesta a Marsala. L'inchiesta sull'uccisione del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi, 53 anni, nelle campagne marsalesi, è nelle mani del pm più anziano della procura di Marsala Anna Cecilia Sessa. In procura si attende l'arrivo del neo procuratore Vincenzo Pantaleo che aveva chiesto di anticipare la propria immissione a ruolo. Gli inquirenti stanno analizzando attentamente le dichiarazioni del testimone oculare del ferimento mortale: l'appuntato dei carabinieri che era con Mirarchi quando è avvenuta la sparatoria. E' lui che dà gli elementi utilissimi alle indagini da cui si potrebbe desumere se gli sparatori siano dei guardiani delle coltivazioni di marijuana o se fossero dei ladri di cannabis che avrebbero sparato ai due carabinieri in borghese scambiandoli per i gestori delle serre durante un furto di piante.

    Le indagini. Proseguono incessanti le indagini sull'omicidio del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi, 53 anni, ferito con colpi di pistola l'altro ieri notte nelle campagne marsalesi, durante un servizio antidroga e contro furti di ortofrutta e morto dopo due operazioni negli ospedali di Marsala e Palermo. Dopo il ritrovamento di due serre con seimila piante di marijuana nella zona della sparatoria i carabinieri stanno cercando i proprietari dei terreni per cercare di arrivare a chi ha sparato ai due carabinieri che facevano servizio in borghese. L'ipotesi più accreditata è che a sparare siano state delle persone a guardia dei campi di marijuana ormai comuni nelle campagne che vanno da Trapani a Mazara del Vallo. Un paio di settimane fa due romeni erano stati presi a fucilate in un'altra zona di campagna tra Marsala e Mazara del Vallo dai custodi di una piantagione di canapa indiana. Uno di loro, ferito, era riuscito a fuggire. Dell'altro, invece, si sono perse le tracce. Qualche giorno dopo un cadavere carbonizzato è stato rinvenuto a circa un chilometro di distanza. I carabinieri stanno indagando, anche con accertamenti del Ris e impiego di cani "molecolari" della polizia, per stabilire se il cadavere è quello del romeno scomparso.

    L'affare Marijuana gestito della mafia. Da decenni ormai la Sicilia è diventata regione di produzione di piccole quantità di marijuana che vengono utilizzate dal mercato illegale locale. Il microclima ideale ha fatto di alcune zone del trapanese, del palermitano, del siracusano e dell'agrigentino centri di coltivazione della Cannabis indica, che gli intenditori dicono essere di ottima qualità e le analisi confermano abbia un elevato principio attivo. L'uccisione del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi, 53 anni, ferito con colpi di pistola l'altro ieri notte nelle campagne marsalesi, durante un servizio antidroga e contro furti di ortofrutta e morto dopo due operazioni negli ospedali di Marsala e Palermo, potrebbe inquadrarsi nell'attività investigativa sulla rete locale di coltivatori, guardiani, venditori di marijuana che, finora, a parte qualche raro caso non sembra avere collegamenti con l'organizzazione mafiosa. La mafia quindi starebbe a guardare i piccoli agricoltori che producono nei loro campi e nelle loro serre la Cannabis. La marijuana viene prodotta ormai anche in casa con lampade riscaldanti, impianti di irrigazione casarecci, fertilizzanti appropriati: tutto si trova sul web, anche i semi. Sono decine, in un anno, le operazioni delle forze dell'ordine che scoprono 20-30 piante coltivate in case, cantine, magazzini in Sicilia. A Marsala l'ultimo coltivatore diretto di marijuana scoperto è Antonio Zerilli, che aveva impiantato una piccola piantagione nel giardino di casa e vendeva direttamente la droga. L'ultima operazione antidroga un po' più consistente, invece, era stata portata a termine dai carabinieri che avevano scoperto una piantagione tra gli ulivi in un appezzamento di terreno in contrada Amabilina, alla periferia est della città, arrestando, Antonino Nibbio, 41 anni. I carabinieri trovarono 147 piante di marijuana in fase di essiccazione, alte dai 3 ai 4 metri e mezzo e 105 ancora in crescita. Nibbio ha patteggiato la pena è stato condannato a un anno e mezzo di carcere ed è stato rimesso in libertà.

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