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    Maxi confisca da 324 mln di euro della DIA nella Piana

     

    Maxi confisca da 324 mln di euro della DIA nella Piana

    01 giu 16 Quote in 15 società, 88 immobili, 7 autoveicoli, 385 titoli comunitari - aiuti all'agricoltura che danno diritto a percepire dall'Agea la somma di circa 1,6 milioni di euro annui - e svariati conti correnti societari e personali: è il capitale, valutato 324 milioni, che la Dia di Reggio Calabria ha confiscato a Vincenzo Oliveri, 62 anni, noto imprenditore nel settore oleario con proiezioni di rilievo anche nel comparto alberghiero, in quello immobiliare e dei servizi, in Calabria (piana di Gioia Tauro e provincia di Catanzaro), in Abruzzo e in Toscana. La confisca è stata disposta dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione Misure di Prevenzione in seguito ad una proposta di misura di prevenzione formulata dal direttore della Dia e in aderenza alle direttive impartite dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria in tema di aggressione ai patrimoni illeciti. Vincenzo Oliveri, figlio del defunto Matteo Giuseppe, è socio in numerose iniziative imprenditoriali avviate sin dai primi anni '80 e culminate con la costituzione di un vero e proprio impero imprenditoriale, il cosiddetto Gruppo Oliveri, le cui attività, partendo dal settore oleario, si sono diversificate nel tempo soprattutto in quello alberghiero di lusso. In passato l'imprenditore è stato coinvolto in diversi procedimenti penali per reati associativi finalizzati alla commissione di truffe, frode in commercio, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, conclusi con la prescrizione o l'amnistia. Recentemente, hanno reso noto gli investigatori, è stato arrestato per associazione a delinquere, truffa aggravata ed altro, per l'indebita percezione di contributi erogati a favore di aziende facenti parte del suo gruppo. I giudici del Tribunale reggino hanno accolto la proposta di confisca fondando il provvedimento oltre che sulla sproporzione tra redditi dichiarati e percepiti, ma soprattutto sugli indizi sull'ingente patrimonio da lui accumulato nel tempo, considerato frutto di attività imprenditoriale illecita. Le aziende confiscate proseguiranno la loro attività con appositi amministratori giudiziari nominati dall'autorità giudiziaria.

    Legali: Olivieri estreneo alla ndrangheta. "Nel caso di specie non si è trattato di misura di prevenzione patrimoniale applicata a soggetto ritenuto colluso con ambienti di 'ndrangheta. La confisca disposta dal Tribunale di Reggio Calabria è stata applicata nei confronti di soggetto cosiddetto 'genericamente pericoloso'". E' quanto affermano, in una dichiarazione congiunta, gli avvocati Giuseppe Fonte e Salvatore Staiano legali di Vincenzo Oliveri l'imprenditore di Gioia Tauro destinatario della maxiconfisca per 324 milioni eseguita dalla Dia di Reggio Calabria. "La misura applicata, che riteniamo il risultato di un errore giurisdizionale - proseguono i due legali - attese le emergenze peritali acquisite agli atti del processo, saranno nei prossimi giorni impugnate in sede di appello".

    De Raho: Pericolosità sociale dell'imprenditore. "L'operazione è rilevante non solo per il notevole valore dei beni confiscati, ma per la ricostruzione dei passaggi fiscali e societari effettuati dalla Dia di Reggio Calabria che hanno permesso al Tribunale della Prevenzione di emettere la sentenza di confisca". A dirlo, incontrando i giornalisti, è stato il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho in merito alla confisca da 324 milioni di euro all'imprenditore Vincenzo Oliveri. "Da qui - ha aggiunto de Raho - l'applicazione a carico dei soggetti indagati della pericolosità sociale e la contestazione della provenienza illecita dell'enorme patrimonio. Ancora una volta voglio sottolineare lo straordinario impegno di lavoro dei colleghi del Tribunale per le Misure di Prevenzione, che operano soltanto in tre, che hanno permesso con il lavoro questo grandissimo risultato". "Il gruppo Oliveri - ha detto il capo centro della Dia, col. Gaetano Scillia - ha tentato di alterare i risultati economici, denunciando, per esempio, una resa produttiva di dieci volte superiore alla qualità media dei loro terreni, ottenendo la possibilità di ricevere dall'Agea contributi per 1,6 milioni di euro all'anno. Un raggiro, però, che abbiamo scoperto grazie allo studio effettuato dall'Ismea. Ed ancora: 85 milioni percepiti grazie alla '488', 15 milioni dall'ex Aima, in tutto cento milioni in contanti. Un vorticoso giro di affari che però era sempre sfuggito ai rigori della legge grazie alle prescrizioni intervenute. Tutte le aziende confiscate stanno comunque proseguendo le attività regolarmente ed affidate dall'autorità agli amministratori giudiziari". Cafiero de Raho, infine, ha auspicato che "la proposta di legge di riforma dei reati contro la Pubblica amministrazione in discussione in commissione Giustizia al Senato possa prevedere la confisca dei beni non solo per il corrotto, ma anche per il corruttore".

    Antonio Olivieri estraneo. Vincenzo Oliveri, destinatario dei provvedimenti della magistratura calabrese è fratello di Antonio Oliveri, che da moltissimi anni risiede a Giulianova (Teramo) e che sotto la gestione del commendator Pietro Scibilia (scomparso il 20 gennaio del 2013), fra il 1987 e il 1989 e poi tra il 1991 e il 2004, è stato il numero due del Pescara Calcio. Antonio Oliveri, era legato alla famiglia Scibilia in quanto marito di una delle figlie dell'ex patron biancazzurro. Vincenzo Oliveri, non ha invece mai avuto ruoli o incarichi operativi nella società biancazzurra e non ne ha mai fatto parte. La famiglia Oliveri in Abruzzo conta interessi soprattutto nel campo alberghiero. Antonio Oliveri, che oggi preferisce non rilasciare dichiarazioni, risulta comunque del tutto estraneo alla confisca delle ultime ore.

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