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    Dieci medici dell'Annunziata indagati per la morte della dottoressa Barca

     

    Dieci medici dell'Annunziata indagati per la morte della dottoressa Barca

    14 dic 16 Sono dieci i medici indagati con l'accusa di omicidio colposo dalla Procura di Cosenza per la morte della dottoressa Maria Barca deceduta a seguito delle complicazioni sopravvenute durante l'intervento di asportazione delle cisti ovariche. Secondo una prima ricostruzione dei fatti la ex dirigente della rianimazione si è spenta perchè avrebbe subito, per errore, durante l'intervento la perforazione dell'intestino. Questa l'accusa mossa dai legali nella denuncia fatta in Procura. Dopo l'operazione, infatti, la donna avrebbe accusato forti dolori che, scoperta la causa, avrebbero indotto i sanitari ad un nuovo intervento. Ma era troppo tardi. L'infezione aveva già compromesso gravemente il quadro clinico della paziente posta in coma farmacologico. La Procura ha così disposto il sequestro della salma e l'autopsia che avverrà giovedì 15. La stessa sarà eseguita da un professore di Bari. Le parti civili hanno nominato perito di parte il professore Arcangelo Fonti. Ore drammatiche per il marito e le figlie della dottoressa che dopo la perdita della cara congiunta ora scoprono questa triste realtà. L'angelo della morte, purtroppo, si è accanito proprio su colei che tante vite ha salvato nel suo reparto di Rianimazione. Ora la Procura ha scritto nel registro degli indagati il nome di otto medici del reparto di Ginecologia e due del reparto di Chirurgia. Una domenica nera all'Annunziata dove quella sera morì anche la bimba di Acri nata da soli due giorni. Ma non è finita qui perchè un pool di avvocati, dopo le denunce raccolte, chiede verità per altre due morti sospette avvenute una in primavera e l'altra in autunno. Entrambe avrebbero ricevuto cure proprio nelle sale operatorie sequestrate poco tempo fa. Infatti, secondo le denunce raccolte dal pool di legali, le due persone sarebbero morte per possibili infezioni contratte nelle sale operatorie poste sotto sequestro dai NAS. I problemi igienici riscontrati dai militari avevano indotto la Procura a metterle sotto sequestro nello scorso novembre. Una pagina nerissima per la sanità cosentina che mai come oggi si trova macchiata da gravissimi episodi su cui il Procuratore Spagnuolo vuole vederci chiaro ed andare fino in fondo. Toccherà ora ai magistrati portare a galla la verità.

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