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    Preoccupa la situazione dei migranti al palazzetto di Camigliatello

     

    Preoccupa la situazione dei migranti al palazzetto di Camigliatello

    13 ago 16 L'emergenza migranti che la comunità silana affronta da circa un mese, a scanso di equivoci è giusto precisarlo, è ben lontana dall'essere risolta. A darne notizia è il Comitato Silano per la solidarietà e l’accoglienza dei migranti e rifugiati. Dalla chiusura dell'arrangiato centro d'accoglienza presso l'hotel "La Fenice" -infatti- sono passati ormai circa venti giorni, all'ombra dei riflettori spentisi all'indomani del trasferimento dei migranti in altri e “più dignitosi” centri d'accoglienza la disumanità del trattamento di chi fugge da fame e da guerre non cessa di esistere. La neo eletta amministrazione comunale si è "prodigata" per la sistemazione dei rifugiati e dei migranti, all'indomani dello sgombero e successiva chiusura forzata del suddetto hotel che, è bene ricordare, è avvenuta dopo numerose segnalazioni di migranti e cittadini della comunità montana che hanno spinto la prefettura ad una ispezione il cui esito è stato la dichiarazione di inadeguatezza della struttura e la conseguente chiusura del centro. La notte stessa della chiusura molti autobus sono stati riempiti di migranti senza che gli venisse spiegato dove sarebbero stati trasferiti; alcuni di loro, fortemente preoccupati per la loro condizione e per il loro futuro oltre che sfiduciati dalle istituzioni italiane che dal loro arrivo li hanno trattati alla stregua di capi di bestiame, si sono rifiutati di salire sui pullman e il comune di Spezzano della Sila si è fatto carico di trovare loro una sistemazione dignitosa entro poco tempo in modo da non lasciarli in mezzo ad una strada. Iniziativa lodevole che si tramuta però in una nuova emergenza sull'emergenza. Difatto i migranti che hanno esercitato il loro diritto a non essere imbarcati forzatamente verso l'ignoto sono stati trasferiti nel palazzetto dello sport della località silana Giordanello, una struttura isolata dal mondo e da tutti, senza alcuna copertura telefonica. Ma questo è solo quello che si può notare arrivando fin lì. La sistemazione delle persone all'interno della struttura si dimostra raccapricciante fin dal primo momento: letti e brandine di fortuna, materassini per l'attività sportiva utilizzati come letti, gli spogliatoi come stanze. Dieci persone nello spogliatoio degli uomini, dieci in quello delle donne. Unico bagno e uniche docce per tutti. Niente privacy, niente pulizia, solo un solerte custode messo lì a controllare la giornata dei migranti lì alloggiati . L’unica cosa che arriva in quel centro “d’accoglienza” al di fuori del furgoncino del catering sono quei pochi cittadini sensibili e qualche volontario o dipendente di altri centri d’accoglienza. La prefettura, ha mostrato la sua presenza solo nei primi giorni successivi al trasferimento nella struttura che i migranti iniziano a chiamare “la grande prigione”. Ad eccezione di un delegato responsabile di prendere le firme e controllare che tutti gli assegnati alla struttura restino dove sono. Le ragioni per cui quel posto sia stato dichiarato agibile dalla prefettura appaiono oscure alla luce delle condizioni estremamente precarie e poco decorose di un alloggio ricavato negli spogliatoi di una palestra. “Una soluzione provvisoria in risposta alla contingente emergenza”, all’incirca queste sono state le parole usate da esponenti dell’amministrazione comunale cui sono state chieste informazioni riguardo la situazione dei migranti. Ma per definizione un’emergenza è tale nel momento in cui è limitata nel tempo e legata ad una contingenza temporanea breve, qua invece siamo davanti ad una soluzione che probabilmente non vuole essere definitiva, ma che a ragion veduta rappresenta un modo semplice per non turbare la vista di cittadini razzisti impauriti dalla presenza di migranti fra i quali tanti “uomini neri”, come venivano definiti nelle filastrocche popolari, e dei pochi turisti e villeggianti che si riversano nel paese durante il periodo estivo. “Occhio non vede, cuore non duole” recita un detto popolare, pare essere questa la ratio con cui l’amministrazione comunale sta agendo. Non si può certo permettere che la presenza dei migranti e le deplorevoli condizioni di vita cui sono costretti ledano l’immagine della ridente, anche se ormai decaduta, località turistica attraverso articoli, racconti o esperienze dirette che mostrassero e denunciassero la situazione sollevando il polverone proprio durante il mese in cui si raggiunge il picco massimo di flussi turistici. Come sempre gli affari e il denaro vengono prima, la dignità umana può attendere e passare in secondo piano, soprattutto se si parla di migranti. Nel corso delle due settimane di permanenza dei migranti nel palazzetto dello sport ci sono state delle visite da parte di “volontari comunali” ed esponenti dell’amministrazione comunale. Una amministrazione targata Partito Democratico ed eletta pochi mesi fa che, sia con i migranti che con semplici cittadini, si impegnava nei confronti dei malcapitati con promesse del tipo: “non preoccupatevi, state tranquilli, abbiate pazienza, entro pochi giorni verrete sistemati in strutture decorose e dignitose”. A chi scrive inoltre è stato anche spiegato, dal vice sindaco del comune di Spezzano della Sila, durante una chiacchierata informale, che la responsabilità dei ragazzi alloggiati al palazzetto era stata fatta propria dall’amministrazione comunale, così come anche l’onere di trovare loro, nell’ambito delle competenze e possibilità del comune, una struttura per meglio accogliere chi ha già vissuto tanti drammi prima di arrivare in Italia e che l’iter necessario avrebbe richiesto pochi giorni in quanto la struttura era già stata individuata. Ad oggi è passata oltre una settimana dalla chiacchierata in questione e la mancanza di una struttura adeguata si fa sentire sempre di più sulla pelle dei ragazzi che vivono lì costretti dal ricatto della perdita del diritto di accoglienza qualora non risultassero le loro firme quotidiane. Da quando sono arrivati a Camigliatello (ormai oltre un mese fa la maggior parte di loro) non hanno ricevuto alcuna assistenza sanitaria, visite e analisi adeguate, non hanno mai incontrato neppure un avvocato per l’assistenza legale, psicologi e mediatori culturali, solo un’assistente sociale sembrerebbe essere stato a far loro visita senza però avere alcun tipo di comunicazione con loro se non quella di ascoltare e annotare qualcosa sul blocchetto degli appunti – stando al racconto di alcuni migranti e di un abitante del luogo incontrato presso la struttura. Di certo la responsabilità della situazione non è esclusiva del Comune di Spezzano della Sila. Un ruolo di primo piano continua ad essere giocato dalla prefettura, dalla legislazione nazionale e dall’atteggiamento della politica nazionale e comunitaria. Fa rabbrividire il fatto che con il passare dei giorni le condizioni di indigenza dei migranti aumentino. Il degrado e la sporcizia dello stabile segue lo stesso trend ed anche le negative condizioni psico-sociali degli “internati”. L’acqua potabile è accessibile tramite i rubinetti del bagno, le docce sono spesso allagate, e i pochi vestiti a disposizione sono ormai sudici e logori vista l’assenza di lavatrice o di un qualunque altro strumento per lavare a mano i panni. Ma stando alle parole dei ragazzi, almeno il cibo è buono, giusto per non smentire la tradizione gastronomica silana. Alcuni di loro sfogandosi raccontano che sono esasperati dalla situazione, sono stanchi di camminare circa 10 km per arrivare in centro per vedere qualche persona e per raccogliere qualche spicciolo offerto da qualche amico o persona solidale (visto che non percepiscono, pur firmando quotidianamente, i soldi che, seppur pochissimi, spetterebbero loro). I ragazzi ci tengono a ribadire che quella non è vita, non è accoglienza. Sono stanchi di essere presi in giro perché, pur non capendo bene l’italiano, capiscono quando ciò avviene; in particolare nel momento in cui si rinvia di giorno in giorno e di settimana in settimana la loro sistemazione. Nel frattempo assistiamo all’inaugurazione della riapertura della tratta ferroviaria turistica fra Moccone e S. Nicola di Silvana Mansio, opera dalla dubbia utilità e dai costi spropositati rispetto alle possibilità di guadagno. La passerella di esponenti delle istituzioni e personalità di rilievo dai colletti inamidati e abiti costosi, presente alla festa per il trenino della sila – e garantiamo da silani che di certo ha un valore affettivo oltre che folkoristico importante – di certo non si è interessata alla condizione in cui venti migranti vivono proprio a pochi metri più in alto rispetto ai binari appena rimessi in funzione. Con la commissione prefettizia in vacanza le pratiche per i permessi di soggiorno e per i documenti rimarranno ferme fino a dopo il 20 agosto, e probabilmente fino a quella data anche i migranti rimarranno fermi nel centro sportivo di Giordanello, sempre che non preferiscano provare a cercare ospitalità in città o altrove perchè esasperati e stanchi di vivere in quelle condizioni. Nella giornata di ieri, dopo una visita e chiacchierata con i ragazzi del palazzetto dello sport, decidiamo di informarci presso il vice sindaco che, disponibile a chiarimenti e spiegazioni fino a quel momento, ieri risponde che non si sta più occupando e interessando alla questione e che ci saremmo dovuti rivolgere ad una volontaria riconosciuta dal comune una certa K.S. che alla richiesta di spiegazioni e delucidazioni ha risposto in modo oltremodo sgarbato chiedendo ad un cittadino la sua qualifica per domandare e chiudendo il telefono in faccia dopo un sonoro invito ad andare a quel paese. Se questa è l’accoglienza in salsa silana non c’è da lamentarsi se da oltre quindici anni, la località montana sia in declino economico e sociale. Fortunatamente però, stando così le cose è facile comprendere che il declino di una delle perle turistiche della nostra regione non coincide con l’arrivo dei migranti; si può escludere che la responsabilità degli sparuti gruppi di turisti in costante diminuzione non sia dunque imputabile ai migranti come molti abitanti sostengono. Nossignori, la responsabilità della caduta libera di questa comunità sta proprio nelle sue amministrazioni susseguitesi negli ultimi decenni ed anche in parte dei suoi abitanti . Le istituzioni devono impegnarsi a garantire ai migranti degli interventi seri e tempestivi affinché vengano alloggiati in una struttura dignitosa e decorosa che garantisca le condizioni di vivibilità basilari e soddisfi le esigenze più elementari di vita. Non servono slogan, promesse o ipocrite rassicurazioni, servono prese di posizione politiche serie, interventi sulle politiche sociali e le procedure d’accoglienza, e se questo vale per l’amministrazione comunale vale ancor di più per le istituzioni di più alto livello, dalla prefettura alla regione al governo.

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