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    Il Senato approva l'arresto di Caridi

     

    Il Senato approva l'arresto di Caridi che si costituisce a Rebibbia

    04 ago 16 L'Aula del Senato ha accolto con 154 si, 110 no e 12 astenuti la proposta della Giunta per le Immunità di dire sì all'arresto del senatore di Gal Antonio Stefano Caridi. La votazione è avvenuta con voto segreto, come richiesto dai senatori di Gal, nonostante il Pd avesse proposto il voto palese.

    Caridi si costituisce a Rebibbia: Dopo il via libera dell'Aula del Senato al suo arresto, il senatore di Gal Antonio Stefano Caridi, si starebbe andando a consegnare a Rebibbia. Ad assicurare la circostanza sarebbero stati i legali del parlamentare, tra cui l'avvocato Valerio Spigarelli, ad alcuni esponenti del gruppo di Gal. Il senatore avrebbe già lasciato Palazzo Madama.
    È giunto nel carcere di Rebibbia, dove si é consegnato al personale di polizia penitenziaria, il senatore Antonio Stefano Caridi, per il quale oggi l'Aula di Palazzo Madama ha approvato la richiesta di autorizzazione all'arresto fatta dai magistrati della Dda di Reggio Calabria. A riferire all'Ansa della consegna di Caridi é stato uno dei legali del parlamentare, l'avvocato Carlo Morace. Secondo l'avvocato Morace, Caridi, nel momento in cui é giunto a Rebibbia, non ha fatto alcun commento. Il senatore Caridi si é presentato nel carcere di Rebibbia accompagnato da uno dei suoi legali, l'avvocato Valerio Spigarelli. Il parlamentare, nella circostanza, é apparso emozionato.

    Lascia l'aula commosso. Commosso fino quasi alle lacrime e rosso in volto: così il senatore Antonio Stefano Caridi lascia l'Aula del Senato dopo il voto dell'Assemblea di Palazzo Madama in favore del suo arresto. Baci e abbracci da numerosi colleghi del centrodestra (i cui banchi però hanno registrato qualche assenza) trattengono il senatore una manciata di minuti nell'emiciclo, dove l'esito della votazione era stato accolto in un quasi totale silenzio. Una commozione, quella del senatore Caridi, che ha fatto capolino solo al momento di lasciare l'Aula del Senato dopo la votazione in favore del proprio arresto. Il senatore di Gal ha infatti ascoltato gli ultimi interventi prima della votazione restando seduto al proprio posto apparentemente impassibile. Una telefonata al cellulare, un bicchiere d'acqua, qualche battuta con i colleghi e per il resto mani sul banco e un'aria rassegnata: così infatti il senatore ha atteso che si arrivasse alla votazione.

    "Questa è l'imputazione più grave che sia mai stata mossa a un parlamentare della Repubblica. E' un'accusa di 416 bis. Contrariamente a quanto vi è stato detto da alcuni in quest'Aula non è affatto un concorso esterno, ma l'accusa proprio di partecipazione all'associazione mafiosa". Il senatore del M5S, Mario Michele Giarrusso, comincia così il suo intervento nell'Aula di Palazzo Madama con il quale annuncia che il suo gruppo voterà a favore della proposta del presidente della Giunta per le Immunità, Dario Stefano, di dire sì all'arresto per Antonio Stefano Caridi (Gal). "Il nostro dovere - aggiunge Giarrusso - è vedere se questa attività dei magistrati abbia nei confronti del collega un intento persecutorio. Ma se lui dice che è indagato da 15 anni senza che gli sia mai stato fatto nulla, non può venirci a dire che è un perseguitato. Del resto da quanti anni durano i processi per le stragi mafiose?". "Sgombrato il campo dall'inesistente persecuzione non resta altro da fare che consentire alla magistratura di lavorare. Voteremo sì alla relazione del presidente della Giunta. Lui avrà tutti i tempi per difendersi nel suo processo e non qua al Senato", conclude.

    "Mi spiace trovarmi oggi nelle vesti di chi deve decidere le sorti di un senatore e, di conseguenza, della sua famiglia. Mi spiace ancor di più doverlo fare non essendo un magistrato". Così il senatore Riccardo Mazzoni, vicepresidente vicario del gruppo Alleanza Liberalpopolare -Autonomie, intervenendo nell'Aula di Palazzo Madama sulla richiesta di arresto avanzata nei confronti del senatore Caridi dal gip di Reggio Calabria. "Ancora una volta - ha aggiunto - rischiamo un conflitto tra i poteri dello Stato. Se da un lato la politica non deve intervenire nei processi, dall'altro è nostro dovere difendere l'autonomia del Parlamento, perché non siamo i passacarte delle Procure. Dalla lettura degli atti non mi pare di evincere una valenza probatoria tale da giustificare la richiesta d'arresto. Purtroppo però, anche in quest'Aula è arrivata l'onda lunga del giustizialismo sulla scorta del populismo antisistemico e sulla spinta dell'antipolitica. Ma la giustizia sommaria non è mai giustizia vera e troppo spesso accade che superata l'emergenza emotiva, nei vari gradi di giudizio quest'emozione risulta rarefatta e gli esiti dei processi cambiano"

    "Ho votato contro l'autorizzazione all' arresto del senatore Antonio Caridi. Non ho dichiarato anticipatamente la mia scelta per rispetto nei confronti del mio gruppo, che ha preso una decisione assai complessa e travagliata. La mia è stata diversa, assunta in piena coscienza e in totale libertà: e dovuta a quelle che ritengo palesi carenze e gravi debolezze delle motivazioni addotte a sostegno della richiesta di arresto". Lo dice il senatore Pd Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani. "Dunque ho votato no, ulteriormente incentivato dall' intervento del senatore Giarrusso, capace di rendere garantista persino un boia di professione. E ho votato no, nonostante il fatto di trovarmi in compagnia di tanti simil-garantisti, contrari a 'mandare in galera qualcuno'(specie se parlamentare), ma silenziosi quando in cella ci stava Fabrizio Pellegrini, malato di fibromialgia; e tanti altri anonimi poveri cristi italiani e stranieri".

    "Una giornata nera per la democrazia e la Costituzione: il Presidente del Senato e il Presidente della Giunta per le immunità hanno stracciato ogni diritto alla difesa del senatore Caridi imponendo tempi grotteschi per la lettura della carte, facendo finta di niente davanti alla documentazione prodotta che smonta le accuse dei cosiddetti pentiti". Lo afferma in una nota il senatore di "Idea" Carlo Giovanardi. "PD e M5S hanno completato l'opera in Aula imponendo la disciplina di partito e teorizzando il principio, che i cittadini purtroppo dovranno prepararsi a subire, che si va in carcere preventivo, in spregio ai principi costituzionali, non sulla base di solide prove o di gravi indizi ma, come ha sottolineato il relatore Stefano di Sinistra italiana, semplicemente soltanto se l'impianto accusatorio 'non è implausibile'", conclude.

    "Sulla richiesta d'arresto del senatore Gal Antonio Caridi il Senato ha compiuto una scelta dovuta, non essendovi nel caso tracce di persecuzione dell'accusa e non potendo il Parlamento sostituirsi al potere giudiziario". Lo affermano, in una nota, i parlamentari M5s della Calabria, nazionali ed europei, Federica Dieni, Laura Ferrara, Nicola Morra, Dalila Nesci e Paolo Parentela. "Abbiamo piena fiducia - aggiungono - nel lavoro della Dda di Reggio Calabria, che con gli organi giudicanti dovrà proseguire la lunga e difficile opera di bonifica della Calabria, sotto la morsa di una criminalità organizzata sempre più strategica e addentrata. Nello specifico, poi, siamo convinti che la giustizia procederà secondo legge, per cui Caridi potrà difendersi nel processo, proprio come ogni cittadino della Repubblica. Il rischio concreto era quello di uno slittamento del voto dell'aula, il che avrebbe potuto inficiare il lavoro della giustizia e, più in generale, la credibilità delle istituzioni elettive". "Ci auguriamo adesso - dicono ancora i parlamentari M5S - che tutte le candidature e le scelte sui rappresentanti siano vagliate con la dovuta responsabilità. Laddove finisce il ruolo tecnico della magistratura, deve entrare in gioco la responsabilità delle forze politiche, che, lontane da ogni tornaconto elettorale, devono esercitare un controllo morale e di opportunità, come auspicato da Paolo Borsellino prima di essere ucciso da una mafia bifronte".

    "Oggi il Parlamento, votando al Senato l'autorizzazione all'arresto del senatore Antonio Caridi, un semplice indagato, non ancora né processato, né condannato!, ha scritto una pagina nera per la giustizia e la democrazia". É quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da sempre schierato su posizioni garantiste. "É un ritorno - aggiunge - al peggiore e nefasto giustizialismo degli anni '90 con i nuovi, orrendi giacobini e populisti (degni eredi dei peggiori forcaioli leghisti dell'epoca di Mani Pulite!) che invocavano (e mimavano) le manette, ignorando e calpestando ogni elementare principio garantista e di presunzione di innocenza. Chi, come Diritti Civili, ha legato indissolubilmente la sua lunga storia alle battaglie di giustizia e garantiste (molto spesso condotte in perfetta solitudine), non può che restare allibito ed esterrefatto per questa giustizia sommaria che manda in carcere un parlamentare (il discorso vale naturalmente per qualunque altro cittadino) sulla base (solo) dell'accusa di una Procura (il cui operato rispetto) tutta da provare in un regolare processo. Il Parlamento si è impegnato prima della pausa estiva in una corsa contro il tempo per mandare in carcere un indagato, non certo un pericoloso criminale. Non conosco il senatore Caridi, ma, da vecchio e convinto garantista, non posso non difenderlo. Dico anzi che un Parlamento serio e responsabile oggi avrebbe dovuto essere impegnato e, nel caso anche essere occupato, non per avallare l'arresto di un senatore, come tutti presunto innocente sino al terzo grado di giudizio, ma per scongiurare la concessione delle basi italiane per i raid aerei contro l'Isis in Libia, evitando un gravissimo errore destinato purtroppo ad avere conseguenze drammatiche per il nostro Paese, che diventa da questo momento infatti un sicuro e, purtroppo, facile bersaglio per i terroristi islamici. Un Parlamento serio e responsabile avrebbe dovuto occuparsi del dramma dei migranti che continua e dei 130 mila poveri bambini di Aleppo che, nella città assediata, stanno morendo per la fame! Invece si è preferito accanirsi e condannare anzitempo un semplice indagato, giudicato sicuro colpevole. In nome di quale Giustizia, in nome di quale stato di diritto? É semmai la fine dello stato di diritto. Questo è infatti solo giustizialismo puro, se non addirittura barbarie e inciviltà".

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