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    Sei arresti della Gdf alla cosca Mancuso a Roma, indagato anche capogruppo Regione Lazio

     

    Sei arresti della Gdf alla cosca Mancuso a Roma, indagato anche capogruppo Regione Lazio

    27 ott 15 La Guardia di finanza sta eseguendo sei ordinanze di custodia cautelare nei confronti di una serie di soggetti legati alla cosca Mancuso della 'ndrangheta. Diciassette complessivamente gli indagati tra cui anche l'ex capogruppo dell'Idv alla Regione Lazio Vincenzo Maruccio. Sono in corso una ventina di perquisizioni a Roma e nelle province di Bergamo, Catanzaro e Vibo Valentia e sequestri di immobili, società e conti correnti, anche in Svizzera e negli Usa, per oltre 5 milioni. Agli indagati, i finanzieri del Comando di Roma e del Nucleo speciale di polizia valutaria, contestano, a vario titolo, i reati di usura, abusiva attività finanziaria, intestazione fittizia di beni e riciclaggio di denaro di provenienza illecita, aggravati dalle modalità mafiose. I dettagli dell'operazione sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella sede del Nucleo di polizia tributaria di Roma alla presenza del procuratore aggiunto della Dda di Roma Michele Prestipino.

    --- Video Guarda il video della Gdf

    Più nel dettaglio, gli uomini del NSPV (Nucleo speciale di polizia valutaria) hanno compiuto accertamenti specifici sui conti correnti dell’ex Capogruppo alla Regione Lazio dell’Italia dei Valori, Vincenzo MARUCCIO, arrestato per peculato nel novembre del 2012, proprio dal Valutario. MARUCCIO era emerso, altresì, negli approfondimenti espletati dagli specialisti del GICO, quale prestanome - unitamente a molti altri indagati (tra cui la moglie, la madre e la collaboratrice domestica del politico stesso) - di BEVILACQUA Luigi Ferruccio, imprenditore di origini calabrese al quale, nell’ottobre 2009, era stata irrogata la misura dell’obbligo di dimora a Roma, anche perché considerato vicino al clan MANCUSO di Limbadi (VV).

    Meritevole di attenzione è la circostanza che il BEVILACQUA Luigi Ferruccio non si fosse mai effettivamente dissociato dall’ambiente d’origine, ricevendo le cd. “imbasciate” sino a Roma, ove aveva creato il suo “impero”, nonché partecipando a riunioni in Calabria. Emblematico il contenuto di alcune intercettazioni: “...siamo sempre vicini, SIAMO SEMPRE UNA FAMIGLIA...QUESTO NON C’E’ DUBBIO...UNA FAMIGLIA PIENA DI AFFETTO, DI BONTÀ E DI TRASPARENZA E DI PERBENISMO...”).

    Dalle complessive indagini, effettuate in stretta sinergia dal NSPV e dal Nucleo di Polizia Tributaria di Roma/GICO, è emerso come il BEVILACQUA, abbandonato il territorio d’origine, abbia proseguito nell’attività di usuraio, cominciando ad investire i correlati proventi illeciti nel mercato legale romano, acquisendo - fittiziamente e, appunto, tramite prestanomi - importanti e note strutture societarie romane, operanti prevalentemente nel campo della ristorazione nonché immobili in Italia e all’estero.

    Nel ruolo di promotore ed organizzatore delle condotte delittuose poste in essere, BEVILACQUA Luigi Ferruccio ha diretto tutte le attività illecite, avvalendosi dei figli nonché di altri fidati collaboratori e soggetti compiacenti, tra cui, su tutti, il citato Maruccio e ANELLO Rocco, già Consigliere della Provincia di Catanzaro e candidato alla carica di sindaco di Curinga (CZ), nelle elezioni amministrative del 2013. Ciò attraverso la tecnica di intestare fittiziamente beni e di attività a terzi compiacenti, al fine di schermarne l’effettiva titolarità.

    Sequestrati bar, ristoranti, pescherie, attività di commercio di orologi, tutti nella zona di Piazza Bologna: queste le iniziative imprenditoriali dei Bevilacqua nella Capitale gestite attraverso una fitta rete di prestanome. Tra i locali in mano agli arrestati anche il noto “M’addubbai” di Via Livorno.

    Cautelate anche 3 società di diritto svizzero, operanti nel settore immobiliare e del commercio in genere, nonché 3 lussuose ville site a Miami Beach (Florida – USA). L’ammontare dei beni in sequestro ammonta, allo stato, ad oltre 5 milioni di euro.

    Prestipino, cosche oeprative investono a Roma. Secondo gli investigatori Bevilacqua, colpito da obbligo di dimora a Roma dal 2009, ha replicato nella capitale l'attività di usura e di reinvestimento di capitali illeciti che svolgeva nel Vibonese per il clan Mancuso, senza perdere contatto con la terra d'origine. In particolare avrebbe acquisito locali nella zona di piazza Bologna, vicino al centro di Roma, avvalendosi di prestanome come i figli, altri parenti o i familiari di Vincenzo Maruccio, ex capogruppo Idv alla Regione Lazio, anch'egli originario del Vibonese. Il gruppo criminale di Bevilacqua applicava tassi usurari dal 160 al 600%, è stato accertato. I clan mafiosi a Roma "non si limitano a investire, immettere denaro di provenienza illecita - dice il procuratore aggiunto della capitale Michele Prestipino -, ma i soggetti diventano operativi in settori criminali" come usura, droga ed estorsioni.

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