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    Appalti Anas, blitz della Gdf:10 arresti. C'è anche l'ex sottosegretario Meduri

     

    Appalti Anas, blitz della Gdf: 10 arresti. C'è anche l'ex sottosegretario Meduri

    22 ott 15 Blitz questa mattina all'alba ad opera della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Roma in cui i baschi verdi hanno arrestato dieci persone. L'operazione è stata posta in essere dal Gip del Tribunale di Roma che ha ordinato oltre 100 perquisizioni in 11 regioni diverse. Tra gli arrestati l'ex sottosegretario Luigi Meduri, 5 dirigenti e funzionari dell'Anas della Direzione Generale di Roma e 3 imprenditori titolari di aziende appaltatrici di primarie opere pubbliche. Meduri all'epoca era sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture dove rimase in carica per due anni, dal maggio 2006 al maggio 2008. Dal gennaio 1999 all’aprile 2000 fu anche presidente della Regione Calabria. 31 le persone indagate.

    -- Video Guarda il video della Gdf

    Gli arrestati. Sono complessivamente dieci le ordinanze di custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sull'Anas. I destinatari sono: Antonella Accroglianò. Oreste De Grossi, Sergio Lagrotteria, Giovanni Parlato, Antonino Ferrante, Eugenio Battaglia, Concetto Bosco Logiudice, Francesco Costanzo, Giuliano Vidoni e l'ex sottosegretario Luigi Meduri (nella foto a destra). Agli ultimi cinque sono stati concessi gli arresti domiciliari. I reati contestati vanno dall'associazione per delinquere, alla corruzione per l'esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri di ufficio, dall'induzione indebita a dare o promettere utilità al voto di scambio. Il gip ha disposto inoltre un sequestro per equivalente nei confronti di tutti i dipendenti pubblici per 200 mila euro. La Guardia di finanza ha seguito questa mattina una novantina di perquisizioni in Lazio, Calabria, Puglia, Campania, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Piemonte, Veneto e Abruzzo, con il supporto anche dei Nuclei di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza alle sedi di Bari, Arezzo, Catanzaro, Catania, Gorizia, Cosenza, Padova, Messina, Siracusa, Udine, Torino, Vercelli e Venezia.

    Oscuro faccendiere. L'ex sottosegretario Luigi Meduri era "un oscuro faccendiere" e interfaccia politica della 'dama nera', il dirigente dell'Anas Antonella Accroglianò, considerata dagli investigatori al vertice dell'organizzazione all'interno dell'Anas. E' la ricostruzione fatta dagli uomini delle Fiamme Gialle sul ruolo di Luigi Meduri nei confronti del quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. Secondo la ricostruzione degli investigatori, Meduri da un lato si sarebbe adoperato per mettere a disposizione il suo pacchetto di voti a favore del fratello della 'Dama nera', candidato alla regione Calabria nelle liste dell'Udc, e dall'altro si sarebbe dato da fare per fargli ottenere un importante incarico all'interno di una società partecipata della Regione, sempre dietro richiesta della Accroglianò dopo il fallimento del fratello alle elezioni. In cambio, sostengono la Guardia di Finanza e la procura di Roma, l'ex sottosegretario avrebbe chiesto l'assunzione e la riconferma in Anas di due geometri a lui vicini. Meduri, inoltre, avrebbe fatto da intermediario tra la stessa Accroglianò e due imprenditori catanesi - Concetto Bosco Lo Giudice e Francesco Costanzo - che avrebbero ritardato il pagamento di una tangente. La mazzetta sarebbe relativa alla vicenda che ruota attorno all'appalto da 145 milioni per la realizzazione della cosiddetta 'Variante di Morbegno', in Lombardia. L'appalto, infatti, era stato vinto dai due imprenditori catanesi che, attraverso Meduri, avrebbero chiesto all'Anas, e dunque alla Accroglianò, l'autorizzazione alla cessione di un ramo d'azienda. In realtà, dicono gli investigatori, si trattava di una una vera e propria cessione del contratto d'appalto, pratica normativamente illecita. Per queste 'pratiche' gli investigatori hanno documentato almeno sei passaggi di denaro, dal dicembre 2014 all'agosto 2015, per un totale di circa 150 mila euro"

    Meduri agevolò incontro dama nera con ministro. Spunta anche un "non meglio individuato ministro", come si legge nell'ordinanza del gip, nelle carte dell'inchiesta Anas. A tirare in ballo la figura di "un ministro", come si evince da un'intercettazione ambientale, è Antonella Accroglianò, dirigente responsabile del coordinamento tecnico amministrativo di Anas, donna chiave della vicenda denominata la "dama nera". La conversazione, captata nel corso delle indagini effettuate dagli uomini della Guardia di Finanza su mandato della Procura di Roma, risale a 6 luglio 2015 e segue a una serie di incontri tra la stessa Accroglianò, il dirigente Anas Oreste De Grossi, e l'imprenditore catanese Concetto Bosco serviti - secondo quanto ricostruito dagli investigatori - per ricevere e spartire quote delle tangenti concordate. Il 6 luglio c'è un ulteriore incontro tra De Grossi e Accroglianò e i due dirigenti Anas si lamentano perché gli imprenditori catanesi, Bosco e Francesco Costanzo, non hanno ancora provveduto a pagare tutto quanto pattuito. "Io gliel'ho detto - afferma la donna - cercate di chiudere adesso eh! non vi fate sentire più... non vi fate chiamare più...". E all'affermazione di De Grossi: "..non ci pensano proprio... quelli non ci pensano proprio...", la Accroglianò sottolinea come gli imprenditori catanesi avessero risolto diversi problemi, non meglio precisati nella conversazione, con l'intermediazione dell'ex sottosegretario Luigi Meduri, "il quale - si legge nell'ordinanza del gip - li aveva agevolati attraverso l'organizzazione di un incontro con un non meglio individuato ministro". "Perchè mo' dottore - sono le parole della Accroglianò a De Grossi - stanno messi bene... perchè poi Meduri li ha fatti incontrare anche con il ministro.... gli hanno fatto vedere il progetto....nuove cose, eh!".

    Arrestati vertici Tecnis. Ci sono anche due noti imprenditori catanesi ai vertici della società Tecnis, Francesco Domenico Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, tra le persone arrestate dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta sull'Anas. La Tecnis, colosso imprenditoriale del Sud Italia, si è aggiudicata appalti pubblici per quasi 800 milioni di euro l'anno. Dalla metropolitana catanese, ai lavori dell'anello ferroviario e del collettore fognario di Palermo, passando per il porto di Catania, quello di Ragusa, l'interporto di Catania oltre alla Salerno Reggio Calabria e ad altre centinaia di commesse che hanno fatto della Tecnis la prima impresa del Sud Italia. Tra i lavori affidati alla Tecnis figura anche un lotto del viadotto "Scorciavacche", sulla Palermo-Agrigento, franato una settimana dopo l'inaugurazione nel dicembre scorso. Francesco Domenico Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, finiti ai domiciliari, sono noti anche per le loro battaglie contro il racket delle estorsioni e per avere siglato protocolli di legalità in ogni appalto. Domenico Costanzo, in particolare, era tra i favoriti nel rinnovo dei vertici di Confindustria Catania.

    Sequestrati 70mila euro in casa della "Dama nera". Gli uomini della Guardia di Finanza hanno sequestrato 70 mila euro in contanti e gioielli a casa della madre di Antonella Accroglianò, indicata come la 'dama nera', il dirigente responsabile del coordinamento tecnico amministrativo di Anas ritenuta dagli inquirenti al vertice della "cellula criminale" che operava all'interno di Anas.

    Pressioni per favorire ditte vicine a ndrangheta. Antonella Accroglianò, la dirigente dell'Anas arresta oggi e definita dagli investigatori la 'Dama nera', avrebbe "consigliato" ai titolari di un'azienda vincitrice di un appalto in Calabria, di subappaltare alcune opere a ditte di imprenditori contigui alla 'Ndrangheta. Secondo quanto ricostruito dagli uomini delle Fiamme Gialle, la vicenda riguarda una serie di opere pubbliche nel comune di Palizzi, in provincia di Reggio Calabria. La donna avrebbe da un lato chiesto l'assunzione di operai e geometri alla ditta vincitrice dell'appalto e, dall'altro, dicono gli investigatori, avrebbe esercitato "pressioni inequivoche affinché la fornitura del calcestruzzo e il movimento terra, attività notoriamente di interesse quasi esclusivo delle cosche della 'Ndrangheta in quei territori, venisse affidato ad una persona di sua fiducia, che avrebbe così garantito la sicurezza del cantiere da interventi o pressioni di gruppi criminali egemoni" in quella zona.

    Il Procuratore Pignatone con il Comandante Prov.le Gdf illustra l'operazione

    Sistema tangenti 'strutturato'. L'indagine sulle tangenti e la corruzione all'interno dell'Anas ha svelato uno scenario "disarmante" in cui la corruzione ed il pagamento di tangenti sono un "sistema assolutamente strutturato e per nulla episodico". Così gli investigatori della Guardia di Finanza hanno descritto il contesto che hanno trovato indagato all'interno dell'azienda. Secondo gli uomini delle Fiamme Gialle in Anas c'era una vera e propria "cellula criminale" che aveva un "diffuso rapporto di connivenza in tutta Italia" e che utilizzata, come nei contesti mafiosi, dei pizzini per scambiarsi le informazioni tra gli imprenditori ed i funzionari pubblici corrotti, "in modo da non lasciare traccia di quelli che erano gli accordi corruttivi". Insomma, "un sistema collaudato, tutt'altro che episodico".

    Due manager indagati a Padova. Ha toccato anche il Veneto l'inchiesta 'Dama Nera' su presunte tangenti all'Anas. Tra gli indagati figurerebbero due manager di una azienda di Padova, dove oggi si sono presentati gli uomini della Guardia di Finanza per una serie di perquisizioni, in azienda e nelle abitazioni degli indagati. Le 'fiamme gialle' hanno sequestrato documenti cartacei ed elettronici.

    Accusa di corruzione per imprenditore. C'è anche l'imprenditore friulano Giuliano Vidoni, di 70 anni, della omonima azienda costruzioni - Vidoni spa di Tavagnacco (Udine) - tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare. Per Vidoni il provvedimento prevede gli arresti domiciliari: fermato nella notte dai finanzieri a Roma nell'albergo in cui soggiornava, in queste ore sta raggiungendo la sua abitazione in Friuli Venezia Giulia accompagnato dalle forze dell'ordine. Secondo quanto si è appreso, l'accusa contestatagli dalla Procura di Roma sarebbe di corruzione, in relazione a una dazione di denaro o a una promessa di assunzione di una persona che sarebbe stata fatta ai dirigenti e funzionari di Anas coinvolti nell'indagine per ottenere in cambio pagamenti degli stati d'avanzamento di alcuni lavori eseguiti in passato dall'azienda. Nata nel 1954 come ditta individuale a Forgaria nel Friuli (Udine) su iniziativa di Giacomo Vidoni, l' omonima azienda è cresciuta negli anni nel settore dell'ingegneria civile, industriale e infrastrutturale realizzando numerose opere pubbliche, in Italia e all'estero, e aggiudicandosi diversi appalti, anche con l'Anas, in tutta Italia. Allo stato, la ditta ha aperto cantieri stradali Anas in Sardegna e Calabria, estranei però all'indagine. La notte scorsa le Fiamme Gialle hanno eseguito perquisizioni anche nell'abitazione dell'imprenditore e nella sede della società in Fvg, su delega della Procura di Roma. "La posizione è più defilata, tanto che sono stati concessi gli arresti domiciliari", ha spiegato l'avvocato Luca Ponti che assiste Vidoni. Il legale ha annunciato che studierà la linea di difesa in attesa dell'interrogatorio di garanzia che si terrà probabilmente la prossima settimana. "In questo momento stiamo cercando delle soluzioni perché la vicenda non abbia delle ricadute sulla continuità d'impresa", ha concluso. Il capo d'imputazione per la posizione di Giuliano Vidoni parla di denaro e altre utilità, nella parte di reato contestata ad Antonella Accroglianò e altri funzionari Anas con riferimento a una assunzione alla Firmo Sibari scarl. La Accroglianò, dirigente responsabile coordinamento tecnico amministrativo di Anas Spa, si sarebbe attivata per l'adozione degli atti finalizzati a pagamento ed erogazione dei corrispettivi contrattuali in favore della Vidoni spa, in via privilegiata rispetto ad altre imprese chiedendo, in particolare, l'assunzione di una persona in una società che la Procura di Roma ritiene riconducibile all'imprenditore friulano. Assunzione che sarebbe avvenuta nel febbraio 2015 in una società consortile a responsabilità limitata, tra i cui soci rientrerebbe anche la Vidoni spa. L'avv. Luca Ponti, che difende l'imprenditore con Giampaolo Filiani di Roma, ha detto che il suo cliente, "è sereno", precisando che l'accusa non riguarda in alcun modo "una turbativa di una gara" ma "crediti già maturati per appalti già conclusi". La Vidoni è stata aggiudicataria di appalti con Anas, tra il 2006 e il 2014, per un importo totale di oltre 275 mln euro.

    Anticorruzione chiede atti. L'Autorità nazionale anticorruzione, a quanto si apprende, chiederà gli atti relativi all'inchiesta per corruzione che ha portato all'arresto di dirigenti e funzionari Anas. L'obiettivo è verificare se vi siano appalti su cui intervenire in base ai poteri affidati all'Authority.

    L'Anas si costituirà parte offesa. L'Anas si costituirà in giudizio quale parte offesa nei confronti dei dirigenti e funzionari accusati di corruzione. La società, dichiara il presidente Gianni Vittorio Armani "sta attivamente collaborando alle indagini della Guardia di Finanza, dando il massimo supporto anche in qualità di parte offesa dai fatti oggetto di indagine, accaduti negli anni passati". Inoltre "esprime piena fiducia nel lavoro della Procura di Roma, con l'auspicio che possa arrivare velocemente a fare chiarezza sui fatti ed aiutare il vertice dell'Azienda a voltare pagina".

    Verranno licenziati dirigenti ANAS corrotti. I dirigenti dell'Anas finiti nell'inchiesta che ha portato agli arresti di oggi "verranno licenziati senza indennizzo. Lo ha assicurato il presidente della società Gianni Vittorio Armani sottolineando che il procedimento nei loro confronti verrà avviato a brevissimo "seguendo tutte le procedure burocratiche per evitare di doverli riassumere". Quanto a Antonella Accroglianò, definita dagli investigatori la dama nera, il presidente di Anas ha sottolineato che da una valutazione fatta da un'azienda esterna era risultata "persona non adeguata" per quel ruolo "evidentemente - ha detto - i criteri di selezione che sono stati adottati per metterla in quel posto, non rispondevano a criteri di managerialità". La valutazione sulla Dama nera è stata fatta dalla Eric Salmon & Partner, una società esterna alla quale l'Anas ha affidato il compito di 'misurare' lo spessore dei manager aziendali. Le audizioni dei dirigenti sono tuttora in corso ma Accroglianò è stata sentita tra la fine di settembre e i primi di ottobre. "Non c'è stato il tempo di rimuoverla" dicono in Anas. Armani ha detto di aver incontrato una sola volta la dirigente arrestata. "Non so dire se i flussi di denaro sono arrivati solo a lei o in maniera diffusa, sarà la procura ad accertarlo". Dunque non esclude che vi possano essere altri dirigenti coinvolti? "Io non escludo nulla - ha concluso - quello che posso fare è modificare l'assetto aziendale e tagliare i capi che non mi convincono. Ecco perché spero che l'azione di pulizia avvenga prima possibile". "Confido nell'aiuto delle procure, spero che l'azione di pulizia avvenga prima possibile, prima fanno e meglio è per me e per l'Anas". Aveva prima affermato il presidente della società Gianni Vittorio Armani dopo gli arresti di questa mattina. "Credo che in Anas gran parte dell'azienda sia onesta e penso che possa uscire dal tunnel - ha aggiunto - pensavo che i problemi principali fossero organizzativi ma invece vanno risolti prima i problemi corruttivi, questa è la priorità sennò non c'è piano industriale che tenga". Armani ha assicurato la massima collaborazione con gli investigatori e ha rivelato che proprio pochi giorni fa aveva chiesto "un supporto" alla procura affinché "intercettasse prima possibile" ogni episodio corruttivo in Anas. "L'azienda - ha detto - non ha strumenti autonomi per capire certi atti corruttivi. Atti che vanno contro l'azienda e che devono essere puniti con la massima severità" Il presidente ha poi rivendicato che, da quando si è insediato, ha dato il via ad un importante rinnovamento. "Abbiamo cambiato l'organismo di vigilanza e attivato degli audit per cercare di capire come operavano certe direzioni". Inoltre, "abbiamo avviato una rotazione fortissima delle persone" nei ruoli apicali, tanto che "più del 50% delle posizioni sono state cambiate e modificati 11 capi dipartimento su 19". Infine, si sta facendo una "azione di accompagnamento" all'uscita di una 15 di dirigenti: "ne abbiamo 196, francamente troppi". "Purtroppo - ha aggiunto Armani - non è facile identificare chi è onesto e chi no e per questo ho bisogno della magistratura". Armani ha inoltre indicato la risoluzione dei contenziosi - ce ne sono per 9 miliardi - una delle priorità del nuovo management. "Questi contenziosi - ha spiegato - vanno risolti, senza creare una fila che poi può provocare episodi corruttivi. Sono convinto che su buona parte di questi l'Anas abbia ragione, ma le cose vanno fatte con le adeguate procedure".

    Legale Ricciardello precisa: "In merito alla indagine su appalti Anas, nel cui ambito sono state emesse, oggi, diverse ordinanze di custodia cautelare, al fine di non ingenerare spiacevoli e gravi equivoci, preciso che l'imprenditore di Brolo Giuseppe Ricciardello ha ricevuto solo una informazione di garanzia, che non contiene addebiti specifici ma che si è resa necessaria per procedere ad acquisizioni documentali". Lo afferma il suo legale, l'avvocato Nino Favazzo. "Lo stesso - anticipa il penalista - chiederà ai magistrati quanto prima e mio tramite, di essere sottoposto ad interrogatorio, per fornire ogni elemento utile a chiarire definitivamente la propria posizione".

    Il Codacons parte offesa. Il Codacons, in rappresentanza della categoria degli utenti delle strade, si costituirà parte offesa nell'inchiesta della Procura di Roma sugli appalti Anas che ha portato ad una serie di arresti tra funzionari e dirigenti della società. "Gli appalti truccati e il giro di tangenti evidenziati dalla magistratura, se confermati - afferma una nota dell'Associazione - si ripercuoterebbero in modo diretto sui cittadini, primi fruitori dei servizi resi dall'Anas". "Questo perché - aggiunge il Codacons - la manipolazione di un appalto, così come le nomine pilotate, genera una alterazione in senso negativo del servizio stradale, con un danno diretto per chi ne è fruitore, ossia l'utente. Per tale motivo ci costituiremo parte offesa in rappresentanza della collettività, chiedendo un risarcimento nei confronti dei responsabili degli illeciti".

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