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    A dieci anni dalla scomparsa di Fortugno, commemorazione a Locri

     

    A dieci anni dalla scomparsa di Fortugno, commemorazione a Locri

    19 ott 15 Si è aperta con la deposizione di corone di alloro davanti la stele che ricorda l'omicidio di Francesco Fortugno, sulle note del "Silenzio", la giornata a Locri dedicata alla commemorazione del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, nel decennale dell'assassinio. Alla commemorazione partecipano il ministro Graziano Delrio, il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico, la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi ed il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, insieme a molti sindaci e cittadini della Locride. Le autorità, in un clima di forte commozione, si sono strette alla vedova di Fortugno, Maria Grazia Laganà, e ai figli Anna e Giuseppe. Per partecipare alle iniziative in memoria di Francesco Fortugno, che si snoderanno lungo tutto l'arco della giornata, sono presenti anche studenti provenienti da tutta la Calabria e da altre regioni. "Sono stati dieci anni di dolore lancinante per la perdita di un padre e di un compagno di vita. Grazie a voi, alla vostra energia, ai vostri colori, alla vostra onestà e agli alti ideali che vi animano anche il dolore diventa più sopportabile". Ha commentato Maria Grazia Laganà, vedova di Franco Fortuno, nel corso della cerimonia di premiazione delle scuole che hanno partecipato al concorso-contest per ricordare i dieci anni dall'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. La vedova Fortugno, nel suo breve intervento, ha ringraziato tutti a nome suo e dei figli "per la partecipazione e la vicinanza". "Oggi - ha aggiunto Maria Grazia Laganà - possiamo constatare che c'è la consapevolezza che il sacrificio di Franco ha fatto germogliare tanta forza assieme a tanto incoraggiamento per farci affrontare un fatto così sconvolgente per le nostre vite". Citando una frase di Sant'Agostino, la vedova di Francesco Fortugno ha concluso rivolgendosi ai giovani presenti. "Dal male è venuto il bene - ha detto - e questo è avvenuto grazie a voi. Ne sono orgogliosa".

    Messaggio del Presidente Mattarella. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato alla signora Maria Grazia Laganà Fortugno il seguente messaggio: "A dieci anni dal vile assassinio di Franco Fortugno rivolgo un commosso omaggio alla sua memoria. Resistere e reagire con fermezza ad ogni forma di malaffare, di condizionamento e di connivenza è il modo migliore per ricordare coloro che, come Franco Fortugno, hanno perso la vita per non sottostare al sistema di violenza e di intimidazione delle organizzazioni criminali". "Motivo di fiducia è l'impegno contro le mafie di tanti giovani che grazie anche all'attiva partecipazione a percorsi di educazione alla legalità promossi dalle scuole hanno maturato la consapevolezza che per la Locride, come per l'intero Paese, le prospettive di sviluppo sociale ed economico passano attraverso una piena e diffusa adesione ai principi di legalità e di giustizia. "Con questo spirito desidero far giungere alla famiglia Fortugno espressioni di vicinanza". Lo rende noto un comunicato del Quirinale.

    Il saluto di Oliverio. Rivolgo innanzitutto un affettuoso saluto a Maria Grazia Laganà, a Giuseppe, ad Anna, alle autorità di Governo, al ministro Graziano Delrio, al Viceministro Filippo Bubbico, al Sottosegretario Marco Minniti, al Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, alle autorità religiose, civili e militari e a tutti quelli che oggi hanno scelto di essere qui, in questa giornata di commemorazione, a distanza di dieci anni da quel tragico evento. Io credo che l’omicidio Fortugno abbia costituito uno spartiacque in questa regione perché, a differenza di altre realtà del Mezzogiorno dove la criminalità organizzata ha esercitato per lungo tempo un ruolo di dominio su vaste aree del territorio e dell’economia, qui con quel tragico atto c’è stato un salto di qualità, perché mai la ‘ndrangheta aveva puntato la sua attenzione verso uomini delle istituzioni o, almeno, di quel livello istituzionale. Franco Fortugno era il Vicepresidente del Consiglio regionale. Il suo assassinio non è stata un’operazione, vorrei ricordarlo a tutti quanti, anche a quelli che mi hanno preceduto, di un gruppetto di delinquenti, ma una tragica pagina scritta per segnare un atto di prepotenza, per dire: “qui non si può andare oltre le righe” per quanto riguarda l’impegno sul terreno della legalità e della bonifica. Perché se si va oltre le righe si toccano fili che possono determinare, appunto, il corto circuito che è stato determinato. Sono passati dieci anni da quel tragico evento. Doveva essere una giornata di grande partecipazione democratica e di festa perché si celebravano le primarie. Lo ricordo benissimo quel pomeriggio drammatico! E’ stata, invece, una giornata di sangue, una giornata che ha gettato in quelle ore non solo una famiglia ma anche una regione e le forze democratiche dell’intera regione nella disperazione e nel lutto. Il fatto che oggi si ricordi quell’evento drammatico è importante. Voglio ringraziare il governo che è qui con le sue massime espressioni proprio a significare l’impegno dell’esecutivo su questo terreno in una regione difficile, che forse è la più difficile del nostro Paese, per aiutarla a riscattarsi. Il nostro futuro sono i giovani. Il capitale del nostro riscatto sono i giovani. E vorrei aggiungere che proprio sul terreno della legalità, della bonifica morale, del rigore istituzionale si gioca la partita del futuro senza la quale non basterebbero tutti gli investimenti del mondo. Senza la legalità, senza la crescita di una cultura democratica e di rispetto civile non andremo da nessuna parte. E l’insegnamento di Fortugno è l’insegnamento di un uomo che era impegnato in questa trincea. Spesso ci sentiamo rivolgere la frase: “Ma chi te lo fa fare?”. Una frase che pervade come un tarlo, come un cancro corrosivo la vita democratica. Franco Fortugno è proprio la testimonianza che si può lottare e contrastare la cultura del “chi te lo fa fare”. Noi abbiamo bisogno di stare in campo, di fare assumendoci responsabilità in un momento nel quale la Calabria, rispetto a dieci anni fa, pur avendo modificato il suo contesto e le sue condizioni, porta ancora con sé i gravi problemi che aveva dieci anni fa e che riguardano la presenza della criminalità, del lavoro, della crescita, della modernizzazione infrastrutturale. Proprio in questa Calabria abbiamo bisogno di lasciarci alle spalle la cultura del “chi te lo fa fare” e alimentare e stimolare un protagonismo democratico, civile, una cultura dei diritti, del sostegno alle imprese, del lavoro come fattore di crescita, dei servizi. Noi siamo impegnati in questa trincea. Ci siamo perché siamo convinti che il più grande e alto valore della vita debba essere quello di impegnarsi per costruire condizioni di crescita e di sviluppo civile. Altri valori sono poca cosa ed io credo che, proprio per questo, dobbiamo impegnarci e aiutare soprattutto i giovani ad impegnarsi in questa trincea. Maria Grazia, Giuseppe, Anna, vi siamo vicini. Lo siamo non in modo formale ma sostanziale, perché conosciamo bene qual è stato il dolore della perdita di Franco per voi, sappiamo bene cosa significa avere perduto un uomo che era, soprattutto per la famiglia, un grande punto di riferimento. Ho conosciuto Franco e posso affermarlo senza retorica. Vi siamo vicini soprattutto nella stessa trincea nella quale Franco ha speso la sua vita”.

    Ministro Del Rio: sacrificio non vano. "Noi ci siamo, non solo perché dobbiamo onorare la memoria di Franco Fortugno, ma perché vogliamo, attraverso lui, onorare le speranze e le attese di questa terra, e soprattutto dei suoi giovani". Lo ha detto il ministro per le Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio intervenendo a Locri alla cerimonia di premiazione di un concorso-contest nell'ambito delle iniziative per il decimo anniversario dell'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, ucciso a Locri nel 2005. "Fortugno - ha aggiunto Delrio - come tutti i medici, e anch'io lo sono, aveva una vocazione alla cura. Una vocazione che tutti i sindaci devono avere verso le loro comunità. Per questo dico a quanti chiedono la presenza e il rinnovato impegno del Governo in questi territori che noi vogliamo essere presenti al vostro fianco sempre di più e sempre meglio. Vogliamo essere i collaboratori principali delle vostre opere sul territorio, ma è necessario, perché il sangue che è stato versato sia fecondo, che voi, insieme a noi, siate gli animatori delle migliori energie della vostra comunità".
    "Sono l'illegalità, la 'ndrangheta e la mafia, assieme al silenzio complice, a togliere il lavoro ai nostri giovani e a impedire lo sviluppo". Lo ha detto il ministro Graziano Delrio a Locri. "A tutti i livelli - ha aggiunto Delrio - diciamo che vogliamo interessarci della nostra politica. E che per raggiungere questo obiettivo chiamiamo a raccolta le energie migliori, senza ambiguità".
    "Dobbiamo assolutamente fare in modo che quelle opere diventate il simbolo del fallimento, come la Salerno-Reggio Calabria, si completino". Lo ha detto il ministro Delrio a Locri. "É dalla conclusione di quelle opere - ha aggiunto Delrio - che si ricostituisce il legame di fiducia, di speranza e si aggiunge quel piccolo mattone che insieme ad altri consentirà di costruire un edificio solido e forte. Un edificio in grado di resistere alle tesi di coloro che, invece, vogliono continuare a sostenere che lo Stato non c'è e non ci sarà. Noi ci siamo e ci saremo".
    "Il nostro Paese sta uscendo, lentamente ma con forza, da una crisi profonda. E la crisi ha colpito soprattutto il Sud". Lo ha detto a Locri il ministro Graziano Delrio. "Abbiamo i dati dei giovani - ha aggiunto Delrio - che cominciano a mettersi in gioco, che non cercano più solo il posto pubblico ma si impegnano per lanciare delle start-up. I dati dell'imprenditoria giovanile meridionale sono più forti di quelli del nord-est e del nord-ovest. Si tratta di giovani che hanno voglia di lavorare e costruirsi un futuro in una terra così bella e ricca di stimoli". "Il nostro dovere, come Governo ma anche più in generale come pubblici amministratori - ha concluso il Ministro - è quello di creare le condizioni perché ciò avvenga".
    "Non esiste un problema di oblio del sud o della Calabria. Esiste la necessità di mettere il Mezzogiorno nelle condizioni di riprendere in mano il suo destino". Lo ha detto il ministro Graziano Delrio a Locri. "Non c'è nessuno - ha aggiunto Delrio - che potrà essere protagonista del riscatto di queste terre al posto degli uomini e delle donne del sud. Nei decenni passati questi uomini e queste donne hanno fatto grandi non piccoli Paesi o regioni ma anche importanti nazioni nel mondo".

    Bindi:un martire. "Franco Fortugno era un uomo mite e la sua assenza si avverte nella politica. E' stato un martire e noi sappiamo che sul sangue dei martiri cresce sempre qualcosa". Lo ha detto la presidente della Commissione parlamentare antmafia Rosi Bindi a Locri in occasione della commemorazione nel decennale dell'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. "Se abbiamo fatto qualcosa di buono in questi anni - ha aggiunto Bindi - lo dobbiamo anche al suo sacrificio. Se non ci siamo riusciti siamo qui per assumerci ancora l'impegno. Certo la nostra indifferenza, la nostra sottovalutazione, la nostra ignoranza nei confronti della mafia, è una collaborazione all'uso della violenza. Anche noi con il nostro silenzio e con la nostra incapacità di fare la nostra parte diventiamo in qualche modo corresponsabili. Rompere il silenzio significa creare il presupposto per fare la scelta giusta".

    Bubbico: primo tentativo di coontrollare la politica. "L'omicidio di Francesco Fortugno non è stato un atto criminale qualunque, ma ha rappresentato la volontà della 'ndrangheta di esercitare un controllo sulle istituzioni e anche sulla rappresentanza politica. Per questo quel delitto è stato un atto di grave e inusitata violenza che noi dobbiamo contrastare con ogni forza perchè ancora oggi quei condizionamenti vengono sistematicamente riprodotti". Lo ha detto il viceministro dell'Interno Filippo Bbbico a Locri per partecipare all'iniziativa per il decennale dell'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Fortugno. "Il Mezzogiorno, e la Calabria in particolare - ha aggiunto Bubbico - devono ritrovare la fiducia in loro stessi e devono esercitare un forte protagonismo partendo dal presupposto che la criminalità organizzata e l'illegalità diffusa generano miserie e povertà. E solo attraverso il rispetto delle regole e la fiducia reciproca che è possibile superare le gravi difficoltà che ancora segnano il destino del Mezzogiorno".

    Protestano parenti di Marcianò. Francesca Bruzzaniti, rispettivamente moglie e madre di Alessandro e Giuseppe Marcianò, condannati entrambi all'ergastolo per l'omicidio di Francesco Fortugno, ha inscenato una protesta stamattina dopo la deposizione delle corone di alloro, alla presenza del Ministro Delrio, nel decennale dell'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. La donna ha tentato di avvicinare la presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi, dicendo di voler parlare con lei "per spiegare le ragioni dell'innocenza dei suoi familiari" e difendendo, in particolare, il marito. "Questa é una vergogna - ha urlato Francesco Bruzzaniti - mio marito non ha fatto niente". Sono intervenute le forze dell'ordine che hanno allontanato la donna, che ha continuato a rivolgersi alle autorità gridando "pagliacci, pagliacci".

    Vescovo Locri: Un martire della politica. "Il sacrificio di Franco Fortugno ci ha fatto capire che non possiamo più stare a guardare, piangerci addosso o farci del male da soli come spesso accade nella bella terra della Locride". Lo ha detto il vescovo di Locri Francesco Oliva nell'omelia della messa celebrata in cattedrale in occasione della commemorazione del decennale dell'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, avvenuto a Locri il 16 ottobre del 2005. Alla funzione religiosa, oltre ai familiari di Fortugno, erano presenti, tra gli altri, la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi; il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio; l'ex presidente della Giunta regionale, Agazio Loiero, ex consiglieri regionali e consiglieri regionali in carica. "Oggi - ha aggiunto il presule - non è un giorno come tutti gli altri, ma è l'occasione per fare memoria di un evento che ha risvegliato le coscienze di tanti, soprattutto dei giovani che hanno reagito con coraggio respingendo il metodo della violenza. Non ho conosciuto personalmente l'on. Fortugno, ma sono certo che il sacrificio della sua vita non è stato inutile. Per questo la mia vicinanza alla famiglia non è un fatto formale. Oggi è una giornata particolare che vogliamo vivere non solo ricordando un fatto tragico ma per evidenziare il messaggio di quella vita spezzata. La vita di un uomo politico, un uomo delle istituzioni, che paga per il ruolo che riveste. Ci sono martiri della fede ma anche martiri della politica e Fortugno è stato uno di questi". Mons. Oliva, nell'omelia, sulla base della lettura del Vangelo di Luca, ha sottolineato la necessità di "sfuggire all'idolatria del denaro che condiziona la nostra società. La Locride, che è una terra bella e difficile, onorando il messaggio del sacrificio di Franco Fortugno, deve rimboccarsi le maniche. In questo senso mi rivolgo ai tanti giovani che sono qui presenti e che rappresentano il futuro del nostro territorio". "Il mio augurio - ha concluso il vescovo di Locri - è che questa giornata possa rappresentare l'invito ad una rinascita nella ricerca di quei valori che veramente contano per sconfiggere tutti gli egoismi".

    Vicepresidente Irto: Fu attacco a democrazia. "Il delitto Fortugno ha rappresentato un attacco alle istituzioni e al cuore della democrazia calabrese. Le modalità di esecuzione, dalla scelta dell'uomo al giorno, non furono casuali". Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto aprendo i lavori della commemorazione ufficiale promossa dal Consiglio regionale della Calabria che si stanno svolgendo nella sala consiliare del Comune di Locri, a dieci anni dall'uccisione di Franco Fortugno. Ai lavori, oltre al presidente Irto, al presidente della Giunta regionale Mario Oliverio e ai consiglieri regionali, partecipano la vedova ed i figli di Fortugno. "Con questa iniziativa - ha aggiunto Irto - mandiamo un messaggio chiaro: il sangue di Franco non è stato versato invano ma ha germogliato frutti positivi. Con la nostra presenza qui vogliamo inoltre dimostrare tutta la nostra attenzione, istituzionale e non di facciata, alla Locride. Siamo usciti dal 'palazzo' per venire qui. Ma non per fare una passerella. Dopo il delitto Fortugno c'è stata una presenza più strillata che reale in questo territorio. Il compito della politica è quello di rivolgere un'attenzione vera e di mantenerla anche dopo che i riflettori si saranno spenti". "La madre di tutte le battaglie - ha detto ancora il Presidente del Consiglio regionale - è comunque la lotta alla criminalità organizzata. Fino a quando non si avrà la meglio sulla 'ndrangheta, nessuna guerra potrà dirsi vinta. Qui nel 2005 i ragazzi si ribellarono dando vita ad una pacifica rivoluzione. Da lì bisogna ripartire, dall'immagine di quei ragazzi che oggi purtroppo sono donne e uomini adulti alcuni dei quali anche emigrati". Irto ha poi sostenuto che "nel ricordo di Fortugno dobbiamo attuare un patto per la Locride, fondamentale nella lotta alla subcultura mafiosa per cancellare la parola 'ndrangheta e sostituirla con la parola libertà". In apertura della cerimonia è stato proiettato un video dal titolo "Ricordando Franco Fortugno", con immagini dell'esponente politico e del luogo, Palazzo Nieddu del Rio, seggio elettorale nel 2005 delle Primarie dell'Unione, in cui venne ucciso l'allora vicepresidente del Consiglio regionale.

    10 anni di Ammazzateci tutti. "Ricorrono oggi, simbolicamente dalla data dei funerali di Franco Fortugno, all'epoca vice presidente del Consiglio Regionale della Calabria, i dieci anni dalla nascita del movimento antimafie "Ammazzateci tutti", nato per iniziativa di uno studente universitario calabrese, Aldo Pecora, all'epoca appena diciannovenne, che nello stesso istante in cui apprese dell'omicidio capì subito che la Calabria non avrebbe potuto subire in silenzio un altro delitto politico-mafioso". E' quanto dichiara in una nota l'on. Rosanna Scopelliti, capogruppo Ncd alla Commissione Difesa della Camera e presidente del Comitato Beni Confiscati presso la Commissione Parlamentare Antimafia. "Aldo Pecora - aggiunge - decise di scrivere su uno striscione quella famosa frase di sfida alla 'ndrangheta 'E adesso ammazzateci tutti' che da quel giorno diventò lo slogan dei giovani calabresi che avevano deciso di metterci la faccia nella sfida alla mafia, consapevoli che se si fossero ribellati in migliaia i mafiosi non avrebbero potuto certo ammazzarli tutti, come purtroppo avevano fatto con Franco Fortugno. Anche se sono figlia di una vittima di mafia mi onoro di ascrivere a quello stesso giorno, simbolicamente, anche la mia decisione di impegnarmi pubblicamente nella lotta per la legalità e contro le mafie perché, come ho raccontato più volte, fu proprio vedere con i miei occhi, in quei tristi giorni, Aldo Pecora, insieme a suo fratello Alessandro ed un pugno di altri giovanissimi calabresi che avevano avuto finalmente il coraggio di lanciare la loro sfida alla 'ndrangheta a convincermi che la Calabria non era solo la terra degli assassini di mio padre, come purtroppo ero stata indotta a credere fino a quel giorno, ma era invece la terra di tanti ragazzi e giovani come me che avevano deciso di far voltare pagina, definitivamente, alla storia di questa regione bellissima e sfortunata. Ed a dieci anni da quel giorno posso testimoniare che, nonostante tutto, quei ragazzi sono riusciti veramente con il loro esempio a riscrivere la storia della Calabria. Ed il tempo gliene darà atto". "Ammazzateci tutti - conclude la parlamentare - è il simbolo di una Calabria diversa e possibile e la testimonianza di vita di Aldo Pecora, fatta di generosità e impegno disinteressato, è un esempio di cui tutti i calabresi dovranno sempre essergli grati".

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