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    Arresti omicidio Cocò, coro di soddifazione a partire dal Premier Renzi

     

    Arresti omicidio Cocò, coro di soddifazione a partire dal Premier Renzi

    12 ott 15 "Vorrei esprimere la gratitudine mia e del governo agli inquirenti, alle forze dell'ordine e a tutti i servitori dello Stato che hanno raccolto gravi indizi su killer e mandanti del terribile omicidio del piccolo Cocò, il bimbo di 3 anni ucciso e poi bruciato a Cassano allo Jonio". Lo scrive su Facebook il premier Matteo Renzi. "Niente - aggiunge - potrà sanare il dolore per l'accaduto, ma sono e siamo orgogliosi delle italiane e degli italiani che ogni giorno combattono contro la criminalità e per la giustizia: grazie".

    Ministro Alfano: Lo Stato vince. "Catturati presunti responsabili dell'omicidio del piccolo Cocò. Lo avevamo promesso, ci siamo impegnati, ci siamo riusciti. Lo #StatoVince". Lo scrive in un tweet il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. "Fare squadra nella lotta a ogni forma di criminalità, con azioni di contrasto sempre più incisive - ha aggiunto poi Alfano - si conferma ancora una volta la strada vincente e oggi, infatti, la Squadra Stato ha vinto, individuando i presunti responsabili di un gesto di una ferocia inaccettabile". "A questa Squadra Stato, in ogni sua singola componente - ha concluso il ministro - esprimo il mio apprezzamento per la straordinaria operazione che non restituirà il piccolo Cocò ai suoi cari, ma che dimostra che la giustizia e la legalità prevalgono sempre ".

    Mons. Galantino: Lo Stato c'e'. "E' un momento importante per la Calabria e non solo, perché frena la sfiducia montante verso le Istituzioni. Il fatto che sono state prese delle persone indicate come mandanti dimostra concretamente che lo Stato c'è e che non è sempre vero, come si tende a pensare, che l'arroganza dei malvagi ha sempre la meglio". Lo ha detto il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ai microfoni di 'Restate Scomodi' su Radio Rai 1, riferendosi all'arresto dei presunti responsabili della strage di 'ndrangheta in cui morì a Cassano allo Jonio il piccolo Cocò Tiralongo. "Poi, certo, c'è l'aggravante terribile - ha aggiunto Galantino, che era vescovo a Cassano quando accadde il fatto - del considerare il bambino e la donna come una sorta di scudo. Ma chiunque non ha la mente traviata sa che lo scudo comunque è destinato a prendersi le botte prima del corpo di chi viene protetto".

    Bindi: Fatta giustizia. "L'efferato omicidio del piccolo Cocò non resterà impunito. Grazie alle indagini del Carabinieri di Cosenza e del Ros, coordinati dalla Dda di Catanzaro, emerge l'atroce verità di una strage premeditata, di stampo 'ndranghetista perseguita con feroce determinazione e senza alcuna pietà verso un bambino usato dal nonno come scudo umano". Lo dichiara la presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi. "Prima ancora di morire - aggiunge - Cocò era già una vittima innocente della 'ndrangheta che, come tutte le mafie, si serve anche dei minori e non si ferma di fronte a nulla pur di affermare il proprio potere". Bindi sottolinea ancora: "si conoscono le difficoltà di spezzare la sudditanza dei legami familiari nelle organizzazioni criminali, ma si tratta di un tema decisivo per restituire futuro e libertà alla vita di tanti bambini e adolescenti". "La Commissione Antimafia è da tempo impegnata su questo fronte e nella prossima missione a Cosenza, alla fine di questo mese - conclude - proseguiremo tra l'altro anche gli approfondimenti con i magistrati dei Tribunali dei minori".

    "Le mie più sincere congratulazioni al pm Luberto, ai Ros di Cosenza e alla Dda di Catanzaro per aver consegnato alla giustizia gli esecutori di uno dei delitti di 'ndrangheta più feroci che questo Paese ricordi. Gli assassini del piccolo Cocó non resteranno impuniti": è quanto dice Ernesto Carbone, responsabile nazionale Pd e componente della commissione antimafia. "Questa è una vittoria non solo per la comunità calabrese - aggiunge -, questa è una vittoria per lo Stato che è riuscito a imporsi su una realtà criminale, assestandole un colpo così duro da accelerarne il suo smantellamento". "Ma per vincere questa battaglia - continua Carbone - la politica deve darsi da fare. Il piccolo Cocò è sì una vittima di mafia. Ma è sopratutto un bambino che andava tutelato e sottratto a quel tessuto mafioso che ne ha scritto la sua condanna. Ecco perché credo che i tempi siano maturi per votare la perdita della patria potestà ai danni di chi oggi viene condannato per 416 bis. Solo tutelando e scommettendo sul futuro dei nostri ragazzi - conclude Carbone - potremo liberare i nostri territori da tutte le mafie".

    "Gli arresti dei presunti killer del piccolo Cocò Campolongo, il bambino di soli tre anni ucciso e bruciato in auto a Cassano allo Jonio insieme al nonno e alla sua compagna, rappresentano un risultato straordinario conseguito dalle nostre forze dell'ordine, un esempio di affermazione della legalità e della giustizia sulla criminalità". Lo dichiara la deputata del Pd e responsabile nazionale del partito per l'infanzia e l'adolescenza, Vanna Iori. "Da questa triste vicenda un aspetto emerge prepotentemente e cioè il rischio dei minori di diventare scudo, fisico e non solo, della 'ndrangheta e di tutte le altre forme di criminalità organizzata: è inaccettabile una tale strumentalizzazione che cancella lo sviluppo sano e responsabile dei bambini e degli adolescenti", aggiunge lori. "Faccio mie le parole del Papa, che ha invitato al pentimento chi si è reso protagonista di questo gesto scellerato, non facendosi alcun scrupolo della presenza di un bambino all'interno di quell'auto data alle fiamme", prosegue la deputata del Pd. "Il piccolo Cocò ha pagato con la propria vita un prezzo troppo alto: nato dietro le sbarre, i genitori in carcere, parenti incapaci di tenerlo estraneo a situazioni illegali e pericolose", sottolinea. "Questa vicenda pone in evidenza la necessità di rafforzare l'educazione alla legalità come vera emergenza del Paese per fronteggiare modelli culturali pericolosi e criminali", conclude la responsabile nazionale del Pd per l'infanzia e l'adolescenza.

    "Sono molto contenta della svolta delle indagini e della rapidità con cui sono state eseguite, come risposta al triplice omicidio avvenuto il 16 gennaio 2014 che ha visto coinvolto anche il piccolo Coco' di appena 3 anni. Un omicidio che ancora oggi si ricorda per l'atrocità della sua esecuzione." Lo dichiara la deputata Jole Santelli, di Forza Italia, coordinatore regionale della Calabria del partito. "Oggi il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti - continua Santelli - ha dichiarato che non solo si è fatto luce sull'iter dell'omicidio che ha sconvolto non solo la comunità di Cassano ma un'intera Regione, ma che in futuro potrebbero aprirsi nuovi scenari che ovviamente visto la complessità delle indagini andranno verificati. Il punto di svolta di oggi, a mio avviso, è importante come risposta ad un delitto atroce, e per questo ringrazio gli organi inquirenti e le forze dell'ordine che con il loro lavoro hanno restituito giustizia ad una comunità così duramente colpita".

    "Congratulazioni al pm Luberto, alla Dda di Catanzaro e ai Carabinieri del Ros per l'arresto degli assassini del piccolo #Cocò". E' quanto scrive in un tweet il deputato Pd, Ernesto Magorno, componente della Commissione parlamentare antimafia. "La comunità di Cassano e l'intera regione - ha detto Magorno in una successiva dichiarazione - hanno atteso con trepidazione la notizia dell'arresto degli autori dell'efferato triplice delitto che ha distrutto l'infanzia di un bambino innocente. Oggi, grazie alle capacità, all'impegno e alla determinazione delle forze dell'ordine e della magistratura, gli assassini di Cocò sono stati assicurati alla giustizia". "Si tratta di un fatto importante - conclude il deputato e segretario regionale del Pd - per consolidare la fiducia nelle istituzioni e soprattutto per rafforzare il percorso che porta alla supremazia della cultura della legalità e della trasparenza"

    "L'arresto dei presunti assassini del piccolo Cocò, il disvelamento dei drammatici particolari di quella che è stata una fredda esecuzione mafiosa che non si è fermata neanche davanti all'innocenza di un bambino, rappresenta, a mio avviso, un vero e proprio punto di svolta della lotta alla 'ndrangheta in Calabria". Lo afferma il deputato Pd Enza Bruno Bossio, componente della Commissione parlamentare Antimafia. "L'omicidio di Cocò - spiega la parlamentare - ha costituito una profonda rottura culturale che ha definitivamente isolato le organizzazioni criminali anche da quei ristretti settori della società dove ancora godevano di una forma, sia pur distorta, di "rispetto". Dopo la barbara uccisione di Cocò, infatti, è stata definitivamente distrutta l'immagine di una criminalità organizzata che seguiva comunque una qualche forma di "codice d'onore"". "La grande messa tenuta da Papa Francesco proprio a Cassano allo Ionio, durante la quale furono pronunciate le parole di scomunica dei mafiosi - osserva Bruno Bossio - è stata il punto più alto della reazione della società calabrese che oggi trova, nella brillante operazione della DDA di Catanzaro, il suo felice coronamento". "Nel rivolgere un sentito ringraziamento agli inquirenti ed alle forze dell'ordine che hanno assicurato alla giustizia i presunti autori di quella barbara strage, non possiamo non guardare al futuro con la speranza che la 'ndrangheta in Calabria possa essere sconfitta definitivamente non solo sul piano repressivo ma anche nella coscienza di alcuni settori della società", conclude la deputata.

    "Il nostro cuore è un po' più leggero ora che gli inquirenti, dopo mesi di indagini, sono riusciti a fare luce su un delitto tra i più efferati di cui abbiamo memoria". E' quanto afferma, in una dichiarazione, la deputata Dorina Bianchi, componente della Commissione Antimafia, commentando l'individuazione dei due presunti responsabili dell'omicidio del piccolo Cocò. "Un plauso - prosegue Bianchi - va proprio alle forze dell'ordine che non si sono arrese nella ricerca della verità per assicurare alla giustizia i responsabili di questo terribile gesto e che continuano a lavorare per mettere al loro posto tutti tasselli non ancora chiari. Un risultato importante perchè contribuisce a rafforzare la fiducia nello Stato, ma che non lenisce il dolore per quanto é accaduto".

    Il leader di Diritti civili Franco Corbelli, che nel 2012 aveva sollevato il caso del piccolo Cocò che si trovava nel carcere di Castrovillari assieme alla giovane madre detenuta e che è da sempre in contatto con i genitori del bambino, Antonia Iannicelli e Nicola Campolongo, esprime, in una dichiarazione, "grande soddisfazione per l'individuazione dei presunti assassini del bambino ucciso assieme al nonno e alla compagna di questi". Corbelli definisce "se vero, gravissimo il comportamento del nonno di Cocò che avrebbe usato il bambino come scudo", e chiede che "adesso venga subito scarcerata e mandata ai domiciliari la mamma di Cocò, Antonia Iannicelli, da alcuni mesi in carcere a Castrovillari per scontare una vecchia condanna per droga, e vengano fatte ritornare subito a casa a Cassano allo Jonio le due sorelline di Cocò, Ilenia e Desirè, che si trovano dal 30 luglio scorso in una località segreta protetta, lontano dalla Calabria". "Tutti - prosegue Corbelli - aspettavamo questo giorno. Soprattutto i genitori del piccolo Cocò, Antonia Iannicelli e Nicola Campolongo, attualmente ai domiciliari. Questo giorno è finalmente arrivato. Adesso, venuti meno i motivi di pericolo e di sicurezza, chiedo che la mamma di Cocò venga di nuovo mandata alla detenzione domiciliare e le due bambine fatte ritornare in Calabria. Questo è oggi il desiderio dei genitori del piccolo Cocò, come mi hanno più volte scritto. Porterò sempre nel mio cuore il piccolo Cocò che è per me come un piccolo migrante strappato alla vita dalla violenza e dalla ferocia di uomini senza cuore".

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