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    A Rosarno tornano i migranti per le arance, attesi in 4mila, verso emergenza

     

     

    A Rosarno tornano i migranti per le arance, attesi in 4mila, verso emergenza

    13 nov 15 Arrivano dalla Puglia e dalla Sicilia ma anche dal Piemonte e da altre realtà del nord e la destinazione, in questo periodo, è sempre la stessa: gli agrumeti della Piana di Gioia Tauro. É il flusso stagionale dei lavoratori extracomunitari che tornano a popolare le campagne del reggino offrendo le loro braccia per pochi euro al giorno. A più di cinque anni dalla rivolta di Rosarno, la cittadina che, nel gennaio 2010, visse i momenti drammatici della violenta rivolta dei migranti scatenatasi dopo il ferimento a colpi di fucile di due di loro, la "rotta" della disperazione dei tanti senza nome vede ancora come polo di attrazione la Piana di Gioia Tauro. Al momento il picco delle presenze non è stato raggiunto ma, secondo la Cgil, sono tra i 3.500 e i quattromila i lavoratori attesi da qui alle prossime settimane. Dopo più di un lustro dalle giornate drammatiche di inizio 2010, però, i problemi, per questo lembo di Calabria che si stende all'ombra delle gru del porto container, sono sempre gli stessi. Da una parte il caporalato, piaga sanguinolenta contro la quale il prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino, ha definito quest'anno, in via preventiva, adeguate iniziative di contrasto inserite nell'ambito dell'operazione "Focus 'ndrangheta", e, dall'altra, la condizione ai limiti della sopportabilità umana legata alla situazione alloggiativa dei lavoratori. E infatti sulle spalle di migliaia di extracomunitari, che dopo il periodo dei kiwi e delle olive sperano di trovare lavoro prima nella raccolta delle clementine e poi in quella delle arance, come evidenziano le organizzazioni che si occupano di assistenza, gravano le pesanti criticità legate all'accoglienza e dell'ospitalità. A partire dalla tendopoli di San Ferdinando, che potrebbe ospitare circa 900 persone, ma che è destinata ad accoglierne fino a 1.200-1.300. O per la precarietà del campo di "Testa dell'Acqua" a Rosarno, meglio conosciuto come "il ghetto". Se le due sole strutture ufficiali di accoglienza da tempo mostrano i loro limiti, la situazione diventa insostenibile se si fa riferimento alle presenze, non quantificabili, soprattutto di clandestini nelle ex fabbriche della 488 dell'area del porto di Gioia Tauro o di quelli che trovano rifugio nei container dismessi dello scalo o nei tanti casolari sparsi nelle campagne. Al momento, sempre secondo la Cgil, si registra una crescita nella presenza di manodopera straniera, anche se il picco degli arrivi, che lo scorso anno di questi tempi era stato già raggiunto, non è stato ancora registrato a causa della tardiva maturazione degli agrumi. Per Cgil e Flai, che plaudono alle iniziative del prefetto Sammartino contro il caporalato, a breve si avrà la prevista impennata delle presenze di immigrati. "Il giro di vite sul fenomeno dello sfruttamento da parte delle autorità - sostiene il sindacato - non resti però un'azione isolata, anche se importantissima, ma rappresenti al contrario l'inizio del controllo generalizzato del territorio, delle aziende che sfruttano i lavoratori e delle rotatorie dove ogni giorno, alle prime luci dell'alba, si assiste ad un vero e proprio mercato di esseri umani".

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