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    Studenti calabresi in piazza contro la riforma della scuola

     

    Studenti calabresi in piazza contro la riforma della scuola

    13 nov 15 Gli studenti calabresi scendono in piazza per protestare contro la riforma della scuola. A Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza e Lamezia Terme si sono svolte le principali manifestazioni. Gli studenti hanno partecipato ai cortei ed hanno espresso contrarietà alla riforma, chiedendo una scuola pubblica più accessibile e più solidale. Numerosi gli striscioni con le frasi "La scuola è in decadenza. Facciamo resistenza", "Ribelliamoci. No a questa buona scuola che non ha nulla di buono".

    Lezioni saltate, traffico in tilt, cortei; e tensioni a Milano, Torino e Napoli dove ci sono stati feriti tra i manifestanti e tra le forze dell'ordine. La protesta del mondo della scuola contro la riforma Renzi è tornata oggi in piazza. A organizzare sciopero e mobilitazioni uno schieramento di sindacati di base - Cobas, Unicobas, Anief, Cub Scuola e Usi - a cui la Buona scuola proprio non va giù. Al centro delle critiche i metodi di valutazione degli insegnanti, la figura del "preside-padrone", il sistema scuola-lavoro così come concepito dalla riforma ma anche le disparità di trattamento tra i precari e il mancato rinnovo del contratto. Assieme agli insegnanti hanno sfilato pure gli studenti che hanno aggiunto al cahier de doleances la loro indignazione contro i contenuti della legge di stabilità. A Torino alcune centinaia di studenti delle Superiori hanno manifestato nel centro cittadino contro la riforma Renzi-Giannini; accesi fumogeni, imbrattati i muri di una banca e bersagliata da uova la sede del Miur mentre in piazza Castello è stata bruciata una bandiera del Pd che i manifestanti avevano portato con sé: "Un atto grave al pari di altri gesti di violenza che si stanno registrando in queste ore nei vari cortei" ha commentato Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd. A Milano la protesta si è accesa soltanto nel momento in cui un gruppo di manifestanti ha deviato dal percorso prestabilito e ha provato a forzare il cordone di agenti nel tentativo di raggiungere gli uffici del Miur. Durante una carica di alleggerimento sono rimasti contusi un professore di 50 anni e una ragazza di 18. Nella Capitale doppio appuntamento, davanti al ministero dell'Istruzione e poi, a Montecitorio. "No all'applicazione della legge 107, al preside-padrone che valuta, assume e licenzia" recitava il lungo striscione srotolato sulla scalinata del Miur mentre il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, microfono in mano, ribadiva i motivi della protesta. Gli insegnanti sono stati raggiunti dal corteo degli alunni delle medie auto organizzati partito da piazzale Ostiense per poi dirigersi insieme (7.000 in piazza secondo il conteggio degli organizzatori) davanti al Parlamento. Clima più esasperato a Napoli. Momenti di tensione tra manifestanti e forze dell'ordine hanno fatto registrare un bilancio di quattro giovani e quattro poliziotti feriti. "È intollerabile che a fare le spese di un corteo non autorizzato, come affermano fonti di polizia, siano le nostre forze dell'ordine che sono lì per fare il loro lavoro e tutelare i cittadini. Sono le vittime della furia ideologica" ha commentato Gioacchino Alfano, sottosegretario alla Difesa e coordinatore regionale in Campania del Nuovo Centrodestra, esprimendo solidarietà alle forze dell'ordine rimaste ferite nel corso dei tafferugli. Due ragazzi, di 18 e 22 anni, dopo essere stati sottoposti a fermo di polizia giudiziaria sono stati rilasciati e denunciati a piede libero per resistenza, violenza e manifestazione non autorizzata.

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