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    Quattro calabresi tra i premiati del "Borsellino 2015"

     

     

    Quattro calabresi tra i premiati del "Borsellino 2015"

    06 nov 15 Sono quattro i calabresi che domani, a Pescara, riceveranno il Premio Borsellino 2015 per la legalità e l'impegno sociale e civile. Il riconoscimento è stato assegnato a Sandro Dolce, dall'aprile 2015 nominato alla Procura nazionale antimafia (Legalità); Vincenzo Ciconte, esperto delle dinamiche delle associazioni mafiose (Impegno civile); Michele Albanese, giornalista del Quotidiano del Sud e collaboratore dell'Ansa che vive sotto scorta dopo pesanti minacce (Giornalismo) e don Pino De Mai, vicario generale della Diocesi di Oppido e Palmi e referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro. Sandro Dolce, è scritto nella motivazione del premio, "lavora con coraggio nei territori in cui la giustizia è pesantemente minacciata dalla 'ndrangheta con uno straordinario sacrificio personale, pagando un prezzo altissimo per il suo impegno in difesa e per la promozione dei valori della legalità. Per aver resistito alle giuste e umane paure e, con la tenacia sua e dei suoi collaboratori, contribuito ogni giorno concretamente alla costruzione di una società più giusta necessariamente fondata sulla legalità e sulla fiducia nelle istituzioni". Ciconte, docente di storia della criminalità organizzata in numerose facoltà italiane tra cui Roma, l'Aquila e Pavia, ha realizzato numerosi studi relativi al meccanismo di penetrazione delle mafie, ai rapporti tra criminalità mafiosa e locale e alle attività mafiose nei nuovi territori. Autore di numerosi libri di successo. "Premiando Vincenzo Ciconte - è scritto nella motivazione - vogliamo ricordare la signora Agnese Borsellino che nel Premio 2010 ci scrisse 'Io sono arrabbiata, la mancanza di verità e giustizia mi indigna. E ancora di più mi indigna vedere che questo stato di cose venga accettato come fosse normale. Non è un paese normale quello che non ha verità e giustizia'. Vincenzo Ciconte è un uomo che studia, lavora e si batte per il risveglio delle coscienze. Contro l'atteggiamento mafioso del voltarsi dall'altra parte. La sua figura rappresenta per tutti noi un invito all'impegno civile. non si tratta di essere eroi, ma di avere contezza, di approfondire, di indignarsi e agire nel nostro piccolo. Quale illustre storico del nostro tempo, per come ha saputo ricercare le radici più profonde del crimine e del malessere sociale, con l'unico scopo di farci credere nella forza della giustizia e di svegliare le coscienze per poter respirare il fresco profumo di liberta". Il riconoscimento ad Albanese "va a sottolineare l'instancabile attività di un rappresentante del giornalismo che resiste alla mafia, che da tempo e senza posa porta avanti un grande lavoro per l'affermazione della legalità. Per il grande impegno profuso nella promozione dei valori della legalità. Per aver resistito alla prepotenza della mafia 'ndranghetista che crede di poter travolgere tutto e tutti pur avendo conosciuto la crudeltà della violenza mafiosa sempre su postazioni di prima linea pur consapevole dei grandi rischi". "Come don Giuseppe Diana - è scritto nella motivazione del premio a don Pino De Masi - la sua è una vita spesa per la giustizia nella convinzione che gli strumenti della denuncia e dell'annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuove coscienze nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili. Don Pino è un parroco che interpreta il messaggio di Cristo e la mobilitazione della chiesa, verso l'impegno sociale e contro le organizzazioni criminali. Con il suo impegno concreto nella società, porta avanti il suo impegno di giustizia, a qualsiasi costo, per costruire un futuro migliore. Per tutti. I suoi successi operativi nella gestione dei beni confiscati danno concretezza alle speranze di legalità, di sviluppo e di convivenza degli uomini onesti del sud che guardano alle istituzioni con fiducia"

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