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    Mons. Nunnari tuona contro la ndrangheta "Scimmiotta la fede, devono pentirsi"

     

    Mons. Nunnari tuona contro la ndrangheta "Scimmiotta la fede, devono pentirsi"

    14 mar 15 "La 'ndrangheta non ha nulla di cristiano ma scimmiotta la fede e il Vangelo. La 'ndrangheta è il nemico più minaccioso per il presente e il futuro della nostra terra di Calabria e noi dobbiamo metterci in gioco in prima persona per colmare i vuoti della società calabrese diventando, ognuno nel proprio ambito e nel proprio ambiente, costruttori di speranza". Lo ha detto il presidente della Conferenza Episcopale Calabra e Vescovo di Cosenza, mons. Salvatore Nunnari, a Lamezia Terme ad un incontro sulla legalità. Per il presidente della Conferenza Episcopale Calabra "l'insidia della 'ndrangheta sta nel fatto che essa riesce a colmare i 'vuoti' sociali, economici e culturali della società calabrese. Questi vuoti non possiamo lasciarli riempire dai mafiosi ma dobbiamo riempirli noi con una cittadinanza solidale, una coscienza formata, una presenza cristiana radicata che crei ponti con tutti gli uomini di buona volontà che ricercano la giustizia e si impegnano in nome del bene comune".

    "Nella Chiesa non c'è cittadinanza per i mafiosi se non dopo la loro conversione e dopo aver dimostrato con atti concreti, visibili e pubblici il loro pentimento". Lo ha detto il presidente della Conferenza Episcopale Calabra e Vescovo di Cosenza, mons. Salvatore Nunnari, a Lamezia Terme al percorso promosso dalla delegazione regionale di Caritas per realizzare itinerari di formazione sui temi della legalità e della giustizia e sul riutilizzo dei beni confiscati alla mafia. "La Chiesa - ha aggiunto mons. Nunnari - non è contro nessuno, ma testimonia la verità del Vangelo che non contrappone misericordia e giustizia: sono i mafiosi che, con i loro comportamenti, si autoescludono dalla comunità ecclesiastica e possono rientrarvi solo se dimostrano con i fatti il loro percorso di ricostruzione interiore, il loro cambiamento". Mons. Nunnari, riflettendo sulla Nota pastorale sulla 'ndrangheta scritta dai vescovi calabresi nel gennaio 2015 e ripercorrendo le tappe del cammino della Chiesa calabrese nella lotta alla criminalità organizzata, ha spiegato il senso dell'ultimo documento della Chiesa calabrese che "non è contro qualcuno, ma nasce dal dovere di testimoniare la verità del Vangelo in una realtà come quella calabrese dove avvertiamo il grido di un territorio ferito, dove la piaga della mancanza di lavoro si salda con quella del lavoro nero, della manovalanza mafiosa, dell'usura e delle promesse di guadagni facili. Come Chiesa non possiamo chiudere gli occhi e far finta di non vedere e non possiamo aprire la bocca solo per fare parole: la nostra missione è formare le coscienze, accompagnare gli uomini, osservare la realtà come una 'lettura del cuore', non giudicare i giovani di oggi rifugiandoci nei 'tempi migliori di una volta' ma educare le nuove generazioni alla giustizia che significa educarli al senso autentico della vita".

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