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    Blitz alla cosca Piromallo, 11 arresti, sequestrati beni per 210 mln

     

    Blitz alla cosca Piromallo, 11 arresti, sequestrati beni per 210 mln

    12 mar 15 È stata portata a termine un'operazione del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, che ha eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti presunti affiliati alla cosca di 'ndrangheta Piromalli. Nell'operazione è coinvolto un imprenditore della Piana di Gioia Tauro che ha intrattenuto pluriennali rapporti d'affari coi principali referenti della cosca, che gli hanno permesso di costituire un vero e proprio 'impero' economico-commerciale. L'operazione, denominata 'Bucefalo', è stata eseguita insieme al Nucleo speciale di Polizia valutaria e dallo Scico di Roma. Le indagini che hanno portato all'operazione sono state coordinate dalla Dda di Reggio Calabria. I reati contestati agli arrestati sono associazione per delinquere di stampo mafioso, contraffazione, frode in commercio, ricettazione e vendita di prodotti industriali con segni mendaci. L'impero che era stato costituito dall'imprenditore colluso con la cosca Piromalli è stato difeso, nel corso del tempo - rivelano gli investigatori - dalle potenziali minacce di altre cosche criminali concorrenti. Tale protezione ha consentito all'imprenditore colluso di imporsi sul mercato agendo da assoluto monopolista. L'operazione della Guardia di finanza contro la cosca Piromalli ha portato anche al sequestro di 12 società e beni per un valore di 210 milioni di euro. Nell'ambito dell'operazione, inoltre, sono state effettuate 26 perquisizioni in Calabria, Campania e Toscana.

    Gli arresti: L'operazione ha visto l'arresto di otto persone, di cui una in carcere e sette ai domiciliari, e tre obblighi di dimora. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata all'imprenditore Alfonso Annunziata. Sono stati posti ai domiciliari Domenica Epifanio, Rosa Anna Annunziata, Valeria Annunziata, Marzia Annunziata, Carmelo Ambesi, Claudio Pontoriero e Roberta Bravetti. L'obbligo di dimora riguarda Andrea Bravetti, Andrea Fanì e Fioravante Annunziata.

    Sequestrato più grande parco commerciale. C'è il complesso immobiliare del Parco commerciale 'Annunziata' di Gioia Tauro, il più grande della Calabria, tra i beni sequestrati dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria e dallo Scico di Roma nell'ambito dell'operazione contro la cosca della 'ndrangheta dei Piromalli. Nell'operazione di stamane i finanzieri hanno arrestato l' imprenditore Alfonso Annunziata, di origini campane ma stabilitosi a Gioia Tauro sin dalla fine degli anni '80. Dalle indagini dei finanzieri, alle quali hanno contribuito alcuni collaboratori di giustizia, sono emersi i rapporti tra l'imprenditore e la cosca dei Piromalli che risalgono ad oltre un trentennio, ovvero agli albori dell'attività commerciale di Alfonso Annunziata. Secondo i finanzieri, i primi rapporti dell' imprenditore iniziarono a metà degli anni '80 con l'allora capocosca latitante Giuseppe Piromalli. In quegli anni Annunziata aveva da poco abbandonato il commercio ambulante di abbigliamento nei mercati rionali ed aveva aperto un negozio nel cuore della città di Gioia Tauro. Il commerciante, all'epoca, fu vittima di una serie di attentati che lo portarono ad allontanarsi da Gioia Tauro e a tornarvi solo dopo avere chiesto personalmente il consenso al capocosca. Annunziata, dopo l'intesa con la cosca, secondo gli investigatori, avrebbe iniziato la sua scalata imprenditoriale, che lo ha visto in poco tempo diventare unico proprietario di un vero e proprio impero, con la creazione del più grande centro commerciale della Calabria e tra i primi del sud Italia. Secondo la Guardia di finanza, già il primo terreno, sul quale è stato costruito l'originario capannone del Centro commerciale 'Annunziata', è stato in realtà acquistato nel 1993 dall'allora capocosca Giuseppe Piromalli, ma è stato intestato proprio all'imprenditore gioiese. La costruzione dei capannoni realizzati nel tempo, e tuttora in fase di ampliamento, era appannaggio di imprese legate o autorizzate dalla cosca.

    Cafiero: centro commerciale riconducibile ai Piromallo. "Sincera stima alla Guardia di Finanza per il caparbio lavoro su atti e documenti che siamo riusciti a riportare alla loro vera natura e che hanno permesso di giungere alle conclusioni che tutta l'attività dell'Annunziata sia riconducibile agli interessi occulti della cosca Piromalli". Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, nel corso della conferenza stampa per illustrare i particolari dell'operazione della Guardia di finanza contro la cosca della 'ndrangheta dei Piromalli. "I Piromalli - ha aggiunto - hanno scelto da tempo di inabissarsi dopo lo scontro sanguinoso con i Molè, alleati di un tempo, costellato da numerosi omicidi e da cui sarebbero usciti vittoriosi. Ricostruendo analiticamente il percorso imprenditoriale di Alfonso Annunziata, in pochissimi anni assurto da modesto venditore ambulante al livello di imprenditore della grande distribuzione, siamo riusciti a ricostruire, passo dopo passo, tutte le scansioni che gli hanno permesso, con la protezione di Giuseppe 'Pino' Piromalli e del defunto Peppino Piromalli, la scalata economica che lo ha visto protagonista intraneo e a disposizione dei voleri e degli interessi del casato 'ndranghetista dei Piromalli". "Il quadro probatorio - ha concludo Cafiero de Raho - conferma dunque lo spaccato di una comunità come quella gioiese in cui è impossibile intraprendere liberamente attività imprenditoriali, purtroppo, con il silenzio di chi subisce e dovrebbe invece parlare". Per il Procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza, "siamo dinanzi ad un'impresa le cui attività sono strettamente subordinate agli interessi ed ai voleri dei Piromalli. E' una vecchia dinastia ben nota alle cronache giudiziarie che per la prima volta viene colpita in maniera eclatante sotto il profilo del sequestro dei beni, grazie ad un'indagine che è riuscita ad innervare i profili storici con quelli giuridici. Da vittima originaria, Alfonso Annunziata era divenuto simbolo di 'garanzia ambientale' per chiunque volesse investire nel suo grande centro commerciale". "Abbiamo chiamato l'operazione 'Bucefalo' - ha detto il comandante provinciale della Guardia di finanza, col. Alessandro Barbera - dal nome del cavallo mai domo di Carlo Magno. Stavolta, però, siamo riusciti a domare il 'cavallo selvaggio', limitandone significativamente le scorribande".

    Omicidio per lavori a parco commerciale. La costruzione dei capannoni del centro commerciale Annunziata ha portato ai contrasti tra le cosche della 'ndrangheta dei Molè e dei Piromalli. E proprio questi contrasti furono all'origine dell'omicidio di Rocco Molè, avvenuto nel febbraio del 2008. Il delitto segnò, di fatto, lo spartiacque tra le due cosche, che un tempo erano alleate. I particolari emergono dall'inchiesta della Dda di Reggio Calabria contro la cosca dei Piromalli che stamane ha portato all'operazione della Guardia di finanza chiamata 'Bucefalo'. Dalle indagini è emerso anche che l'imprenditore Annunziata non ha avuto alcuna voce in capitolo nella realizzazione del centro commerciale, non potendo decidere neanche la ditta a cui affidare i lavori in quanto tutto era appannaggio esclusivo della 'ndrangheta.

    Indagini su morte figlio ex generale Sifar. Rientrano a pieno titolo le indagini sulla morte del barone Livio Musco, ritrovato ucciso con un colpo di pistola cal. 6,35 alla testa nella sua abitazione di Gioia Tauro nel marzo del 2013, nell'ambito dell'inchiesta chiamata 'Bucefalo' condotta dalla Guardia di finanza contro la cosca della 'ndrangheta dei Piromalli che ha portato all'arresto di otto persone. Il particolare è stato confermato dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, nel corso della conferenza stampa durante la quale sono stati illustrati i particolari dell'operazione 'Bucefalo'. Proprio sui terreni di proprietà della famiglia Musco, i Piromalli diedero il "permesso" all'imprenditore Alfonso Annunziata di costruire i capannoni del più grande centro commerciale della Calabria. Livio Musco, molto conosciuto in Calabria, era figlio del generale dell'ex Sifar, Ettore Musco, erede di una famiglia di feudatari di stirpe borbonica giunta in Calabria per avere ricevuto dal re di Napoli, in compenso delle loro prestazioni militari, centinaia di ettari di fondi agricoli. Nel corso della conferenza stampa il Procuratore Cafiero de Raho si è limitato ad affermare: "posso solo dire che l'indagine è in corso".

    "Le due operazioni portate a termine oggi contro la 'ndrangheta a Gioia Tauro ed a Roma sono particolarmente importanti anche per l'ingente valore economico dei beni sequestrati". A rilevarlo è il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi. La prima - osserva Bindi - che colpisce una delle più potenti famiglie 'ndranghetiste della Calabria, "dimostra fin dove si spingono le capacità imprenditoriali delle cosche che, grazie a imprenditori che da vittime si trasformano in soci compiacenti, riescono a realizzare e gestire il più importante centro commerciale della regione e uno dei primi del Sud d'Italia". La seconda "conferma che i tentativi di ripulire i capitali illeciti, investendoli in attività commerciali, non si fermano neppure quando i prestanome utilizzati sono vecchie conoscenze degli investigatori, ma soprattutto che nel centro della Capitale la ristorazione è un settore tra i più esposti alle infiltrazioni mafiose di cosche e territori diversi che, dalla 'ndrangheta alla camorra, si dividono affari e interessi illeciti". Bindi ringrazia le DDA di Reggio Calabria e di Roma, insieme alla Guardia di Finanza ed alla DIA, "per il grande lavoro svolto. Ora l'impegno dello Stato deve puntare a gestire bene le imprese sequestrate, per rimettere sul mercato libere da ogni condizionamento e in grado di diventare un volano di ricchezza pulita per tutta la comunità".

    "La 'ndrangheta è un cancro, una vera e propria metastasi alla quale il Governo sembra essere totalmente indifferente". Così il segretario confederale della Cgil, Gianna Fracassi, con delega alla Legalità, commenta le operazioni della Guardia di finanza di oggi a Gioia Tauro, con undici arresti e beni per 210 milioni di euro sequestrati, tra i quali il più grande parco commerciale calabrese, e della Dia a Roma, con i due ristoranti sequestrati nei pressi del Pantheon, per un valore che ammonta a circa 10 milioni di euro. "Da due anni - prosegue Gianna Fracassi - la Cgil, insieme a Libera, Arci, Acli e Avviso Pubblico, ha consegnato al Parlamento la proposta d'iniziativa popolare 'Io Riattivo il Lavoro' per dare alla gestione delle aziende confiscate gli strumenti per ritornare alla legalità e ancora né il Governo né il Parlamento hanno trovato il tempo di occuparsene e decidere". "Quello dell'economia mafiosa - dice ancora la dirigente della Cgil - è un fenomeno devastante e in crescita continua che segna pesantemente le prospettive di sviluppo del Paese e che vale un terzo del Pil". Fracassi fa riferimento infine ai sequestri di beni parlando di "vergogna. Ci troviamo al cospetto - afferma - di una ricchezza immensa, tolta dalle mani della mafia per passare in quelle dello Stato, ma che sistematicamente va in malora per responsabilità stessa dello Stato".

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