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    Faida boss Patania,i killer venivano dall'estero, 5 arresti

     

    Faida boss Patania,i killer venivano dall'estero, 5 arresti

    06 mar 15 Arresti in corso da parte della Polizia a Vibo Valentia, Milano e Bologna al termine di un' indagine nei confronti di presunti appartenenti alla cosca Piscopisani, in lotta con la famiglia Patania di Stefanaconi per il controllo delle attività illecite in provincia di Vibo. Tra i destinatari dei provvedimenti anche presunti responsabili dell'omicidio del boss Fortunato Patania, ritenuto capo della cosca, ucciso a Vibo nel settembre del 2011, che diede origine alla faida tra le due famiglie. Cinque le misure restrittive emesse dal Gip di Catanzaro al termine delle indagini condotte dal Servizio centrale operativo della Polizia e dalle squadre mobili di Catanzaro e Vibo Valentia. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di omicidio, porto abusivo di armi, favoreggiamento e rapina, aggravati del metodo mafioso. La faida tra le famiglie Piscopisani e Patania è scoppiata dopo l'omicidio di Fortunato Patania, capo storico della famiglia, ed ha provocato in poco più di 10 mesi cinque omicidi e 6 tentati omicidi. Tra le persone assassinate anche Davide Fortuna, considerato elemento di vertice dei Piscopisani: l'uomo fu ucciso sulla spiaggia di Vibo Marina nel luglio 2012. Le indagini seguite all'omicidio, organizzato proprio per vendicare l'assassinio del boss, hanno consentito di accertare che per uccidere Fortuna la cosca Patania aveva assoldato dei killer professionisti provenienti dall'Europa dell'Est. I dettagli dell'operazione saranno resi noti in una conferenza stampa che si terrà in questura a Vibo Valentia alle 11.30 alla quale parteciperanno i pm della Dda di Catanzaro e gli investigatori della Polizia.

    PM: Indagine delicata e certosina. "Si è trattato di un'indagine delicata, frutto del lavoro di più organi di giustizia, Squadre mobili di Vibo e di Catanzaro e Sezione criminalità organizzata, quest'ultima rafforzata nella sua consistenza organica e qualitativa che tiene i rapporti con tutti i distretti". A dirlo il procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo illustrando i dettagli dell'operazione che stamani ha portato all'arresto di Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo e Raffaele Moscato e alla notifica dell'obbligo di dimora ad Annunziato Patania e Michele Fiorillo, questi ultimi due accusati di favoreggiamento nei confronti dei primi tre, ritenuti responsabili, invece, di omicidio. Battaglia è stato fermato a Vibo Valentia, Fiorillo a Milano e Moscato a Monterenzio (Bologna), mentre gli altri due indagati sono stati rintracciati a Piscopio. Al centro dell'inchiesta l'omicidio del boss Fortunato Patania, ritenuto capo della cosca, ucciso a Vibo nel settembre del 2011, che diede origine alla faida tra i Patania di Stefanaconi e il gruppo dei Piscopisani ai quali apparterrebbero i tre arrestati, accusati di omicidio aggravato dalle modalità mafiose e dai futili motivi, detenzione illegale di arma, anche da guerra, ricettazione e rapina. Si è trattato, ha aggiunto Lombardo, di "un lavoro certosino, portato a termine grazie all'impegno della Polizia e che si è basato su una serie di captazioni ambientali, filmati video e controlli dei tabulati telefonici sia nei momenti antecedenti l'assassinio del boss Fortunato Patania che nelle fasi immediatamente successive". A questo si sono aggiunti "i preziosi contributi offerti dai collaboratori di giustizia Loredana Patania, nipote del boss ammazzato in risposta all'omicidio dell'agricoltore Michele Mario Fiorillo, avvenuto due giorni prima, e di Daniele Bono". Il magistrato ha anche sottolineato come tutti gli episodi emersi in questa indagine, denominata "San Michele" dal nome del patrono di Piscopio, frazione di residenza degli indagati, esigano "una visione unitaria nell'ambito di una faida che ha mietuto sei morti in pochi mesi" ed ha evidenziato la necessità della presenza di "giudici esperti nel settore della criminalità organizzata. Presi singolarmente - ha aggiunto - non si avrebbe infatti un quadro d'insieme completo". All'incontro con i giornalisti hanno partecipato i capi delle squadre mobili di Vibo Valentia Orazio Marini (che ha ereditato l'inchiesta dal predecessore Antonio Turi) e di Catanzaro Rodolfo Ruperti.

    Tre degli indagati feriti in agguati. Tre dei cinque giovani arrestati stamani dalla polizia nell'ambito dell'inchiesta sull' omicidio del boss Fortunato Patania, ritenuto capo della cosca, ucciso a Vibo nel settembre del 2011, che diede origine alla faida con i Piscopisani, sono scampati alla morte nell' ambito della stessa faida. Si tratta di Rosario Battaglia, Raffaele Moscato e Rosario Fiorillo. Gli altri due arrestati sono Michele Fiorillo e Annunziato Patania. Tutti, secondo l'accusa, sono legati al gruppo del Piscopisani. Battaglia e Moscato rimasero feriti la seta del 20 marzo 2012 in occasione dell'agguato in cui venne ucciso Francesco Scrugli, indicato come un elemento di vertice del gruppo di Piscopio. Rosario Fiorillo, invece, riuscì a sottrarsi al fuoco dei killer dei Patania che si erano presentati a casa sua travestiti da esponenti delle forze dell'ordine con tanto di uniformi e simbolo identificativo con la scusa di un controllo di polizia. Battaglia, Moscato e Fiorillo sono stato condannati nel novembre 2014 per la detenzione di una pistola all'interno di un appartamento a Vibo Marina dove i tre, insieme a Scrugli, erano soliti riunirsi e nell'androne del quale venne ucciso quest'ultimo.

    Un arresto nel bolognese. E' stato arrestato dalla polizia di Stato a Monterenzio, cittadina dell'Appennino bolognese dove stava scontando una condanna ai domiciliari, uno dei cinque destinatari di ordini di custodia cautelare emessi dal Gip di Catanzaro per fatti legati a una faida familiare a Stefanaconi, in provincia di Vibo Valentia. Si tratta di Raffaele Moscato, 29 anni, di origine torinese ma residente in Calabria: è accusato di concorso in omicidio, aggravato dai metodi mafiosi, per la morte del boss Fortunato Patania, ucciso a Vibo nel settembre 2011. Secondo gli inquirenti, Moscato sarebbe uno degli esecutori materiali del delitto. L'uomo era ai domiciliari, per porto illegale di armi clandestine, a casa della fidanzata, anche lei calabrese, che vive e lavora nel Bolognese. L'arresto di Moscato, portato nel carcere della Dozza, è stato eseguito dai poliziotti della squadra Mobile di Bologna.

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