NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Frana di Maierato causata da reflui illegali,8 avvisi di garanzia

    La frana di Maierato

     

    Frana di Maierato causata da reflui illegali, 8 avvisi di garanzia

    19 mag 15 La frana, imponente, che il 14 febbraio 2010 interessò il comune di Maierato, in Calabria, venne provocata dalla mancata gestione del depuratore a servizio della zona industriale e dall'illecito smaltimento di reflui industriali inquinanti. Sono queste le conclusioni di un'inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia e condotta dai carabinieri del Nucleo ecologico di Reggio Calabria e da quelli del Comando provinciale di Vibo Valentia, che ha portato all'emissione di otto avvisi di garanzia nei confronti di due funzionari del Comune di Maierato, due funzionari della Provincia di Vibo Valentia e quattro imprenditori dell'area industriale di Maierato. I reati contestati agli indagati sono di disastro colposo per i quattro funzionari e di disastro ambientale per gli imprenditori. Secondo gli accertamenti svolti dai tecnici della Procura, che si è avvalsa per taluni aspetti societari anche della Guardia di Finanza, la reazione chimica provocata delle sostanze illecitamente smaltite ha contribuito in modo determinante al verificarsi della frana. Gli avvisi di garanzia sono stati emessi dopo l'esecuzione di alcuni sopralluoghi, in presenza di consulenti della Procura e di personale dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria (Arpacal), nell'area di frana, nel depuratore della zona industriale e nei quattro stabilimenti industriali. Nel corso dell'indagine è stata acquisita documentazione negli uffici del Comune di Maierato e della Provincia di Vibo Valentia.

    Le persone indagate nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Vibo sulle cause dell'imponente movimento franoso avvenuto a Maierato il pomeriggio del 15 febbraio del 2010, sono Silvano Fiorillo, di 45 anni, di Vibo Valentia, titolare dell'azienda Martens srl attiva nel capo della produzione di saponi; Domenico Antonio Bilotta (81), legale rappresentante della Vetromed spa che si occupa della lavorazione del vetro; Carmine Sardanelli (77), titolare della ditta Intertonno srl che si occupa dell'inscatolamento del tonno; Giacinto Callipo (41), di Pizzo, titolare della Vercall che si occupa della verniciatura di profilati in alluminio. Indagati anche Giorgio Aldo Cinquegrana, di 58 anni, responsabile del servizio Urbanistica e Ambiente del Comune di Maierato; Filippo Silvio Silvaggio (62), responsabile dell'Ufficio tecnico del comune di Maierato (settore urbanistica); Gianfranco Comito (57), di Vibo, dirigente della Provincia, settore "Difesa del suolo, rilevamento e disciplina e controllo degli scarichi delle acque e Francesco De Fina (64), di Sant'Onofrio, dirigente della Provincia con le stesse mansioni di Comito.

    Indagine scaturite da denuncia agricoltore. E' stata la denuncia presentata da un agricoltore della zona, in un periodo antecedente alla frana, nel 2008, a fare scattare le indagini che hanno portato all'emissione degli otto avvisi di garanzia nei confronti di otto persone tra funzionari comunali, provinciali e imprenditori per la frana verificatasi nel 2010 a Maierato. L'agricoltore, nella sua denuncia, aveva segnalato la presenza di una strana colorazione, accompagnata da esalazioni nauseabonde, nel fosso Scuotapriti. Gli approfondimenti successivi hanno poi consentito di accertare la mancata gestione del depuratore e l'illecito smaltimento dei reflui che finivano nel fosso. Successivamente, a seguito dell'attività di indagine svolta, le quattro aziende maggiormente coinvolte furono anche interessate da provvedimenti di sequestro parziale o totale degli stabilimenti. In un caso vennero fatti anche alcuni arresti, in flagranza, per smaltimento di rifiuti speciali pericolosi. Le indagini dei carabinieri hanno consentito di accertare adesso che tutti gli indagati, per comportamenti omissivi o commissivi, avrebbero provocato la frana che, per caratteristiche e proporzioni, ha esposto ad un concreto pericolo la collettività. Secondo quanto emerso, infatti, le condotte poste in essere hanno prodotto l'acidificazione delle acque del fosso Scuotapriti e lo scorrimento sotterraneo ininterrotto tra le rocce caratteristiche del sottosuolo. Inoltre è stata provocata una 'destrutturazione dei calcari" che, combinata con la sovrassaturazione dell'area a seguito del deflusso delle acque bianche e delle precipitazioni copiose del periodo, ha generato il collasso dell'intero sistema geologico.

    Legambiente: Saremo parte civile. Legambiente Calabria si costituirà parte civile nell'eventuale processo per i responsabili della frana di Maierato. Lo rende noto l'associazione ambientalista in un comunicato. "Legambiente, che già a suo tempo aveva notificato la richiesta di essere riconosciuta parte offesa a tutela degli interessi collettivi nell'eventuale processo - è scritto nel comunicato - riproporrà ora la richiesta in un contesto diventato, a fronte delle nuove acquisizioni d'indagine, ancora più allarmante. La svolta clamorosa che ha avuto l'inchiesta aprirebbe uno squarcio inquietante su una vicenda emblematica di dissesto idrogeomorfologico che Legambiente ha seguito con continuità fin dall'inizio, anche attraverso puntuali dossier di carattere nazionale". "Alla luce di quanto emerso - sostiene Nuccio Barillà, della segreteria nazionale di Legambiente - non si sarebbe trattato dunque di un evento riconducibile esclusivamente a cause naturali ed eccezionali, come si è cercato da più parti di far credere, ma di un disastro provocato ed annunciato dovuto a scriteriati e colposi interventi che chiamerebbero in causa precise responsabilità d'imprenditori e pubblici funzionari. Si tratterebbe, dell'ennesima conferma di uno schema non più tollerabile che connota tanti reati ambientali compresi quelli di cui, proprio oggi, il Parlamento decide l'introduzione nel codice penale". "Legambiente Calabria - sottolinea il presidente regionale Francesco Falcone - da anni denuncia le conseguenze di una gestione sbagliata del nostro territorio e la scarsa considerazione delle aree considerate ad elevato rischio idrogeologico che, non solo non sono più in grado di ricevere precipitazioni intense, ma vengono indebolite ed esposte ulteriormente da cattiva manutenzione e da interventi irresponsabili. L'occasione è utile - conclude Falcone - per tornare a sottolineare come nonostante i 15 milioni di euro impegnati per interventi di protezione civile dopo la colata di fango, il luogo dove si verificò l'enorme frana resta ancora una enorme 'ferita aperta'. Da qui la nostra richiesta di interventi non emergenziali, ma urgenti e adeguati".

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     

 


    Facebook
 Ultime
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore