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    Arrestato il 17enne che uccise la mamma a Donnici

     

    Arrestato il 17enne che uccise la mamma a Donnici, aveva il tatuaggio "ti amo mamma"

    13 mag 15 Un diciassettenne è stato arrestato stamani dalla squadra mobile di Cosenza con l'accusa di avere ucciso, il primo aprile scorso, la madre di 53 anni, insegnante di musica. In un primo momento la morte era stata attribuita ad un incidente ma le successive indagini hanno portato ad accertare che la donna è stata strangolata. La donna era stata trovata riversa ai piedi delle scale che conducono alla villetta dove abitava con marito e due figli. Dall'autopsia, però, sono emersi segni di strangolamento. Visto che sulla porta d'ingresso dell'abitazione e sulle finestre non c'erano segni di effrazione e che il diciassettenne era l'unica persona in casa al momento della morte, i sospetti si sono indirizzati sul giovane. Il ragazzo nei giorni scorsi è stato sentito dai magistrati della Procura dei minorenni di Catanzaro ai quali avrebbe detto di avere spinto dalle scale la mamma perché lo sgridava. Una tesi, tuttavia, non creduta dai magistrati che gli contestano l'omicidio volontario. Il giovane è stato portato nel carcere minorile di Catanzaro.

    Il giovane era adottato. Era stato adottato da bambino il diciassettenne arrestato stamani dalla squadra mobile di Cosenza con l'accusa di avere ucciso, strangolandola, la madre. Il ragazzo era stato adottato insieme al fratello di poco più grande che adesso è maggiorenne. I due ragazzi sono di nazionalità italiana e sono stati adottati quando erano entrambi piccoli. Sono fratelli di sangue.

    Venerdì interrogatorio di garanzia. E' fissato per venerdì l'interrogatorio di garanzia del diciassettenne arrestato stamani dalla squadra mobile di Cosenza con l'accusa di avere ucciso la madre. L'interrogatorio è in programma davanti al gip del Tribunale dei minori di Catanzaro alla presenza del sostituto procuratore Michele Sessa.

    Ammissioni col padre. Il diciassettenne avrebbe fatto delle ammissioni sulle proprie responsabilità parlando col padre, colloquio che è stato intercettato dagli investigatori. E' quanto trapela dal fitto riserbo imposto sulla vicenda dalla Procura dei minorenni di Catanzaro. Secondo quanto si è appreso, il giovane avrebbe detto di avere spinto la madre dalle scale della loro abitazione perché infastidito dalle sgridate della donna. Quindi ha telefonato al 118. In realtà gli investigatori, sulla base dell'autopsia, lo accusano di avere strangolato la donna.

    Aveva il tatuaggio "Ti amo mamma". l diciassettenne arrestato stamani dalla squadra mobile di Cosenza con l'accusa di avere ucciso la madre, una settimana dopo la morte della donna si era fatto tatuare sul braccio la frase "Nemmeno la morte ci potrà separare, ti amo mamma". Gli investigatori stanno cercando ora di capire se si sia trattato di un tentativo di depistare le indagini. Al ragazzo viene contestata anche l'aggravante dei futili motivi perché all'origine del delitto vi sarebbero state le sgridate della madre.

    Marziale: Mente lucida ed esaltata. "Uccidere la madre vuol dire voler annientare, scientemente, la parte più intima di se stessi, quella parte critica che, sola, può penetrare nel tessuto emotivo dei soggetti inchiodandoli davanti allo specchio della verità, che nell'era dei social network fa risaltare le fragilità e non i costrutti di quella artata fantasia che ti rende perfetto agli occhi degli altri". Lo afferma in una nota il sociologo e presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori, Antonio Marziale, circa l'arresto a Cosenza di un minorenne accusato di aver ucciso la madre. "Non occorre, adesso, inerpicarsi - prosegue - sulle pareti scoscese delle diagnosi intrapsichiche, perché quanto avvenuto, per futili motivi, per un normale confronto generazionale, è frutto di lucidità strategica che il minorenne ha palesato negli attimi immediatamente successivi al decesso della madre al fine di sviare le indagini, senza riuscire però ad ingannare gli uomini del vice questore Giuseppe Zanfini, ai quali va il più sincero apprezzamento per la professionalità e la sensibilità che ha contraddistinto l'azione di Polizia al cospetto di un caso destinato a rimanere impresso nella storia dei delitti più raccapriccianti". "Pensare di farsi tatuare a tutto braccio - evidenzia il sociologo - un'ode d'amore alla madre, dopo averla uccisa e dopo avere fatto di tutto per nascondere l'orrenda verità, ci dice che abbiamo a che fare con una mente lucidamente esaltata. Adesso è tempo della pietà, è tempo della giustizia, che tenuto conto dell'età dell'omicida non potrà comminare l'ergastolo, come magari i più indignati vorrebbero, ma è anche tempo che la giustizia si renda conto che l'adolescenza non è una malattia, bensì una fase della vita che ci dice con che tipo di soggetto la società avrà a che fare".

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