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    Arrestati mandanti ed esecutori omicidio Rombolà

     

    Arrestati mandanti ed esecutori omicidio Rombolà, avvenne davanti moglie e figlio sulla spiaggia

    29 lug 15 I Carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro hanno notificato a quattro persone, già detenute, altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere con l'accusa di essere stati mandanti ed esecutori materiali dell'omicidio di Ferdinando Rombolà, 40 anni, ucciso il 22 agosto del 2010 a Soverato (Catanzaro) mentre si trovava in spiaggia insieme alla moglie ed al figlio di un anno e mezzo. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro. L'omicidio di Rombolà, secondo quanto è emerso dalle indagini condotte dai carabinieri, sarebbe da inquadrare in una faida tra varie famiglie mafiose del Soveratese. I dettagli dell'indagine che ha portato alla scoperta dei presunti responsabili dell'omicidio ed all'emissione delle quattro ordinanze di custodia cautelare saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11 nella sede del Comando provinciale dei Carabinieri di Catanzaro.

    "Gli arresti di oggi rappresentano un punto fermo sulla presenza della criminalità organizzata nell'area del soveratese ed il seguito di un'attività giudiziaria che già ha avuto un primo riconoscimento da parte della Cassazione, dopo le condanne definitive per i componenti della cosca Sia-Tripodi-Fiorito". Lo ha detto il procuratore vicario della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri nel corso della conferenza stampa sull'operazione del Nucleo investigativo di Catanzaro che ha portato all'arresto di quattro persone, tutte già detenute, in relazione all'omicidio di Ferdinando Rombolà, ucciso in spiaggia a Soverato davanti alla compagna e al figlio di un anno e mezzo.

    Le persone alle quali è stata notificata in carcere l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip su richiesta della Dda sono Pantaleone Antonio Gullà, di 48 anni, esecutore materiale dell'omicidio, e Michele Lentini (44), Fiorito Procopio (62) e Vincenzo Bertucci (32) indicati come mandanti o partecipanti al delitto.

    All'uccisione di Rombolà, inoltre, ha partecipato anche Bruno Procopio, 28 anni, che successivamente è diventato collaboratore di giustizia fornendo utili elementi agli investigatori. I dettagli delle indagini sono stati illustrati oltre che da Bombardieri dall'altro procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, coordinatore Dda per l'area jonica; dal comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, col. Ugo Cantoni e dal comandante del Nucleo investigativo, ten. col. Alceo Greco. Un delitto efferato, è stato spiegato, pianificato e organizzato in modo militare e maturato all'interno di una faida di 'ndrangheta. Il sicario, con il volto coperto da un casco e impugnando due pistole, ha agito senza timore, sparando a Rombolà prima alle spalle per poi finirlo incurante del contesto in cui si trovava. Rombolà, vicino alla cosca Gallace e Gallelli, si occupava di sicurezza nei locali notturni del soveratese e, secondo quanto emerso, era ritenuto da chi decise la sua eliminazione l'autore degli omicidi di Vittorio Sia e di Agostino Procopio, avvenuti in precedenza. "L'uccisione di Rombolà - ha spiegato ancora Bombardieri - si è innescato in una serie di fatti delittuosi iniziati con l'omicidio, nel 2008, di Carmelo Novella e proseguito con quello di Damiano Vallelunga per arrivare poi a 15 fatti delittuosi nell'arco di poco più di un anno e mezzo". Per Luberto, "il soveratese è un territorio difficile in cui deve esserci un'affermazione forte dello Stato. A fronte di questo, però - ha rilevato il procuratore aggiunto - il lavoro che ha portato al risultato di oggi è stato svolto da un solo magistrato".

     

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