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    Rimborsopoli: Tripodi sentito del Gip

     

     

    Rimborsopoli: Tripodi sentito del Gip, Adamo chiede revoca divieto dimora, Dattolo non risponde

    02 lug 15 L'ex capogruppo dell'Udc nel Consiglio regionale della Calabria, Pasquale Tripodi (nella foto), è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria, Olga Tarzia, nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi dei gruppi consiliari. Nei giorni scorsi Tripodi era stato raggiunto da un provvedimento di divieto di dimora in Calabria. Durante l'interrogatorio, l'ex capogruppo dell'Udc ha spiegato nel dettaglio i meccanismi di spesa dei fondi dei gruppi consiliari. Il difensore di Tripodi, l'avvocato Umberto Abate, al termine dell'interrogatorio ha affermato che "il mio assistito ha risposto alle domande dei giudici con assoluta serenità. Riteniamo di avare esposto adeguatamente le nostre ragioni rispetto agli addebiti, spiegando dettagliatamente i meccanismi di spesa. Spese assolutamente conferenti con quanto dettato dalla normativa regionale in materia. Successivamente valuteremo di presentare una istanza di revoca della misura afflittiva per sopravvenuta insussistenza delle esigenze cautelari". Dopo Tripodi sarà sentito l'ex consigliere regionale del Pd Nicola Adamo.

    Adamo chiede revoca divieto dimora. L'ex consigliere regionale del Pd Nicola Adamo ha presentato istanza al Tribunale della libertà di Reggio Calabria per chiedere la revoca del divieto di dimora in Calabria disposto nei suoi confronti nell'ambito dell'inchiesta sulle spese dei gruppi consiliari della Regione. Adamo, difeso dagli avvocati Ugo Celestino e Fabio Viglione, è giunto stamane negli uffici del tribunale di Reggio Calabria per essere sentito dal giudice per le indagini preliminari che ha emesso il divieto di dimora. "Siamo assolutamente fiduciosi - affermano in una nota i difensori di Adamo - di poter dimostrare l'assoluta correttezza dell'operato di Nicola Adamo, confortati anche dalla 'natura politica' delle spese contestate e dall'appartenenza dell'ex consigliere al gruppo misto. Nessuna spesa personale, eccentrica o estranea alla funzione svolta. Peraltro, non gli si contesta di aver 'intascato' per sé fondi destinati all'attività politica e istituzionale e tanto non può essere ignorato neanche in una corretta contestualizzazione dei fatti. Convinti delle nostre ragioni in fatto ed in diritto, abbiamo già proposto istanza di riesame per la revoca del divieto di dimora che riteniamo, peraltro, non assistito dalle esigenze cautelari". "Ora - concludono - la completa acquisizione degli atti d'indagine, suscitata dalla nostra richiesta di riesame, ci consentirà di procedere ad un'analitica confutazione della tesi sostenuta dall'accusa".

    Dattolo non risponde. L'ex capogruppo dell'Udc ed ex assessore regionale della Calabria nella Giunta di centrodestra, Alfonso Dattolo, si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio di garanzia nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi dei gruppi consiliari. Dattolo, difeso dagli avvocati Enzo Ioppoli e Giuseppe Pitaro, si è presentato stamane davanti al giudice per le indagini preliminari, Olga Tarzia, che ha emesso nei suoi confronti un provvedimento di divieto di dimora in Calabria. "Mi sono recato - afferma Dattolo in una nota - presso il Tribunale Penale di Reggio Calabria, accompagnato dai miei difensori, per essere ascoltato dal Gip Tarsia nel procedimento 'rimborsopoli'. Ho fatto presente di aver reso già oltre due anni addietro il previsto interrogatorio davanti ai procuratori dell'indagine e di aver offerto le mie spiegazioni, consegnando in quel momento tutta la necessaria documentazione che nemmeno la legge prevedeva che si consegnasse perché i fatti sono risalenti all'anno 2011- 2012". "Poiché mi si contesta - dice ancora Dattolo - di aver speso cifre appartenenti al Gruppo politico dell'Udc per fini non meramente istituzionali, ed avendo subito la notificazione dell'ordinanza del Gip solo qualche giorno addietro, ordinanza che si compone di circa mille pagine, in considerazione della complessità contabile e del tempo oramai trascorso di oltre tre anni dai fatti in questione, ho ritenuto di non rendere alcun interrogatorio anche perché ho la necessità, assieme ai miei difensori, di ricorrere ad una consulenza contabile che possa chiarire le spese effettuate e spiegare la mia assoluta estraneità e la mia assoluta innocenza".

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