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    Vescovo Cassano su enciclica ambiente "Il Papa dice no a chi specula"

     

    Vescovo Cassano su enciclica ambiente "Il Papa dice no a chi specula"

    20 giu 15 "Papa Francesco dice no a chi specula sempre e comunque soprattutto sulle persone e sui cosiddetti beni comuni per lucrare a livello personale o per lucrare a livello di lobby". Ad affermarlo è il vescovo di Cassano allo Ionio, mons. Francesco Savino, commentando l'enciclica "ambientalista" del Papa "Laudato sì". "Penso - aggiunge all'Ansa - che non sia soltanto sull'ambiente. Se vogliamo, parte dall'Ambiente ma poi Papa Francesco, anche in continuità con un'altra Enciclica straordinaria di Papa Ratzinger 'Caritas in Veritate', fa delle riflessioni molto ampie sulle grandi questioni che oggi sono dibattute a livello mondiale. Il Papa prende anche posizione e cerca di invitare, i credenti e i non credenti, a ripensare il modello di sviluppo. Il modello fin qui attuato è veramente sviluppo? E' veramente una crescita? Ecco perché Papa Francesco poi prende posizione circa il liberismo assoluto, il capitalismo, quello più selvaggio. Mi sembra quasi di leggere l'idea di Latouche in questa posizione. Mi sembra in questa posizione di ragionare sul rapporto tra sviluppo, crescita o decrescita felice. E' un problema, è una questione di ampio respiro, ma di certo il Papa cerca anche di farci capire il rapporto fra economia reale e anche crisi finanziaria - economica. Oggi l'economia è diventata tutta speculativa, finanziaria. Dove è andata a finire la crisi? Dove è andata a finire l'economia reale? Cerchiamo anche di capire che dentro queste posizione del Papa ci sono anche altri economisti che ultimamente hanno preso posizione su questa questione". "Papa Francesco cerca, alla luce di una visione storico salvifica, di prendere posizione e dice no a un impoverimento del popolo di Dio. Dice no alle cause che rendono sempre più ingiusto questo mondo e a tutto ciò che è speculativo a danno del popolo".

    Indignazione per muri contro immigrazione. "Sono indignato quando penso che dopo la caduta del Muro di Berlino, nell'89, avevamo aperto una stagione di speranza, di fiducia. Oggi si torna a parlare di muri che vanno innalzati per impedire l'ingresso a persone che vengono dalla fame o che sono perseguitati o che cercano di fuggire da persecuzioni". Lo ha detto all'Ansa il vescovo di Cassano allo Ionio, mons. Francesco Savino sul "muro anti immigrati" che l'Ungheria vuole costruire al confine con la Serbia. "Penso - ha aggiunto - che c'è qualcuno o qualche nazione che vuole riportare le lancette della storia ai periodi più bui. M auguro che ci sia un'indignazione collettiva che dica no a tutto ciò che è separazione. Ritengo che rispetto agli immigrati dobbiamo ragionare su tre parole molti forti: accoglienza, integrazione e legalità. Perché è sull'accoglienza, sull'integrazione e sulla legalità che ci giochiamo il futuro e il presente della civiltà e della democrazia". "Purtroppo - ha detto mons. Savino - debbo constatare, in base a un recente sondaggio, che anche nel nostro mondo, quello dei cattolici praticanti, nel rispetto delle posizioni di tutti, c'è una buona parte che dice di no all'accoglienza. Evidentemente qualcosa non ha funzionato nel nostro percorso di evangelizzazione. Dobbiamo anche noi ripensare a percorsi di formazione del cuore, della ragione, a un'evangelizzazione a tutto campo che va ad intercettare tutta la persona umana. Dico no alle ruspe e a tutto ciò che è rifiuto di questi nostri fratelli. Probabilmente, come ha detto anche il segretario della Cei, dobbiamo risarcire qualcuno di questi nostri fratelli perché probabilmente li abbiamo sfruttati. Ritengo che dobbiamo dire di no a chi, come quel mondo della cooperazione, ha fatto dei campi rom o dei fenomeni di immigrazione un'occasione per fare business, per fare cassa. Con le parole di un grande testimone, un grande sacerdote, don Lorenzo Milani, mi piace dire che dobbiamo servire i poveri e non servirci dei poveri".

    Sulla povertà ritardi enormi della politica. "Devo constatare, rispetto alle forme di povertà, ritardi enormi da parte delle politiche italiane. Finché ci saranno sempre più poveri vuol dire che la democrazia è a rischio e che la civiltà non è ancora arrivata". Lo afferma il vescovo di Cassano allo Ionio, mons. Francesco Savino. "E' amaro constatare - prosegue - che moltissimi hanno niente e pochissimi hanno moltissimo. Questa è la contraddizione. Questo è l'ossimoro che constatiamo nella realtà del nostro tempo. Ha ragione Papa Francesco quando nel quarto capitolo de 'Evangelii Gaudium' dice che la realtà è più dell'idea. Sono profondamente convinto che le politiche, soprattutto di welfare, debbano partire dagli ultimi e mettere al centro delle politiche le persone ultime, impoverite. La povertà non è il risultato della predestinazione. Se c'è povertà, evidentemente, è perché ci sono anche politiche di distribuzione della ricchezza sbagliate. Sono profondamente convinto che dinanzi a noi c'è una grande sfida: passare dalla cultura e dalla politica dell'avanzo, dello scarto alla cultura e alle politiche dell'incontro, della maggiore distribuzione delle ricchezze e dare a tutti la possibilità di accedervi. La ricchezza non può essere il fine della vita ma soltanto il mezzo".

    Troppo silenzio su persecuzione ai cristiani. "Sono molto preoccupato rispetto alla persecuzione dei Cristiani, per quella che mi piace chiamare 'la congiura del silenzio' anche da parte di qualcuno che non dà, fino in fondo, notizie vere, autentiche su questo fenomeno di ritorno del martirio dei cristiani". A dirlo è il vescovo di Cassano allo Ionio, mons. Francesco Savino. "Ha ragione Papa Francesco - prosegue - quando dice che stiamo vivendo una stagione forse anche superiore al tempo, all'inizio della storia della Chiesa, della persecuzione. Mi auguro che ci sia una reazione, uno scatto di responsabilità e di indignazione da parte di credenti e non credenti. Sono profondamente convinto che non è momento di separazione, ma di camminare insieme per il bene comune, per affermare i diritti delle persone, soprattutto le persone più impoverite, le persone più fragili".

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