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    Truffa dei falsi braccianti a Catanzaro scoperta da Gdf, danno da 3 mln di euro

     

    Truffa dei falsi braccianti a Catanzaro scoperta da Gdf, danno da 3 mln di euro

    05 giu 15 La Guardia di finanza di Catanzaro ha segnalato alla Corte dei conti un danno erariale per 3 milioni di euro per illecita percezione di finanziamenti pubblici in materia di disoccupazione agricola, maternità e malattia. La segnalazione fa seguito agli esiti dell'operazione Arcadia 2 del gennaio scorso e riguarda 459 falsi braccianti che avrebbero incassato le indennità e 5 responsabili. L'inchiesta aveva già portato all'arresto di 2 persone e al sequestro di beni per 3 milioni di euro.

    I 459 soggetti si sono resi responsabili di aver richiesto e percepito indebitamente le indennità a sostegno del reddito per un importo complessivo di 2.314.936,00 euro, nonchè a carico di 5 soggetti responsabili quali organizzatori dell’azione illecita per la fraudolenta percezione, da parte di una società a responsabilità limitata da essi costituita, di aiuti comunitari per una somma complessiva di 660.281,78 euro.

    La segnalazione di danno erariale è l’atto conclusivo di una lunga e complessa indagine, nota con il nome di “arcadia 2”, che aveva già condotto, nel gennaio dell’anno scorso, all’arresto di 2 imprenditori ed al sequestro per equivalente di beni per circa 3 milioni di euro. In particolare, le fiamme gialle avevano scoperto che i soggetti incriminati avevano posto in essere una serie di fittizi contratti per l’acquisizione di terreni, stipulati per giustificare il notevole fabbisogno di manodopera operato attraverso la falsa assunzione di centinaia di braccianti agricoli. Questi ultimi, poi, facevano risultare migliaia di giornate lavorative necessarie all’ottenimento di vari trattamenti previdenziali ed assistenziali (indennità di disoccupazione agricola, maternità, malattia, ecc). Con tale sistema, i falsi braccianti si sarebbero assicurati anche una fittizia posizione contributiva che, al raggiungimento dei limiti di età, gli avrebbe consentito di percepire anche un indebito trattamento pensionistico.

    A lato di questo complesso sistema, gli imprenditori avevano anche sfruttato le falsità commesse per assicurarsi un finanziamento della comunità europea per circa 600.000 euro. La segnalazione alla procura regionale della corte dei conti dell’importo complessivo della frode è finalizzata ad avviare l’azione di recupero del maltolto alle casse erariali, confidando che le risorse siano, in futuro, messe a disposizione di imprese agricole realmente operative.

    "Una ricaduta negativa complessiva per i reati commessi, in termini economici ma anche di diseducazione alla legalità". E' quanto afferma il presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro, commentando la notizia della denuncia alla Corte dei Conti da parte della Guardia di Finanza e dal comando provinciale dei Carabinieri di Catanzaro sull'illecita percezione di finanziamenti pubblici sotto forma di prestazioni a sostegno del reddito erogate dall'Inps. "Ancora una volta, nel ringraziare le forze dell'ordine - prosegue Molinaro - dobbiamo rilevare che, di fatto, ad essere danneggiate sono le vere imprese agricole. Vi è una evidente distorsione del mercato del lavoro che deborda in altre aree alimentando un sistema perverso di intrecci e rapporti che sicuramente non fanno il bene della Calabria. Qualcuno con operazioni fraudolente e truffaldine che servono solo ad arricchirsi, e che con l'agricoltura non ha niente a che vedere, vuole vanificare il grande sforzo di ammodernamento e competitività che sta compiendo l'agricoltura calabrese". "Questi perversi meccanismi messi in atto - sostiene ancora Molinaro - creano sleale concorrenza, e cosa ancor più grave scoraggiano i tanti giovani ed onesti imprenditori che con passione, voglia di fare ed impegno stanno costruendo prospettive in direzione dello sviluppo, della crescita e della buona e sana occupazione. Per la Coldiretti, bisogna proseguire incessantemente perseguendo anche quel reticolo di 'operatori-faccendieri'e 'professionisti delle carte' che alimentano un circuito perverso e si arricchiscono sfruttando quelli che sono i diritti e la dignità delle vere imprese e dei veri lavoratori".

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