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    Tar del Lezio ferma centrale Saline Joniche

     

     

    Tar del Lezio ferma centrale Saline Joniche

    27 feb 15 La centrale a carbone di Saline Joniche, in provincia di Reggio Calabria, ''non si farà perché l'iter autorizzativo era viziato da evidenti irregolarità e forzature''. Lo dicono le associazioni ambientaliste riferendo della decisione del Tar del Lazio che ha accettato ''il ricorso contro il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri e la valutazione d'impatto ambientale''. Il ricorso era stato presentato a fine novembre 2012 da Legambiente, Greenpeace, Wwf, Lipu, e poi unificato a quello della Regione e di altre associazioni nazionali e locali. ''Una grande vittoria contro un progetto sbagliato, ormai fuori dal contesto energetico nazionale - dicono le associazioni - il Ministero dello Sviluppo economico prenda atto di questa sentenza e chiuda con un 'no' definitivo la conferenza dei servizi con il diniego a un progetto che ha alcun senso''. Per Legambiente, Greenpeace, Wwf ''la proposta di centrale a Saline Joniche rispondeva a una visione vecchia e ormai superata della politica energetica italiana. Un impianto del genere non solo sarebbe stato molto dannoso per il clima, per l'ambiente, per la salute e per le comunità locali'' ma ''oggi sarebbe anche inutile''. Infine il Tar del Lazio afferma ''la necessità di dare ascolto anche alle popolazioni locali, alle istanze della società civile volte alla tutela del paesaggio e del territorio, alle realtà produttive locali''.

    Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, giudica assai positivamente la decisione del Tar del Lazio - informa una nota dell'Ufficio Stampa della Giunta - di aver accettato il ricorso presentato, nel 2012, dalla Regione e dalle associazioni ambientalistiche contro il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e la valutazione d'impatto ambientale per la costruzione della centrale a carbone a Saline Ioniche perché viziato da evidenti irregolarità e forzature. "La Calabria - afferma Oliverio - non può permettere che nelle sue città, sulle sue coste, vicino ai suoi mari si costruiscano centrali che inquinano e danneggiano il territorio e la salute dei cittadini e sono inconciliabili con le potenzialità di sviluppo dei nostri territori. Aree che costituiscono un punto di forza per una prospettiva di sviluppo sostenibile dell'intera regione mal si coniugano con i fattori di inquinamento che scaturirebbero dalla presenza di una centrale a carbone. Per questo motivo abbiamo sempre manifestato netta contrarietà rispetto ad operazioni che non rispettano le vocazioni dei nostri territori e che, nei fatti, mirano a declassare intere zone da aree di pregio ad aree inquinate". "La decisione del Tar del Lazio - conclude Oliverio - contribuisce a chiudere una vicenda sulla quale è giunto il momento di mettere un punto finale. L'orientamento delle popolazioni e dei sindaci interessati deve essere ascoltato e tenuto in seria considerazione".

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