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    Processo Scajola-Matacena, nuova udienza a Reggio

     

    Processo Scajola-Matacena, nuova udienza a Reggio

    25 feb 15 Le indagini compiute dal personale della Dia nei confronti dell'ex ministro Claudio Scajola e degli altri imputati accusati di inosservanza della pena dell'armatore ed ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena, sono state illustrate dall'allora investigatore della Dia che si occupò dell'inchiesta, il vicequestore della Polizia di Stato Leonardo Papaleo, che questa mattina ha proseguito la sua testimonianza ai giudici del tribunale di Reggio Calabria davanti ai quali è in corso il processo a Scajola e Maria Grazia Fiordalisi, segretaria di Matacena. Per oltre due ore l'investigatore ha illustrato gli esiti delle indagini relative al progetto di trasferimento di Matacena in Libano. Il processo contro Scajola riprenderà il prossimo 25 marzo.

    Con un semplice e formale "ciao" si sono salutati, per la prima volta dopo mesi, Claudio Scajola e Chiara Rizzo, entrambi a processo a Reggio Calabria per la procurata inosservanza della pena nei confronti dell'armatore ed ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena. Quasi un anno dopo il loro arresto e le successive vicende processuali, Chiara Rizzo, moglie di Matacena, e l'ex ministro Scajola si sono incrociati nell'aula del tribunale di Reggio Calabria. Tra i due un velocissimo "ciao" per poi tornare entrambi alle vicende processuali che li riguardano.

    Reazioni;

    "La verità incontestabile è che al centrodestra manca il pifferaio magico". Lo ha detto Claudio Scajola a margine del processo in cui è imputato a Reggio Calabria per procurata inosservanza della pena dell'ex deputato di Fi Amedeo Matacena. "La situazione - ha aggiunto Scajola - appare veramente critica in tutta la sua evidenza e non mi pare che al momento ci sia qualcuno che stia indicando le strade migliori per portare il centrodestra e Forza Italia fuori dalle secche della crisi che li interessa".

    "La relazione annuale della DNA presentata ieri dal Procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti, dedica un'attenzione specifica alla caratura criminale di Amedeo Matacena", sottolineando come la sua collusione con la cosca Rosmini di Reggio Calabria, che gli è costata la condannato in via definitiva per 416 bis, fosse la punta dell'iceberg. "Matacena infatti - fa notare l'esponente Dem - non era soltanto il referente politico della cosca Rosmini, ma garantiva gli interessi di tutte le famiglie che contano nel Reggino. Su chi abbia favorito l'inizio della latitanza di Matacena a Dubai è in corso un processo, istruito dalla DDA di Reggio Calabria, col quale è bene non interferire, ma la politica ha il dovere di rimediare subito agli effetti prodotti da questa vasta, altolocata, efficiente rete di complicità, che si è subito attivata per proteggere Matacena". E' compito della politica italiana, spiega Mattiello, riportare in Italia Matacena, perché possa scontare la pena, "ma soprattutto mettersi a disposizione della magistratura italiana". Nelle prossime settimane dovrebbe esserci il secondo, decisivo, round tra il Governo italiano e quello emiratino, per la firma del trattato di cooperazione giudiziaria: "auspico che non ci siano più ritardi. Resto convinto che la normale cortesia diplomatica tra due Paesi come Italia ed Emirati, che tanti affari hanno in comune, sarebbe dovuta già bastare per ottenere l'estradizione di Matacena, ma purtroppo così non è stato. Mi rivolgo al Ministro Orlando e al Presidente del Consiglio Renzi: l'Italia - conclude Mattiello - riparte contrastando la corruzione in ogni sua forma e l'impunità dei potenti ne è una manifestazione particolarmente odiosa".

    Sulla latitanza di Amedeo Matacena a Dubai, ormai da oltre un anno e mezzo, e condannato in Italia in via definitiva per associazione di tipo mafioso, la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani, durante il Forum ha detto che "al centro c'è il tema dei trattati bilaterali, su questo l'Italia deve fare molto e il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha particolarmente a cuore l'attenzione a questo argomento". "Su questo l'Italia deve fare molto - ha spiegato Serracchiani - e lo abbiamo constatato anche sul sovraffollamento delle carceri: alcuni dei problemi che abbiamo, in particolare per quanto riguarda i detenuti stranieri, sono dovuti al fatto che non avendo accordi bilaterali con i Paesi di origine è difficile gestire la permanenza di questi detenuti. E questo vale anche per chi è a piede libero o latitante".

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