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    Acqua non potabile in rete idrica a Catanzaro e Vibo V., 10 avvisi di garanzia

     

    Acqua non potabile in rete idrica a Catanzaro e Vibo V., 10 avvisi di garanzia

    11 feb 15 I carabinieri del Nas di Catanzaro hanno notificato avvisi di garanzia a 7 funzionari della Regione Calabria e 3 dirigenti di società per i reati di truffa, avvelenamento colposo di acque, abuso e omissione d'ufficio e falso. I militari, su disposizione del Pm di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni, stanno effettuando perquisizioni in uffici regionali. L'accusa sostiene che è stata distribuita acqua non potabile prelevata dall'invaso Alaco, tra le province di Vibo Valentia e Catanzaro. Le perquisizioni compiute dai carabinieri hanno riguardato gli uffici dei dipartimenti Ambiente, Obiettivi strategici e Lavori pubblici della Regione Calabria e nei confronti di una società di Vibo Valentia e due di Roma. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati a Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Bologna, Ragusa e Roma e sono stati emessi nell'ambito dell'indagine condotta dal Nas di Catanzaro e coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia e chiamata 'Acqua sporca due'. Gli inquirenti sostengono che è stata prelevata acqua non idonea al consumo umano dall'invaso Alaco e distribuita nella rete idrica pubblica. L'Alaco rifornisce la quasi totalità dei comuni della provincia di Vibo Valentia ed alcuni comuni del basso ionio soveratese, in provincia di Catanzaro. Già in passato la Procura di Vibo Valentia aveva compiuto una inchiesta sull'utilizzo di acqua non potabile prelevata dall'invaso Alaco. Quell'inchiesta aveva portato alla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 16 indagati, tra funzionari e amministratori pubblici e dirigenti della Sorical.

    Scoperta anche distrazione fondi. Una distrazioni di fondi, originariamente destinati all'implementazione tecnico-organizzativa dell'Arpacal e dirottati verso un'azienda privata, è stata scoperta nel corso delle indagini sull'utilizzo di acqua non potabile prelevata dall'invaso Alaco ed immessa nella rete idrica pubblica. Nel corso delle indagini dei carabinieri dei Nas di Catanzaro è emerso che la distrazione dei fondi è avvenuta attraverso lo svolgimento di una gara d'appalto della Regione Calabria relativa al 'Sistema di rilevamento quali/quantitativo dei corpi idrici superficiali' per la quale, secondo l'accusa, è stata illecitamente trovata la copertura finanziaria soltanto dopo la sua aggiudicazione.

    Mai fatte analisi su invaso Alaco. Le acque contenute nell'invaso Alaco non sono mai state analizzate per accertare se fossero potabili. E' quanto emerge dall'inchiesta della Procura della Repubblica di Vibo Valentia che ha portato all'emissione di 10 avvisi di garanzia nei confronti di funzionari della Regione Calabria e di tre dirigenti di società private. Stamane i carabinieri del Nas, oltre alla notifica degli avvisi di garanzia, hanno acquisito anche numerosi documenti pressi gli uffici della Regione Calabria. Nel corso delle indagini, attraverso la comparazione di accertamenti chimici sull'acqua e l'acquisizione di documenti, è emerso che l'invaso Alaco non è stato mai classificato. Invece di procedere alla classificazione attraverso analisi delle acque del bacino, erano state analizzate e classificate le acque di due delle numerose fiumare affluenti del bacino idrico artificiale. E' emerso quindi che la classificazione di 'acque potabili previo trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione' dell'invaso, attribuita dalla Regione Calabria, risultava non corrispondente al vero.

    Pm vuole processo per 16. Il sostituto procuratore di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni, ha chiesto il rinvio a giudizio per 16 persone tra sindaci, dirigenti e tecnici della società di gestione del servizio idrico regionale, responsabili di Asp, dirigenti regionali coinvolti nella prima parte dell'inchiesta sulle carenze igienico-strutturali del bacino artificiale dell'Alaco. L'inchiesta, condotta dai carabinieri del Nas di Catanzaro, ha avuto inizio nel maggio del 2012 e vedeva inizialmente indagate un numero maggiore di persone rispetto a quelle per le quali la Procura, diretta da Mario Spagnuolo, ha chiesto il rinvio a giudizio. Sono state stralciate alcune posizioni come ad esempio quella dell'attuale sindaco di Vibo Valentia, Nicola D'Agostino, e del suo predecessore, Franco Sammarco, che escono così dall'inchiesta. Le richieste di rinvio a giudizio riguardano Domenico Criniti, all'epoca dei fatti sindaco di Santa Caterina dello Ionio; Sergio Abramo, ex presidente della Sorical ed attuale sindaco di Catanzaro; Giuseppe Camo, presidente pro tempore del Cda Sorical; Maurizio Del Re, amministratore delegato Sorical; Sergio De Marco, direttore generale tecnico Sorical; Giulio Ricciuto, responsabile del compartimento area centro e degli impianti di potabilizzazione; Ernaldo Antonio Biondi, responsabile per la zona di Vibo; Vincenzo Pisani, addetto al servizio interno analisi di laboratorio e processi di trattamento delle acque; Massimiliano Fortuna; Pietro Lagadari; Domenico Lagadari; Fabio Pisani, responsabile pro tempore dell'ufficio tecnico del Comune di Serra San Bruno; Roberto Camillen, responsabile pro tempore del settore manutentivo del comune di Serra; Francesco Catricalà, dirigente dell'unità operativa igiene, alimenti e nutrizione del distretto dell'Asp di Soverato; Fortunato Carnovale, dirigente dell'unità operativa igiene della nutrizione dell'Asp di Vibo; Rosanna Maida, dirigente del servizio Attività territoriale e prevenzione e promozione della salute del settore Area-Lea. Archiviate invece le posizioni di altri amministratori a capo delle rispettive giunte comunali tra il 2009 ed il 2011: Raffaele Lo Iacono (ex sindaco di Serra San Bruno); Pasquale Fera (ex sindaco di San Nicola da Crissa); Francesco Paolo Bartone (sindaco di Soriano); Giosuele Schinella (sindaco di Arena); Alfonsino Grillo (ex sindaco di Gerocarne), ex consigliere regionale; Paolo Crispo (ex sindaco di Gerocarne); Antonino Mirenzi (ex sindaco di Vazzano); Francesco Andreacchi (ex sindaco di Simbario); Rosamaria Elena Rullo (ex sindaco di Mongiana); Abdon Servello (sindaco di Vallelonga); Cosmo Tassone (sindaco di Brognaturo); Gabriele Corrado (sindaco di Dasà); Saverio Franzè (ex sindaco di Stefanaconi); Giuseppe Barilaro (sindaco di Acquaro); Sergio Cannatelli (sindaco di Sorianello) e Romano Loielo (al momento sospeso dalla carica di sindaco di Nardodipace), Maria Stefania Caracciolo (commissario prefettizio pro tempore del comune di Serra San Bruno). Archiviate anche le posizioni di Francesco Massara (direttore pro-tempore del dipartimento di prevenzione dell'Asp di Vibo); Cesare Pasqua (direttore del dipartimento di prevenzione dell'Asp di Vibo). Mariano Romeo (direttore pro tempore del dipartimento dell'Arpacal di Vibo); Beniamino Mazza (direttore del dipartimento Arpacal di Vibo); Giacomino Brancati (dirigente pro tempore del settore area-Lea del dipartimento tutela salute e politiche sanitarie della Regione); Luigi Rubens Curia (dirigente settore area-Lea Dipartimento tutela salute della Regione) e Silvana Angela Emilia De Filippis (dirigente pro tempore del dipartimento tutela salute della Regione).

    Legambiente: Regione gestisca invasi. "Pensavamo di aver raggiunto il fondo con l'inchiesta "Acqua sporca", evidentemente ci sbagliavamo. Con la nuova indagine della magistratura denominata "Alaco 2", che vede coinvolti sette funzionari della Regione Calabria e tre imprenditori delle società Sogesid di Roma e la Nautilus di Vibo, per avvelenamento colposo di acque, abuso d'ufficio, omissione d'ufficio e falso, rischiamo di non raggiungere mai il fondo di un bubbone ambientale e sanitario dai contorni inimmaginabili". E' quanto scritto in una nota di Legambiente della Calabria. "Quattrocentomila persone, del vibonese e del catanzarese, vittime inconsapevoli - prosegue la nota - di un sistema ben collaudato di funzionari pubblici e imprenditori, per aggirare le leggi e arricchirsi. Si fa fatica a pensare come persone, che magari vivono pure in Calabria, abbiano potuto mettere a punto manovre di questo tipo. È come se avessero avvelenato se stessi avvelenando i figli e la comunità da loro frequentata. Un giro d'affari milionario che affiora dal giro vorticoso dell'acqua. Prima risorsa dell'uomo e, a quanto pare, ultima risorsa della commistione di pubblico e privato per speculare sulla pelle dei cittadini". Il Presidente di Legambiente della Calabria, Francesco Falcone, auspica che "l'indagine condotta dai militari del Nas e diretta dal pubblico ministero Michele Sirgiovanni della Procura di Vibo Valentia, firmatario anche della prima inchiesta appena giunta al rinvio a giudizio di 16 indagati, tra funzionari pubblici e dirigenti Sorical (società di risorse idriche calabresi), giunga al termine. E faccia uscire tutto il letame non solo dall'acqua calabrese ma anche dalle lobby che stanno uccidendo la nostra terra forse più della 'ndrangheta". "La Regione Calabria - conclude - metta mano alla gestione degli invasi ed alla gestione dell'acqua pubblica in maniera efficiente ed efficace, sanando i disastri ambientali a cui la nostra terra continua ad essere oggetto e soggetto da persone di pochi scrupoli pur di arricchirsi ai danni dell'ambiente e della salute dei calabresi".

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