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    Blitz antidroga della Mobile di Reggio Calabria, 20 arresti tra Calabria, Lombardia ed Emilia

     

     

    Blitz antidroga della Mobile di Reggio Calabria, 20 arresti tra Calabria, Lombardia ed Emilia

    10 feb 15 E' in corso dalle prime ore di questa mattina, una vasta operazione antidroga condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Condofuri nei confronti dei componenti di un sodalizio criminale operante nella provincia reggina. L'inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha portato all'emissione di 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari che la Polizia di Stato sta eseguendo in Calabria, Lombardia ed Emilia Romagna. I reati contestati agli arrestati vanno dall'associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, alla vendita, detenzione, trasporto e cessione illecita di sostanze stupefacenti del tipo cocaina ed eroina. È stata fatta luce anche sulle responsabilità legate ad un decesso per overdose. L'operazione trae origine dalle indagini avviate dalla sezione antidroga della squadra mobile e dal Commissariato di Condofuri nel 2009 - con il supporto di presìdi tecnologici, sofisticate intercettazioni ambientali e telefoniche, attività operative di vigilanza ed appostamento - e andate avanti sino al 2011. Alcuni indagati sono accusati del reato di di morte come conseguenza di altro delitto, per aver provocato la morte per overdose di un uomo al quale avevano venduto della droga. Nell'inchiesta viene contestato anche un episodio di estorsione. Per ottenere il pagamento di una cessione di sostanza, è stata minacciata la madre di un tossicodipendente dicendole che il figlio sarebbe stato picchiato se non avesse pagato il debito. Dalle indagini della polizia è emerso un ingente traffico di sostanze stupefacenti, riconducibile ad una associazione con base operativa a Melito Porto Salvo e con una rete di distribuzione estesa dal versante ionico alla città di Reggio Calabria fino a Villa San Giovanni. Per limitare i controlli delle forze dell'ordine, gli spacciatori stabilivano preventivamente con gli acquirenti luoghi d'incontro e i quantitativi delle cessioni. Anche uno squillo di telefono era sufficiente per far capire all'interlocutore cosa fare e dove andare. In caso di variazioni del programma, bastava un messaggio e gli accordi venivano subito rettificati.

    Dallo spaccio ricostruito traffico. A prima vista poteva sembrare un insieme di singoli episodi di spaccio, ma grazie alle loro indagini, gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Condofuri hanno individuato quello che è stato definito un "ingente traffico di sostanze stupefacenti, riconducibile ad un'articolata associazione criminale con base operativa a Melito di Porto Salvo e con rete di distribuzione estesa dal versante ionico alla città di Reggio Calabria fino a Villa San Giovanni". Dall'inchiesta, che stamani ha portato a 23 arresti, è emerso un collaudato e ben funzionante meccanismo di approvvigionamento e cessione di ingenti quantitativi di cocaina ed eroina, anche attraverso l'utilizzo di un linguaggio convenzionale con frasi del tipo, "ci vediamo a cena" "stasera vieni a mangiare da me", proprio per sottendere la fornitura di sostanza stupefacente. Anche gli spacciatori, secondo l'accusa, partecipavano alla struttura criminale, assumendo un ruolo specifico, funzionale alla realizzazione degli scopi della banda. Al vertice dell'organizzazione, secondo gli investigatori della polizia, coordinati dalla Dda reggina, c'erano Rocco Mandalari, 42 anni, già detenuto, Amarildo Canaj (34), albanese, e Leonardo Marino (48), già detenuto. Mandalari e Marino erano stati arrestati nel 2009 perché trovati in possesso di 40 grammi di eroina. Nonostante fosse detenuto, però, Marino, secondo la polizia, continuava ad operare nel settore del narcotraffico attraverso la moglie Caterina Ierardo (36), a casa della quale si ritrovavano gli altri associati. Mandalari e Canaj sono accusati anche di morte come conseguenza di altro delitto, per il decesso per overdose di un tossicodipendente, avvenuta il 25 aprile 2010. Secondo quanto emerso dalle indagini, l'organizzazione si riforniva di droga - anche 50 grammi per volta - da fornitori di Africo e la occultavano in luoghi ritenuti sicuri di Melito Porto Salvo, nei pressi di un supermercato o nel sottopasso ferroviario, per poi prelevarla al momento del bisogno. All'operazione, condotta in Calabria, Lombardia ed Emilia Romagna hanno dato ausilio i Commissariati di di Villa San Giovanni, Gioia Tauro e Siderno, i Reparti prevenzione crimine "Calabria Meridionale" e "Sicilia", le squadre mobili di Milano e Piacenza, con il coordinamento del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato e della Direzione centrale servizi antidroga.

    De Raho "Inquieta la presenza dell'eroina". "Il riapparire dell'eroina inquieta e non perché altri tipi di stupefacenti non siano deleteri per chi li consuma, ma per la potenza distruttiva, del corpo e dell'anima, che ha". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho incontrando i giornalisti per illustrare i risultati dell'operazione condotta dalla polizia che stamani ha eseguito 23 arresti. De Raho ha voluto in primo luogo salutare il questore Guido Longo che nei prossimi giorni andrà a dirigere la Questura di Palermo per "il lavoro comune che ha cementato un rapporto di amicizia via via più stretto". Il procuratore ha quindi ricordato la morte di Mario Negro, "un ragazzo con problemi di tossicodipendenza, ricoverato in un centro di recupero, deceduto subito dopo le sue dimissioni per una dose di eroina cedutagli da Rocco Mandalari e Amarildo Canaj, che devono rispondere del reato di 'morte come conseguenza di altro delitto'". "E' un'operazione - ha detto dal canto suo il questore Longo - che desta giustificato allarme sociale perché stavolta riappare sul 'mercato' reggino degli stupefacenti l'eroina, che è particolarmente deleteria. Molto più della cocaina, l'eroina distrugge la gioventù che così finisce fatalmente nelle mani di gente senza scrupoli come gli 'ndranghetisti. Mi sento finora di escludere che nella fascia ionica reggina sia stata impiantata una raffineria di morfina perché precedenti operazioni di polizia hanno sempre condotto, negli anni '80, a Cosa Nostra, ai Santapaola e ai corleonesi, che raffinavano la morfina per poi rivenderla alla 'ndrangheta. Ma l'allarme rimane comunque alto perché l'interesse della 'ndrangheta della ionica reggina, come dimostra l'operazione 'New Bridge', non è mai venuto meno per l'eroina tanto da rivenderla anche sulla piazza di New York". Per il nuovo dirigente della squadra mobile Francesco Rattà "l'inchiesta ha permesso di ricostruire il linguaggio criptico usato dal gruppo criminale che non utilizzava luoghi fissi per cedere lo stupefacente, ma di volta in volta sceglieva zone urbane o di campagna, comunque sempre nei pressi di Melito Porto Salvo".

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