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    Blitz alla cosca De Stefano, 5 arresti della DDA

     

    Blitz alla cosca De Stefano, 5 arresti della DDA

    22 dic 15 Un'operazione congiunta della Polizia di Stato e dei carabinieri di Reggio Calabria è stata portata a termini per l'esecuzione di cinque fermi di indiziato di delitto emessi dalla Dda reggina nei confronti di altrettanti esponenti della cosca De Stefano della 'ndrangheta. Alle persone fermate, tra cui ci sono alcuni esponenti di spicco del gruppo criminale, viene contestata l'associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata all'attuazione di estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti di Reggio Calabria.

    Aveva imposto il pagamento del pizzo all'impresa Co.Bar, esecutrice dei lavori di ristrutturazione del Museo Archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria, la cosca De Stefano attiva nel centro cittadino, il cui vertice è stato sgominato dall'operazione condotta stamani da Squadra mobile e carabinieri e che ha portato all'esecuzione di cinque fermi. Assieme a Giovanni Maria De Stefano, alias "il Principe", di 39 anni, rampollo dell'omonima famiglia reggina, sono stati fermati Fabio Salvatore Arecchi (38), Francesco Votano, detto "Ciccio" (27), Vincenzo Morabito. detto "Dino", (47) e Arturo Assumma (30) accusati a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione ed intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose. In particolare, le indagini hanno riguardato sia Giovanni Maria De Stefano, in libertà dal 2009, che esercitava il governo territoriale della cosca, sia le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa che hanno fatto luce sulle attività estorsive poste in essere ai danni della Co.Bar spa. De Stefano, secondo quanto emerso dalle indagini, svolgeva il ruolo di capo della cosca e promotore con compiti di direzione, decisione, pianificazione e individuazione delle azioni e delle strategie criminali. E in questo contesto gli esponenti della cosca, in tempi diversi ed esercitando minacce e intimidazioni, avrebbero costretto Vito Matteo Barozzi e la sua società Co.Bar, di cui lo stesso Barozzi detiene il 95% ed è amministratore, a corrispondere ingenti somme di denaro. Nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i particolari dell'operazione, il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, ha sostenuto che "l'inchiesta conferma il ruolo preminente dei De Stefano che riescono a farsi consegnare dalla Co.Bar, in poco meno di due anni, somme per 180 mila euro, senza che il fatto fosse denunciato, imponendo l'assunzione di loro operai di fiducia e le forniture di parti di manufatti, e persino di capannoni ove temporaneamente depositare i reperti archeologici in attesa di essere ricollocati nella sede. La sinergia tra forze di polizia che hanno saputo sapientemente organizzarsi ha consentito di suffragare le testimonianze del collaboratore di giustizia Enrico De Rose, giovane immobiliarista fagocitato dal 'sistema De Stefano' ed il contenuto di numerose intercettazioni ambientali e telefoniche".

    L'operazione "Il Principe" prende il nome dall'appellativo con cui i sodali erano soliti chiamare DE STEFANO Giovanni Maria, il quale, da diversi anni, svolge funzioni di reggente della omonima cosca di 'ndrangheta, segnatamente nel settore delle estorsioni.

    Le indagini hanno consentito di dimostrare come la cosca DE STEFANO agisca con speciale autorevolezza criminale nella zona di centro della città di Reggio Calabria, attraverso l'esercizio dell'intimidazione. Peraltro, recentemente sono stati scarcerati DESTEFANO Orazio cl. 1959 (scarcerato in data 19.09.2014) e DE STEFANO Paolo Rosario cl. 1976 (scarcerato in data 19.08.2015). Entrambi erano stati tratti in arresto dopo lunghi periodi di latitanza, al pari del più grande dei figli del defunto "don Paolo", ovvero il DE STEFANO Carmine cl. 68, che aveva pienamente condiviso col più noto fratello Giuseppe cl. 1969, gran parte delle vicende giudiziarie afferenti il clan mafioso, ereditando unitamente a quest'ultimo, la reggenza e la gestione criminale della cosca.

    Nel periodo antecedente a dette scarcerazioni, un ruolo speciale era ricoperto da DESTEFANO Giovanni Maria, figlio del defunto Giorgio DE STEFANO, quale unico rampollo della storica famiglia che - all'indomani della sua liberazione, avvenuta nel mese di settembre 2009 - l'aveva rappresentata sul territorio, assumendone la reggenza.

    A DE STEFANO Giovanni (unitamente a ZAPPIA Vincenzino, già detenuto poiché arrestato dalla Polizia di Stato, nell'ambito dell'Operazione "Il Padrino", nel mese di dicembre dello scorso anno), viene contestato il ruolo di capo e promotore con compiti di direzione, decisione, pianificazione e individuazione delle azioni e delle strategie del sodalizio criminoso. Nello specifico, egli assumeva le scelte più rilevanti in ordine alle concrete modalità di controllo e gestione delle molteplici attività economiche e degli esercizi commerciali esistenti e/o di nuova apertura nel territorio di Reggio Calabria. Coordinava e pianificava le attività delittuose, anche di natura estorsiva, ai danni di ditte o imprese operanti nel territorio, reinvestendo i proventi illecitamente ottenuti e destinando una parte degli stessi a garanzia di un adeguato sostegno economico dei sodali detenuti e dei loro familiari. Dirimeva le varie problematiche ed i contrasti, interni ed esterni al sodalizio, anche in ordine alla suddivisione tra gli associati degli ingenti ricavi illecitamente prodotti ed accumulati. Cooperava costantemente anche con gli altri soggetti al vertice della medesima articolazione territoriale della 'ndrangheta ai fini della realizzazione del programma criminoso.

    Un ruolo di primo piano è attribuito a SONSOGNO Demetrio (già detenuto, poiché tratto in arresto nell'ambito dell'operazione Tatoo condotta dalla Squadra Mobile nel mese di novembre 2013), quale dirigente organizzatore, con compiti di diretto controllo e gestione delle attività estorsive - poste in essere direttamente e per il tramite di altri sodali - e d'infiltrazione degli interessi patrimoniali della cosca nell'economica lecita, nonché di controllo delle attività economiche avviate e da avviare, anche al fine di garantire il necessario sostegno ai massimi dirigenti della cosca detenuti ed ai loro familiari.

    Nell'ambito della cosca DE STEFANO, ARECCHI Fabio Salvatore e VOTANO Francesco (unitamente, anche con compiti e condotte diverse, ad Enrico DE ROSA) hanno il ruolo di partecipi, con lo stabile compito di fungere da continuativi intermediari tra i sodali e, in particolare, tra DE STEFANO Giovanni e gli altri associati, ricevendo e riportando svariati messaggi funzionali alla migliore operatività della cosca e collaborando fattivamente alle attività economiche intestate fittiziamente ali'ARECCHI, le cui sedi operative divenivano anche punto logistico per lo scambio di messaggi tra i sodali e strumento di riciclaggio delle attività delittuose perpetrate dalla cosca.

    DE STEFANO Giovanni Maria, ZAPPIA Vincenzino, SONSOGNO Demetrio, MORABITO Vincenzo, ASSUMMA Arturo (e DE ROSA Enrico, per cui si procede separatamente) rispondono anche dell'accusa di estorsione aggravata posta in essere ai danni CO.BAR. spa. Che ha eseguito i lavori di ristrutturazione del Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria.

    Invero, costoro, in tempi diversi e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, con minacce e violente intimidazioni, costringevano BAROZZI Vito Matteo e la società CO.BAR spa (di cui il medesimo BAROZZI è il titolare del 95% delle quote sociali ed amministratore) a con-ispondere - tramite il geometra Domenico TREZZA ed in quattro distinte occasioni - somme di denaro di differente importo ed in particolare:

    in una prima occasione, a consegnare a MORABITO Vincenzo, detto Dino, una somma di denaro pari a 15/20,000,00 euro circa (somma successivamente prelevata dal DE ROSA Enrico e dal SONSOGNO);
    in una seconda occasione, a consegnare al SONSOGNO ed al DE ROSA nei pressi di un ingresso laterale del Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria una somma di denaro pari a 45/50,000,00 euro circa; in una terza occasione, a consegnare al DE ROSA Enrico una somma di denaro pari a 50,000,00 euro circa (somma successivamente da quest'ultimo corrisposta al SONSOGNO);
    in una quarta occasione, a consegnare ad ASSUMMA Arturo una somma di denaro pari a 50/60.000,00 euro circa (somma successivamente prelevata dal DE ROSA e corrisposta al SONSOGNO).

    DE STEFANO Giovanni Maria e ARECCHI Fabio Salvatore sono anche indagati per il delitto di intestazione fittizia di beni, perché, in concorso fra loro, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale, DE STEFANO Giovanni attribuiva fittiziamente ad ARECCHI Fabio Salvatore la formale titolarità dell'impresa individuale G.D.C. Distribuzione di ARECCHI Fabio, avente ad oggetto il "commercio all'ingrosso di caffè, zucchero, bevande ed alimenti vari", con unità locale dislocata dapprima a Reggio Calabria in via del Salvatore n. 28/30 ed infine, dal maggio 2013, soltanto in via Vecchia Provinciale n. 101 (luogo ove la predetta impresa ha anche la sede legale).

    Contestuahnente verrà data esecuzione al sequestro preventivo dei beni costituenti il patrimonio aziendale dell'impresa individuale "G. D. e. Distribuzione di ARECCHI Fabio", avente ad oggetto il "commercio al! 'ingrosso di caffè, zucchero, bevande ed alimenti vari", con unità locale dislocata dapprima a Reggio Calabria in via del Salvatore n. 28/30) ed infine dal maggio 2013 in via Vecchia Provinciale n. 101.

    Il quadro complessivo delle risultanze investigative ha consentito di ritenere sussistente il pericolo di fuga in capo a DE STEFANO Giovarmi Maria, MORABITO Vincenzo, ASSUMMA Arturo, VOTANO Francesco e ARECCHI Fabio Salvatore, sicché, nei confronti degli stessi, è stato emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria il provvedimento di fermo di indiziato di delitto eseguito dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato nella mattinata odierna.

     

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