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    Blitz dei CC alle cosche della Piana: 36 arresti tra Reggio, Vibo, Roma e Verbania

     

    Blitz dei CC alle cosche della Piana: 36 arresti tra Reggio, Vibo, Roma e Verbania

    15 dic 15 É stata porata a termine, a partire dalle prime ore di oggi, in provincia di Reggio Calabria ed in quelle di Roma, Verbania e Vibo Valentia una vasta operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio per l'esecuzione di 37 provvedimenti di fermo nei confronti di altrettanti presunti appartenenti alla 'ndrangheta. I provvedimenti sono stati emessi dalla Procura antimafia di Reggio Calabria, che ha anche disposto numerose perquisizioni. L'operazione riguarda la Piana di Gioia Tauro, ed in particolare la zona di Cinquefrondi. Il reato contestato alle persone fermate é l'associazione per delinquere di tipo mafioso, insieme a detenzione e porto di armi da guerra e comuni da sparo, ricettazione, rivelazione ed utilizzazione di segreti d'ufficio, favoreggiamento personale, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, estorsione, furto, spendita e introduzione nello Stato previo concerto di monete falsificate e danneggiamento seguito da incendio: reati tutti aggravati dal metodo mafioso.

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    Gli arrestati

    L’operazione “SAGGIO COMPAGNO” è stata così denominata in quanto trae origine dall’appellativo con cui il principale indagato, Giuseppe LADINI, si rivolgeva al suo più fidato sodale, Leonardo TIGANI . L’indagine è stata avviata nel novembre 2013 dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova, sulla base di alcuni sviluppi dell’operazione “Vittorio Veneto” (conclusa nell’estate dello stesso anno), che già a suo tempo aveva permesso di trarre in arresto in Cinquefrondi 8 persone responsabili di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e violazioni in materia di armi. Tra questi figurava infatti anche IERANÒ Rocco Francesco cl. ‘72, personaggio di indiscussa valenza nell’ambito della ‘ndrangheta cinquefrondese (cui era attribuita la carica del “Vangelo”), che dopo aver inizialmente tentato invano di sottrarsi alla cattura nell’estate 2013, aveva poi intrapreso anche un percorso di collaborazione con la giustizia.
    L’attività investigativa ha quindi consentito di: ricostruire e disarticolare la composizione (anche nella sua evoluzione a seguito della menzionata operazione di p.g.) della “locale” di Cinquefrondi, che storicamente imperversa nell’omonimo centro ed in quello limitrofo di Anoia (RC); riscontrare le attività illecite del sodalizio che, dopo l’arresto di IERANÒ, faceva capo a LADINI Giuseppe cl. ’78, già noto per i suoi precedenti penali e di polizia per associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, ricettazione e riciclaggio.
    Primi riscontri della presente indagine erano già stati, tra marzo ed aprile 2014: l’arresto di complessive 8 persone (BRUZZESE Antonella cl. ’82, moglie di LADINI Giuseppe, BRUZZESE Lorenzo cl. ‘82, PAPALUCA Emanuele cl. ’91, TIGANI Leonardo cl. ‘83, RACO Antonio cl. ’86 e VALERIOTI Antonio cl. ’64), a carico delle quali erano già emersi evidenti responsabilità in merito al traffico di armi: tra questi vi erano infatti anche lo stesso LADINI Giuseppe, che aveva manifestato la propria intenzione di rendersi irreperibile per il sospetto di essere monitorato dalle Forze di Polizia, oltre che CREA Ettore cl. ‘72, personaggio contiguo all’omonima cosca di ‘ndrangheta operante a Rizziconi, che è stato trovato in possesso di un fucile mitragliatore di provenienza illecita acquistato da LADINI Giuseppe; il sequestro di numerose armi e munizioni da guerra e comuni, oltre che di un chilogrammo di cocaina, rinvenuti in un rudere abbandonato prospiciente all’abitazione di LADINI Giuseppe, che quest’ultimo, unitamente ai suoi sodali, utilizzava come deposito per tutto il materiale smerciato nel corso delle sue contrattazione illecite.
    Le articolate attività tecniche compiute prima, durante e dopo i predetti arresti, unite poi agli innumerevoli riscontri eseguiti sul territorio ed agli approfondimenti investigativi del caso, hanno poi permesso di accertare che LADINI Giuseppe, benché sottoposto a detenzione domiciliare anche per reati in materia di criminalità organizzata, avvalendosi innanzitutto della stretta collaborazione morale e materiale di tutto il suo nucleo familiare, ed in particolare della moglie BRUZZESE Antonella e del figlio minore: aveva costituito di fatto e stava consolidando a Cinquefrondi (RC) una nuova articolazione della ‘ndrangheta sotto la sua guida, cui facevano capo gli appartenenti alle preesistenti cosche “LADINI”, “PETULLÀ” e “FORIGLIO”; intratteneva presso la propria abitazione, con evidente disinvoltura e padronanza, tutta una serie di rapporti con numerosi pregiudicati, facenti capo non solo al contesto delinquenziale di Cinquefrondi, ma anche ad altre aree della Province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, dando quindi prova della sua caratura criminale e dell’importanza del sodalizio che faceva capo alla sua persona; nell’ambito di tali rapporti, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo, esercitava un vero e proprio controllo del territorio, sfruttando le risorse economiche della zona mediante il compimento di una serie indeterminata di delitti in materia di armi e stupefacenti, contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale, con riferimento anche al settore degli appalti boschivi.
    A conclusione della predetta attività, alla prime luci dell’alba di oggi, nella Provincia di Reggio Calabria ed in quelle di Roma, Verbania e Vibo Valentia, i Carabinieri del Comando Provinciale CC di Reggio Calabria, con l’ausilio di personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori, hanno quindi dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nell’ambito del quale sono state: tratte in arresto 36 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, porto e detenzione di armi da guerra e comuni da sparo, ricettazione, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, estorsione, furto, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete falsificate, danneggiamento seguito da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso (TRIPODI Costantino cl. ‘45, già capo della locale di Cinquefrondi, IERACE Michele cl. ’58, PETULLÀ Antonio cl. ‘49, NAPOLI Antonio cl. ‘57, NAPOLI Saverio cl. ’64, IANNIZZI Rocco cl. ‘71, ZANGARI Vincenzo cl. ‘73, IERACE Orazio cl. ‘78, IERACE Michele cl. ’91, BRUZZESE Raffaele cl. ‘52, LADINI Domenico cl. ‘55, FONTI Renato cl. ‘64, I. F. cl. ‘68, PRIMERANO Girolamo cl. ‘74, MIGLIACCIO Gaetano cl. ‘77, PORCARO Fabio cl. ‘76, MONTELEONE Maurizio cl. ‘74, PETULLÀ Rocco cl. ‘66, PETULLÀ Angelo cl. ‘89, PETULLÀ Raffaele cl. ‘92, BRUZZESE Maria Polsina cl. ‘93, FORIGLIO Saverio cl. ‘63, FORIGLIO Rocco cl. ‘95, CUTURELLO Salvatore cl. ‘70, GIORGI Attilio cl. ‘84, GIORGI Francesco cl. ‘75, IANNONE Renato cl. ‘70, LAMARI Nicodemo cl. ‘58, LONGORDO Francesco cl. ‘79, NAPOLI Saverio cl. ‘85, PAPALUCA Fabio cl. ‘86, PRONESTÌ Maurizio cl. ‘75, VARACALLI Rocco cl. ‘87, VIGLIANTE Giuseppe cl. ‘86, VOMERA Michele cl. ‘91, ZAITA Pasquale cl. ‘91; deferire ulteriori 41 persone, in stato di libertà o comunque già detenute a seguito delle pregresse risultanze investigative; sono stati sottoposti a sequestro un’impresa di rifornimento carburanti, un ristorante, otto beni immobili, tra terreni e fabbricati, ventuno tra conti correnti e rapporti bancari ed una quota societaria, relativa ad un’azienda di trasporti, riconducibili ad alcuni degli indagati per un valore stimato di oltre cinquecento mila euro; effettuate ulteriori 10 perquisizioni domiciliari nei confronti di altrettanti indagati nel medesimo procedimento. Nella circostanza sono state rinvenute e sottoposte a sequestro 3 pistole, 2 fucili e 218 cartucce di vari calibri.
    Indagato poliziotto. C'é anche un poliziotto tra gli indagati dell'inchiesta, denominata "Saggio compagno", che ha portato all'esecuzione stamattina di 36 provvedimenti di fermo nei confronti di altrettanti presunti affiliati alla 'ndrangheta. Il poliziotto, secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbe rivelato al boss Giuseppe Ladini, capo dell'omonima cosca, arrestato nell'aprile del 2014, che, su disposizione della Dda di Reggio Calabria, era stata collocata una telecamera davanti l'ingresso della sua abitazione".

    Sono tre le cosche di 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro coinvolte nell' operazione, denominata "Saggio compagno", condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria per l'esecuzione di 37 provvedimenti di fermo emessi dalla Procura antimafia reggina. L'operazione, eseguita con l'ausilio dello Squadrone eliportato Cacciatori "Calabria", é scaturita da indagini avviate nel novembre del 2013 anche sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Le cosche coinvolte sono quelle dei Petullà, dei Ladini e dei Foriglio quali articolazioni autonome dell'associazione per delinquere di tipo 'ndranghetistico nota come "locale" di Cinquefrondi, operante nei comuni di Cinquefrondi e Anoia con ramificazioni in tutta la provincia di Reggio Calabria ed in altre province. "L'attività della cosca, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo - secondo quanto riferiscono i carabinieri in una nota stampa - era finalizzata al controllo ed allo sfruttamento delle risorse economiche della zona mediante una serie indeterminata di delitti in materia di armi, esplosivi e munizionamento, contro il patrimonio, la vita e l'incolumità individuale, in materia di commercio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento latitanti, nonché delitti finalizzati ad acquisire direttamente e indirettamente la gestione e il controllo di attività economiche, in particolare nel settore degli appalti boschivi, ed ogni altra attività illecita". Nell'ambito della stessa operazione sono stati sequestrati beni mobili ed immobili ritenuti riconducibili ad alcuni degli indagati per un valore di oltre cinquecentomila euro. L'attività investigativa ha permesso, inoltre, nelle sue varie fasi, di procedere all'arresto di otto persone, al sequestro di oltre un chilogrammo di cocaina ed al ritrovamento di numerose armi da guerra e comuni da sparo.

    Le armi ritrovate

    "L'importanza dell'operazione di oggi, portata a termine dai Carabinieri di Reggio Calabria con 36 provvedimenti di fermo, ha consentito di smantellare diverse cosche che operavano in più province e che controllavano e sfruttavano illecitamente risorse economiche compiendo una serie di delitti contro il patrimonio e l'incolumità personale". Lo dice il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che si è congratulato al telefono con il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, per l'operazione coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. "I nostri Carabinieri hanno svolto un ottimo lavoro e, con impegno e professionalità, hanno conseguito, anche questa volta, un importante risultato. Grazie al lavoro degli uomini della Squadra-Stato, dunque, i cittadini onesti sono sempre più garantiti dalla presenza delle istituzioni sul territorio e ne hanno l'esatta percezione", conclude Alfano.

    Il prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino, ha rivolto un messaggio di "particolare compiacimento e vivo apprezzamento al Comandante provinciale dei carabinieri ed alle donne e agli uomini dell'Arma che, sapientemente diretti dalla locale Direzione distrettuale antimafia e avvalendosi anche delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia - afferma Sammartino - hanno operato con determinazione e professionalità nella disarticolazione delle cosche 'Petullà', 'Ladini' e 'Foriglio' costituenti il 'locale' di Cinquefrondi, attivo in quel comune ed in quello di Anoia, con ramificazioni anche in altre province". "Il risultato giudiziario conseguito, che ha consentito inoltre di fare luce sugli interessi economici del sodalizio e sul controllo e sfruttamento di tutte le risorse del territorio, anche di quelle boschive - aggiunge il Prefetto nel messaggio - contribuisce a rafforzare la fiducia dei cittadini calabresi nelle Istituzioni dello Stato impegnate, in un costante rapporto sinergico, a prevenire, contrastare e reprimere le forme di dominio della 'ndrangheta nel tessuto sociale, civile ed economico della provincia".

    "Grazie agli uomini che hanno concluso l'operazione "Saggio Compagno". E' un giorno importante per la Piana di Gioia Tauro, altra vittoria dello Stato". Così, su Twitter, il Deputato del Pd, componente della Commissione Antimafia, Ernesto Magorno, che si congratula con i Carabinieri per l'operazion "Saggio Compagno".

    "Un plauso ai carabinieri di Reggio Calabria ed alla direzione distrettuale antimafia reggina per la brillante operazione che ha inferto un duro colpo alle cosche 'Petulla'', 'Ladini' e 'Foriglio' di Cinquefrondi, che avevano ramificazioni in tutta Italia". Lo afferma Dorina Bianchi, componente della Commissione parlamentare antimafia commentando l'operazione che ha portato al fermo di 36 persone". "La locale di Cinquefrondi - prosegue Bianchi - non solo faceva affari d'oro con il traffico internazionale di droga, ma controllava attività economiche, in particolare nel settore degli appalti boschivi, soffocando l'intera economia del territorio. Pieno sostegno, dunque, e grande fiducia nell'operato dei magistrati che svolgono il proprio impegno per la lotta alla ndrangheta che impedisce il mancato decollo e sviluppo del nostro tessuto socio economico. Occorre proseguire con determinazione in questa direzione contrastando, con ogni mezzo, la presenza criminale".

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