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    Il 19 maggio sciopero di medici e pediatri, studi chiusi

     

     

    Il 19 maggio sciopero di medici e pediatri, studi chiusi

    29 apr 15 Studi chiusi, visite annullate ed inevitabili disagi per i cittadini. Mercoledì 19 maggio i medici di famiglia ed i pediatri 'incroceranno le braccia' per lo sciopero proclamato per l'intera giornata per protestare contro il mancato rinnovo della convenzione per la categoria ed anche contro ''l'atteggiamento delle Regioni, che - afferma il segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Giacomo Milillo - vogliono in pratica distruggere il Servizio sanitario nazionale''. Ad essere garantite, spiega Milillo, ''saranno solo le visite domiciliari urgenti, l'assistenza programmata a pazienti terminali, le prestazioni di assistenza domiciliare integrata''. La protesta si è allargata con l'adesione allo sciopero, di oggi, della Confederazione Italiana pediatri (Cipe), che chiede di riavviare le trattative per il rinnovo dell'Accordo Collettivo Nazionale per la Pediatria di Famiglia mentre la Conferenza delle Regioni ''ha disconosciuto il documento, dimostrandosi sorda alle richieste dei Pediatri che, pur consapevoli delle difficoltà economiche incombenti in tutti i settori del mondo del lavoro, si erano dimostrati disponibili ad affrontare un rinnovo di tipo normativo, senza alterazioni di costi per la Parte Pubblica''. E quattro ore di sciopero sono state proclamate anche dai medici di continuità assistenziale (guardia medica), emergenza sanitaria, servizi territoriali e medicina penitenziaria. Complessivamente, ''sono 60mila i medici di base e di guardia medica e 6mila i pediatri; ci attendiamo una riposta ampia'', afferma Milillo. Sotto accusa è quindi la Conferenza delle Regioni, per lo stallo del rinnovo della convenzione con le trattative bloccate da 6 mesi. La convenzione, spiega Milillo, ''è l'accordo siglato tra sindacati e Conferenza delle Regioni e regola appunto l'attività e l'organizzazione del lavoro dei medici di famiglia. E' un accordo triennale, ma in realtà è scaduta dal 2011''. Il fatto, chiarisce il leader del sindacato medico, ''è che le Regioni vogliono una figura di medico meno indipendente e più legato alle asl, mentre noi chiediamo di mantenere la nostra autonomia in nome del rapporto di fiducia con i pazienti. Si parte cioè dall'idea sbagliata che attraverso una struttura più gerarchizzata si possano contenere i costi''. La convenzione, precisa, ''non riguarderà invece la parte economica: non ci sono cioè adeguamenti economici o risorse aggiuntive, ma solo una rimodulazione delle risorse esistenti''. Insomma, quello in atto è un vero braccio di ferro tra medici e Regioni, con una dura presa di posizione da parte del leader della Fimmg: ''Il nostro appello al governo è di cancellare il titolo V perchè, con l'autonomia gestionale - denuncia - le Regioni stanno in pratica cancellando il Servizio sanitario nazionale, con l'effetto devastante di spingere sempre di più i cittadini al ricorso ad assicurazioni private per garantirsi servizi e prestazioni sanitarie''. Ed i disagi potrebbero ripetersi: il sindacato medico si dice infatti pronto a proclamare altre giornate di sciopero fino a quando non ci sarà ''un'adeguata risposta da parte della Conferenza delle Regioni''.

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